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Yemen: Amnesty International, crimini di guerra nel sud del paese, 1.916 vittime civili

In un nuovo rapporto sullo Yemen diffuso oggi, Amnesty International ha accusato le forze della coalizione a guida saudita e i gruppi armati favorevoli e contrari agli houti di aver ucciso centinaia di civili, tra cui decine di bambini, in azioni militari a Ta’iz e Aden equivalenti a crimini di guerra. 

Il rapporto, intitolato «Nessun luogo è sicuro per i civili: attacchi dal cielo e da terra nello Yemen», mette in evidenza le conseguenze dei bombardamenti della coalizione a guida saudita contro zone residenziali densamente abitate e degli attacchi da terra. «Nel sud dello Yemen – dichiara Donatella Rovera, alta consulente per le crisi di Amnesty – i civili sono finiti intrappolati lungo la linea del fuoco tra i gruppi pro-houti e anti-houti» che «hanno mostrato il loro spietato e brutale disprezzo nei confronti dei civili». Un abitante di Mokha ha descritto le conseguenze dell’attacco del 24 luglio contro le abitazioni degli operai di una centrale elettrica: «Corpi e teste» ovunque, «tra fiamme e cenere», una scena che l’uomo ha paragonato al «giorno del giudizio». Un altro abitante ha raccontato ad Amnesty International di non riuscire a togliersi dalla mente di aver camminato tra «pozze di sangue e arti spezzati» di oltre 20 vittime.

Un altro attacco, il 9 luglio, ha ucciso 10 membri di una famiglia, tra cui 4 bambini, che avevano cercato riparo in una scuola. «Eravamo venuti qui per fuggire dalla guerra, non avevamo altro posto dove andare», ha raccontato il padre di tre ragazze uccise. Un ulteriore attacco illegale, il 7 luglio, ha ucciso 11 persone che pregavano nella moschea di Waht, sempre nella zona nord di Aden. Il giorno prima, era stato colpito un mercato di bestiame. Un sopravvissuto è stato raggiunto da una scheggia all’addome e ha riportato danni agli organi interni. Un altro ha raccontato di «brandelli di corpi umani e di animali mescolati, una visione terribile». Secondo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al 4 agosto il conflitto aveva causato almeno 1.916 vittime civili.

«Se la comunità internazionale non indagherà e porterà in giudizio» i responsabili, «uccisioni e ferimenti dei civili saranno destinati a proseguire» avverte Rovera. L’80 per cento degli abitanti è bisognoso di assistenza. I servizi essenziali, tra cui acqua potabile ed elettricità, subiscono interruzioni e il prezzo del cibo è salito alle stelle. I danni a ponti, aeroporti e porti stanno fortemente limitando la consegna degli aiuti umanitari. L’accesso alle cure mediche è a sua volta penalizzato dalla chiusura degli ambulatori.