Cultura & Società

Zaino in spalla: Cammini in Toscana e non solo

Dalla Via Francigena alla Romea e alla Lauretana. Dal Cammino di Dante alla Via degli dei, dalla Vandelli a quella di san Francesco, il piacere del viaggio a piedi è tale che quasi tutti coloro che decidono di cimentarsi anche solo con qualche tappa vengono contagiati dal desiderio di camminare ancora

È in buona parte merito di don Elías Valiña Sampedro, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso parroco di O Cebreiro, celebre tappa di accesso alla Galizia sul Cammino di Santiago, se i camminatori hanno potuto scendere dalle montagne sulle quali si erano rifugiati da parecchi decenni e ricominciare a viaggiare a piedi, attitudine propria delle donne e degli uomini, che fin dall’origine dei tempi sono nomadi e solo da pochi millenni si sono adattati a vivere e abitare nelle città.

Il piacere del viaggio a piedi, con sulle spalle uno zaino leggero quanto possibile che però contiene tutto il necessario, è tale che quasi tutti coloro che decidono di cimentarsi anche solo con qualche tappa di uno dei cammini più famosi vengono contagiati dal desiderio di camminare ancora. Chi ha la fortuna di potersi concedere un vero e proprio viaggio, lungo centinaia di chilometri, con intere settimane di cammino, centinaia di incontri con le persone più diverse e decine di sedute di lavaggio di biancheria difficilmente sfugge all’esigenza di camminare ancora, provando sempre la nostalgia di quella meravigliosa prima volta.

Era logico dunque che nascessero dappertutto itinerari e occasioni di cammino, di turismo leggero, come si è cominciato a dire per differenziare il viaggio tranquillo di fondovalle dalle esperienze di trekking e alpinismo a ogni livello. Per nascere, un cammino non ha bisogno di molto più della passione di qualcuno che lo metta alla prova, distribuisca una buona segnalazione lungo il percorso, si riprometta di effettuarne la manutenzione in inizio stagione e ne scriva una guida il più accurata possibile, ma anche coincisa e leggera, dato che dovrà viaggiare sulle spalle dei pellegrini.

Dappertutto si può camminare, ma se si attraversano luoghi che hanno un’anima e ci si dirige verso una meta prestigiosa ogni passo è più leggero e il senso del viaggiare si fa più concreto. Non che chi cammina abbia bisogno d’altro che di una meta giornaliera e della possibilità di immergersi nel contesto che attraversa, calandocisi dentro fino a non aver più voglia di scattare fotografie, se non le pochissime da mandare a casa ogni sera. Però essere in un bel posto e andare in un luogo che valga la fatica spesa a raggiungerlo aiuta.

La Toscana è terra d’elezione per la bellezza dei luoghi, del clima e delle architetture; le sue colline sono perfette per rendere l’andare mosso senza che risulti troppo faticoso, la cura dei campi rallegra l’andare e le costruzioni, dalle case contadine alle cattedrali delle città d’arte, sono testimonianza di un diffuso e preciso senso estetico, radicato in una stagione di primato mondiale.

La Toscana è anche la porta del Lazio e quindi di Roma. Se tutte le strade portano a Roma quelle dei pellegrini vi si dirigono in modo particolare, soprattutto negli anni giubilari, come quello che si avvicina. Raggiungere a piedi, magari dopo qualche settimana di cammino, la meta del pellegrinaggio dà un forte senso di gratificazione.

Il tradizionale arrivo a Roma dei pellegrini, e persino di Carlo Magno quando vi si recò per farsi incoronare, è attraverso la via Cassia, che raggiunge la capitale provenendo da Siena e prima da Firenze, raggiunta dal passo della Futa. L’attuale tracciato della Via Francigena fa riferimento all’itinerario percorso dal vescovo Sigerico per tornare a Canterbury nel 990 ed è quindi precedente alla stagione della grande Firenze, che con la sua forza d’attrazione artistica e commerciale impose al traffico di merci e pellegrini il ritorno alla Cassia romana. La Via Francigena entra oggi in Toscana dal passo della Cisa verso Pontremoli, Aulla e poi Lucca, da lì taglia la valle dell’Arno per trovare la Cassia a San Gimignano e proseguire per Monteriggioni e poi Siena, dove la via dei pellegrini passa davanti al Duomo, con una piccola deviazione rispetto alla Cassia Nuova. Proseguendo verso sud la via Francigena supera il passo di Radicofani, famoso per Ghino di Tacco e per la memoria della Mille Miglia ed entra nel Lazio ad Acquapendente.

Chi proviene dalla Germania attraverso il Brennero anziché il passo del Sempione, oppure arriva dall’est, da quello di Tarvisio, ha davanti a sé un fascio viario diverso, rappresentato dalla Romea Germanica nel primo caso e dalla Romea Strata nel secondo, che lo porta in Romagna e gli fa attraversare l’Appennino tra Bagno di Romagna e La Verna per raggiungere Arezzo in altre due tappe. Da lì il percorso prosegue per Orvieto e Montefiascone, dove si ricongiunge con la via Francigena.

Concorrente diretta delle vie Francigena e Germanica è la Via degli Dei, recente creazione lunga 130 chilometri che collega Bologna a Firenze, percorribile a piedi in almeno cinque giorni o in bicicletta in due o tre. Il percorso è piuttosto impegnativo, ma ben servito come assistenza e come servizi, tra i quali il trasporto degli zaini.

Ma i cammini in Toscana sono numerosi, alcuni con vere radici storiche e di grande interesse estetico e culturale. Dato però che alcuni sono tracciati minori e non molto frequentati è opportuno, soprattutto per i camminatori principianti, accertarsi di quali problemi si rischia di incontrare: dalle asperità del sentiero alle difficoltà di trovare da mangiare e da dormire. Se i luoghi sono isolati è opportuna prenotare.

La Via Vandelli, lunga 170 chilometri e percorribile in sette giorni, va da Modena e Sassuolo a Massa. Si tratta di un reperto storico, dato che la sua esistenza era legata all’organizzazione territoriale degli stati italiani nel Settecento; la strada serviva infatti a Francesco III d’Este per collegare i suoi territori dell’entroterra emiliano con quelli affacciati sul Tirreno, in modo da evitare di pagare balzelli e dogane per esportare le derrate che produceva.

Esiste un percorso per un coast to coast, dall’Adriatico al Tirreno, consigliato ai ciclisti. La Via di San Francesco è composta da due tronconi che partono uno da La Verna e l’altro da Roma per incontrarsi ad Assisi. C’è un Cammino di Dante, che collega il suo luogo di nascita, Firenze, con quello dov’è sepolto, Ravenna, prevedendo due itinerari possibili che possono essere percorsi in sequenza come andata e ritorno. Il Sentiero dei ducati traccia un possibile attraversamento dell’Appennino da Reggio Emilia a Sarzana attraverso Canossa e Borsano.

La Via Lauretana Toscana è lunga 115 chilometri e va da Siena a Cortona, mentre il Cammino di San Bartolomeo collega in 5 tappe Fiumalbo a Pistoia.

Da non dimenticare il Cammino di San Jacopo, che da Firenze conduce a Lucca e poi prosegue per Pisa e Livorno: ha come fulcro la città di Pistoia, devota al santo di cui conserva una reliquia in Cattedrale e meta per questo di pellegrinaggi nel passato. Punto di arrivo, a Livorno, sulla riva del mare, è la chiesa di San Jacopo in Acquaviva, ideale «Finisterrae» di questo fratello minore del più celebre cammino di Compostella

Esiste anche una guida, scritta da Vincenzo Moscati e Milena Romano, per Terre di Mezzo (176 pagine, 19 euro), intitolata Toscana a piedi. Una vasta offerta tra vie storiche, natura e città d’arte, con un ventaglio di possibilità che vanno dal Valdarno, al Chianti, alla Val d’Orcia, Pitigliano, Sorano e Sovana, e alla Maremma. È previsto persino un tuffo nel mare dell’Elba. Ovviamente vi sono comprese le città d’arte come Firenze, Lucca, Pisa, Siena, Arezzo.

Ce n’è per tutti; e infatti in tantissimi camminano in Toscana.