Vita Chiesa
Wojtyla e la famiglia. Intervista al card. Antonelli
“Giovanni Paolo II, il Papa della nuova evangelizzazione, ha cercato di promuovere la famiglia come soggetto in missione nella Chiesa e nella società”. Così il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, sintetizza al SIR il rapporto tra Giovanni Paolo II e la famiglia, alla vigilia della beatificazione del Papa polacco, in programma il 1° maggio.
Nel pontificato di Karol Wojtyla, quale ruolo gioca la famiglia all’interno del processo di evangelizzazione?
“Giovanni Paolo II, il papa dei continui viaggi apostolici nelle parrocchie di Roma, nelle diocesi d’Italia, nei diversi Paesi del mondo, ha insegnato che la missione evangelizzatrice è essenziale e costitutiva della Chiesa e riguarda tutti i cristiani e tutte le comunità. Ha cercato di risvegliare in tutti questa coscienza, questa responsabilità e passione. Nella dinamica missionaria della Chiesa Giovanni Paolo II assegna alla famiglia un ruolo di primissimo piano: ‘Tra le vie della missione la famiglia è la prima e la più importante, su di essa la Chiesa conta, chiamandola ad essere un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato’. Sia la Chiesa che la famiglia evangelizzano, cioè trasmettono e manifestano nel mondo la presenza e l’amore di Cristo Salvatore, nella misura in cui vivono la fede e l’amore reciproco, la comunione con il Signore e tra noi. Perciò la Chiesa è chiamata ad essere sempre più grande famiglia e la famiglia cristiana è chiamata ad essere sempre più piccola Chiesa. Allora l’evangelizzazione avverrà per irradiazione più ancora che per iniziative specifiche”.
In che senso, per Giovanni Paolo II, la famiglia è “piccola Chiesa”?
“Per Giovanni Paolo II la famiglia ‘piccola Chiesa’ non è un modo di dire, una metafora, per suggerire una vaga somiglianza. Si tratta invece di un’attuazione della Chiesa, specifica e reale, in quanto ambedue ricevono l’amore di Cristo e lo trasmettono, e perciò ambedue sono comunità salvata e salvante. L’essere in Cristo ‘comunità di vita e di amore’, come si legge nella Familiaris Consortio, si ripercuote nei diversi aspetti della missione della famiglia: aiuto reciproco tra le persone, procreazione generosa e responsabile, educazione dei figli, contributo alla coesione e allo sviluppo della società, impegno civile, impegno di apostolato e partecipazione alle attività ecclesiali, servizio caritativo”.
E nella società?
“La fecondità della coppia coniugale si esprime nella procreazione, cura ed educazione dei figli; ma, al di là dei figli e insieme a loro, dà incremento alla società e alla Chiesa. Sempre nella Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II scrive: ‘Dalla famiglia nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l’anima della vita e dello sviluppo della società’. La famiglia genera le persone; produce i beni relazionali primari che plasmano l’identità personale, come l’essere padre o madre, figlio o figlia, fratello o sorella; alimenta le virtù indispensabili per la coesione e lo sviluppo della società, come la gratuità, la reciprocità, la fiducia, la solidarietà, la responsabilità, la capacità di sacrificio, la laboriosità, la cooperazione, la progettualità, la sobrietà, la propensione al risparmio, il rispetto dell’ambiente. Chi ha fatto esperienza di relazioni virtuose in famiglia di solito è più attento al bene comune della società, più preparato a percepire il lavoro come dotato di senso umano e religioso e a compierlo con più gusto e gratificazione”.
In che modo Giovanni Paolo II ha contribuito a cambiare il “volto” delle famiglie cristiane?
“Molte famiglie di solida spiritualità cristiana hanno oggi anche una viva coscienza missionaria: evangelizzano nella propria casa con la preghiera comune, il dialogo, l’edificazione scambievole, l’amore reciproco. Evangelizzano nel loro ambiente mediante le relazioni con i vicini, i partenti, gli amici, i colleghi di lavoro, la scuola, i compagni di sport e di divertimento. Evangelizzano nella parrocchia mediante la fedele partecipazione alla messa domenicale, la collaborazione sistematica al cammino catechistico dei figli, l’inserimento nelle attività formative, caritative, ricreative, la partecipazione a incontri di famiglie, a gruppi, piccole comunità, movimenti e associazioni, l’animazione di itinerari di educazione dei giovani all’amore e di preparazione dei fidanzati al matrimonio, la vicinanza alle famiglie in difficoltà”.
Quali i passi ulteriori da compiere?
“Per avere famiglie soggetto di evangelizzazione e di umanizzazione, la prima cosa necessaria è la spiritualità, cioè la vita animata dallo Spirito Santo, la vita vissuta come rapporto personale e consapevole con Cristo in atteggiamento di conversione permanente, sostenuto dall’ascolto della Parola e dall’Eucaristia. Per avere famiglie di solida spiritualità, bisogna prendere a cuore una seria preparazione al matrimonio, offrendo opportunità differenziate: non solo corsi brevi, ma anche itinerari prolungati per le coppie più disponibili. Giovanni Paolo II raccomanda caldamente anche l’accompagnamento pastorale delle coppie dopo il matrimonio mediante incontri e iniziative specifiche di preghiera e di formazione: questa indicazione deve entrare sempre più nella pastorale ordinaria delle comunità ecclesiali. Il Papa, infine, ha ripetutamente incoraggiato l’adesione delle famiglie sia alle associazioni ecclesiali di apostolato, sia a quelle di impegno civile coerente con la dottrina della Chiesa”.