Cultura & Società
WeChat, il social più potente del mondo di cui non avete mai sentito parlare
Il social più potente del mondo di cui non avete mai sentito parlare si chiama «Wechat» ed è usato regolarmente ogni giorno da quasi 800 milioni di persone in tutto il mondo. Svolge quasi ogni funzione conosciuta nel campo delle relazioni umane ed è semplicissimo da usare.
Con «Wechat» puoi pagare il drink all’ora dell’aperitivo, scambiare contatti durante incontri casuali, prendere l’autobus o un taxi senza avere paura di perderti, organizzare il lavoro dei tuoi dipendenti e, contemporaneamente, curare l’allestimento dei fiori per il matrimonio di tua figlia. Se sei fuori forma, poi metterti in contatto con il tuo personal trainer che è dall’altra parte del mondo e, insieme con un gruppo di sconosciuti che in comune con te hanno solo l’età e il peso da smaltire, puoi condividere diete ed esercizi.
Si tratta di un’applicazione molto potente che, secondo gli esperti, oltre alle funzioni più avanzate di messaggistica (come Whatsapp o Telegram o lo stesso Messenger) mette insieme i servizi di altre app come PayPal, Facebook, Uber, Amazon, Expedia, Spotify, solo per citare le più importanti. Con «Wechat», però, potete fare anche molte altre cose. Scegliere il medico di fiducia del sistema sanitario, chiedere ricette mediche e prenotare visite specialistiche. Potete collaborare con la polizia segnalando reati o incidenti. Non vi basta? Ecco, allora potete trovare una camera in affitto per una sola notte, fare investimenti in borsa, pagare le tasse, mandare soldi ai figli in vacanza, trovare parcheggio e fare donazioni di beneficenza.
Se non avete mai sentito parlare di «Wechat», però, non dovete preoccuparvi, è normale. L’applicazione è disponibile in varie lingue, compreso l’italiano, ma è nata in Cina e sono i cinesi ad averne decretato il successo.
«Wechat» è l’app per smartphone più popolare in Cina. Il suo inventore, Zhang Xiaolong, è ormai un personaggio di culto per le centinaia di milioni di cinesi che usano «Wechat» in ogni momento della giornata. Il 90 per cento dei cinesi che utilizzano internet sono connessi con un telefono e passano un terzo del loro tempo online su «Wechat». Oggi è diventato impossibile vivere in Cina o in una comunità cinese senza «Wechat». Se vuoi intrattenere relazioni sociali o di affari senza questa applicazione, i cinesi ti guardano come se andassi in giro senza vestiti. Mark Zuckeberg è molto geloso del successo di Zhang Xiaolong e pensa all’applicazione cinese come alla realizzazione di un sogno. Può essere interessante per noi occidentali, ancora alle prese con Facebook o simili, gettare uno sguardo a come diventerebbe il nostro mondo se «Wechat» fosse così diffusa e popolare anche da noi. Lo ha fatto una giornalista di «Bloomberg», la principale testata economica internazionale. Dopo un soggiorno a Pechino, ha scaricato sul proprio smartphone «Wechat» e la sua vita è improvvisamente diventata diversa da quella di tutti i suoi colleghi di Londra o New York.
«Sembra niente di speciale, quando la apri la prima volta», ha scritto in una lunga corrispondenza Dune Lawrence di «Bloomberg». «Un lungo flusso di chat, apparentemente non c’è altro, ma se scorri verso il fondo, un piccolo menu di navigazione ti apre le porte di un altro mondo». Ad ogni utente viene assegnato un codice QR (quel simbolo quadrato pieno di punti neri o bianchi). La scansione del codice ha sostituito la stretta di mano e i biglietti da visita sono finiti nel museo. «Il termine cinese per questo rituale, sao yi sao, diventa rapidamente familiare – ha scritto la Lawrence -. Tutti (e quasi tutto) su Wechat ha un codice QR, e la sao yi sao-azione con il telefono è costante in ogni momento della giornata e stranamente soddisfacente». Secondo la corrispondente di «Bloomberg», «Wechat ha trasformato Pechino in un posto molto diverso dalla città che ho vissuto dal 2006 al 2009. Ci sono meno attese e meno file, ovunque. Durante il mio primo periodo a Pechino dovevo pagare tutto in contanti. Adesso basta il telefono e le carte di credito non servono più a nulla».