Vita Chiesa

WOJTYLA: MONS. MARINI, PENSÒ DAVVERO ALLE DIMISSIONI

(ASCA) – Giovanni Paolo II pensò alle dimissioni. è l’ipotesi contenuta nel libro: “Io sono un papa amabile. Giovanni Paolo II” di Bruno Cescon a colloquio con mons. Piero Marini, per 18 anni maestro delle celebrazioni di Karol Wojtyla. “Ci trovavamo in visita pastorale a Latina nel 1997. Eravamo a tavola col Santo Padre – racconta mons. Marini -. I commensali più vicini al Pontefice erano Mons. Luigi Poggi, Nunzio apostolico in Italia, Mons. Dino Monduzzi, Prefetto della Casa Pontificia, Mons. Stanislao, segretario particolare del Papa, e il vescovo di Latina, Mons. Domenico Pecile (originario di Udine). Conversavano per così dire in libertà con il Santo Padre. Ad un certo punto il discorso approdò sull’argomento delle dimissioni di un vescovo. Mons. Pecile notò che un vescovo amico era arrivato alla fine del suo mandato, avendo superato la fatidica soglia dei 75 anni. E il Papa, rimasto in silenzio fino ad allora, commentò: ‘Anche noi siamo arrivati ai 75 anni. Dobbiamo pensare bene a questo traguardo’. Seguì un’ampia discussione sulla quale il Papa non intervenne più. Mi ricordo che Mons. Stanislao in seguito ha posto il quesito anche a me, probabilmente a nome del Papa. Infatti, mi convocò negli appartamenti pontifici ed esplicitamente mi chiese che cosa pensavo delle possibili dimissioni del Santo Padre. Gli proposi queste argomentazioni”. Il libro verrà presentato domani pomeriggio a Pordenone. Mons. Marini racconta anche la verità sulla controversa apparizione di Giovanni Paolo II sul balcone di Palazzo Moneda, con Pinochet. “Siamo andati nel palazzo della Moneda per essere ricevuti da Pinochet. E lì hanno teso un tranello al Papa. Il Sostituto della Segreteria di Stato, Edoardo Martinez Somalo, era davvero arrabbiato. Ecco che cosa è veramente accaduto. Mentre il Papa si incamminava nei corridoi del palazzo per incontrare Pinochet, il responsabile cileno del protocollo continuava a insistere: ‘Venga, venga Santità’, finché l’ha condotto al balcone. Giovanni Paolo II si è trovato nel balcone assieme a Pinochet senza volerlo e senza saperlo. Non era assolutamente previsto e il Papa non voleva farlo. Uscire sul balcone per salutare la gente, volutamente fatta affluire in piazza, era una mossa architettata dal regime. Il Papa abilmente se la cavò anche allora”. L’ex maestro delle cerimonie spiega anche che cosa veramente pensava Giovanni Paolo II di mons. Romero. “Contro il parere di nunzi e vescovi volle l’introduzione del vescovo Romero nella celebrazione dei martiri dell’anno santo del 2000. Con il Papa presente si discusse sui martiri dell’America Latina e se il vescovo Romero doveva essere o non essere annoverato tra questi. Per spiegare meglio le titubanze e le perplessità voglio ricordare quello che era successo durante una visita apostolica intorno al caso Romero nella nunziatura del Guatemala presente il Santo Padre. Durante la colazione – così mi è stato testimoniato, in quanto non ero presente – un prelato continuava a porre in luce degli aspetti negativi sulla figura di Romero fino a ritenerlo ostaggio e persino strumento delle sinistre. Ad un certo punto il Papa, per la verità un po’ seccato, sbottò: ‘Ma è vero o non è vero che Romero è morto assassinato durante la messa?’“.