Lettere in redazione
Zapatero sconfitto per il suo radicalismo
Credo di conoscere abbastanza bene la realtà spagnola e penso di non sbagliarmi se dico che la clamorosa caduta di Zapatero e del suo partito non è solo dovuta alla crisi economica, ma anche a leggi ideologiche e radicali non gradite alla maggioranza degli spagnoli. Si pensi all’abolizione delle parole «marito» e «moglie» dalle certificazioni ufficiali e sostituite da «coniuge a e b» per rispetto alle coppie gay, come pure alla eccessiva liberalizzazione dell’aborto che permette alle minorenni di interrompere la gravidanza all’insaputa dei genitori. E che dire dei corsi ideologici «educazione alla cittadinanza» resi obbligatori in tutte le scuole? Zapatero credeva di modernizzare la Spagna distruggendo i valori basilari; in cima al suo programma c’era una lotta spietata alla Chiesa, ma alla fine il popolo gli si è rivoltato contro. Non poteva essere diversamente.
La secca sconfitta del Partito socialista spagnolo (al minimo storico con il 28,6%) ha tante cause. Ma la principale è la grave crisi economica. Il tasso di disoccupazione è al 22,5% (con punte del 44% tra i giovani), e lo spread (il differenziale con i bund tedeschi) ha raggiunto i 500 punti. In otto anni Zapatero ha assistito inerme al progressivo dissolvimento di quel piccolo miracolo economico che aveva ereditato da Aznar, continuando a negare l’evidenza. Per questo il vincitore delle elezioni, il popolare Mariano Rajoy, nel suo primo messaggio ha indicato come priorità la crescita economica e l’occupazione. «Abbiamo davanti a noi un compito immenso», ha affermato, chiedendo uno «sforzo solidale» al Paese e ammettendo che «non ci saranno miracoli».
L’emorragia di voti per il successore di Zapatero (si sono dimezzati rispetto al 2008) nasce principalmente da qui. Poi, certo, il voto sancisce anche la sconfitta del radicalismo ideologico di Zapatero e la Chiesa guarda al nuovo governo con la speranza di un’inversione di rotta anche su tanti temi della vita civile. Per Ignacio Arsuaga, presidente di HazteOir.org, piattaforma che difende i diritti e i valori come la vita, quelli appena trascorsi «sono stati otto anni di integralismo progressista-laicista. Otto anni sinistri nei quali abbiamo vissuto attacchi rivolti a distruggere la nostra società. Imposizioni, proibizioni, manipolazione, indottrinamento sono state le note caratteristiche delle ultime due legislature». E prosegue: «I cittadini che hanno osato alzare la voce contro i postulati totalitari delle ultime due legislature sono stati disprezzati, insultati e attaccati in modo radicale. Hanno manipolato le nostre ragioni e disprezzato le nostre credenze». Di fronte a questi attacchi, evidenzia il presidente di HazteOir.org, «è rinata una società che ha compreso l’importanza di agire nella sfera pubblica, di far sentire la propria voce».
Claudio Turrini