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WELFARE: LE PERPLESSITÀ DEL FORUM TERZO SETTORE SUL LIBRO BIANCO

Due priorità condivise – “la gestione della transizione democratica e la necessità di una politica di sostegno alle famiglie – ma anche molte “perplessità e carenze” sono state espresse oggi dal Forum permanente del terzo settore a proposito del Libro bianco sul welfare, in occasione del primo confronto su questi temi. Tra le perplessità il Forum lamenta “la mancanza di una visione complessiva sulle problematiche del welfare, e di contenuti e proposte solo dichiarati e non tradotti in azioni concrete di governo”. L’impianto del Libro bianco, osserva, “sembra essere costruito solo su due soggetti – famiglia e privato – trascurando l’articolazione indubbiamente più ricca dei soggetti di società civile presenti sul territorio, in primis il mondo del non profit e gli enti locali”. Tra i vari aspetti critici segnalati, la mancanza di “una chiara politica di contrasto delle povertà e dei rischi di povertà di fasce sempre più ampie di popolazione”, la necessità di chiarire il ruolo dello Stato e degli Enti locali nella gestione delle reti di servizi sul territorio, “l’assenza di un progetto per l’enorme questione della non autosufficienza e la mancanza di riferimento anche alle attuali leggi che riguardano la disabilità”, che di recente hanno subìto anche dei tagli drastici, la “contraddizione” nelle politiche fiscali. Il Forum, pur rilevando l’importanza “incontestabile” della famiglia, ritiene “più appropriato assumere anche la dimensione della persona, ovviamente inserita e in continua relazione con la comunità”. E, se è “importante sostenere la natalità – sottolinea – l’obiettivo andrebbe contestualizzato socialmente e non visto come fatto quasi solo antropologico: non si può non parlare di raccordo tra tempi di vita e di lavoro, delle insicurezze legate alla precarizzazione del lavoro, degli eccessivi carichi di cura che pesano sulle ‘generazioni sandwiches’ dei 40/50 enni contemporaneamente genitori, figli e qualche volta anche nonni”. A questo proposito si giudicano insufficienti gli strumenti monetari di sostegno al lavoro di cura svolto dalle famiglie, perché sono “certamente utili”, ma “rischiano di perdere gran parte della loro validità se non inseriti all’interno di una efficace ed efficiente rete di servizi”. Sir