Associazioni e movimenti
Volontariato, un sorriso che ripaga dei sacrifici
La storia e la testimonianza di due giovani che hanno scelto di dedicare il loro tempo al prossimo. Maria Valtriani, 24 anni, di Pisa impegnata con la Caritas. Vittoria Ribes, 21 anni, ha deciso di mettersi al servizio della Misericordia di San Giovanni Valdarno
Non avrebbe mai pensato di fare servizio alla Caritas Maria Valtriani, giovane di 24 anni, impegnata nella città di Pisa in un’agenzia di pubblicità e marketing. Eppure un evento fortuito ha cambiato il corso degli eventi. «È stata una storia particolare» dice. «Avevo in casa delle eccedenze alimentari: tutto cibo chiuso, sigillato e in buono stato. Sapevo però che non lo avrei consumato tutto». Informandosi per trovare una soluzione, così «un giorno trovai su internet il numero della Caritas: mi invitarono a portare il cibo alla Cittadella della solidarietà e, se volevo, a fare un giro per visitarla».
Ecco che allora Maria trova «un supermercato, dove le persone indigenti acquistano il cibo necessario non con denaro, ma con dei punti». «Mi dissero che era aperto anche il bando per il Servizio civile: così feci immediatamente domanda e riuscii a entrare. In questo modo ho conosciuto un mondo che mi ha affascinata e appassionata». Mondo che adesso non vuole più lasciare. «Non si trattava solo di fare l’esperienza del Servizio civile. Terminato il progetto, ho sentito che per me l’esperienza in Caritas non sarebbe finita» racconta. Così, a maggio 2023 «mi sono messa a completa disposizione, perché mi coinvolgessero in tutti i progetti in cui ci fosse bisogno di aiuto».
Dopo l’anno passato alla Cittadella della Solidarietà, dove utenti, collaboratori e volontari avevano segnato le sue giornate, «avevo voglia di continuare ad avere a che fare con le persone» spiega. In particolare, è uno sguardo che le è rimasto impresso: «quello di chi dice “grazie” in modo sincero, perché veramente ha voglia dirlo. Fa capire che davvero possiamo essere importanti per le vite degli altri». Da allora «sono stata chiamata ad animare un centro estivo per giovani – racconta – e sono stata coinvolta nell’iniziativa del Natale sospeso: con i furgoncini passavamo a ritirare i giocattoli e i libri acquistati nei negozi che aderivano, li impacchettavamo e, con il furgone pieno di regali, passavamo a consegnarli ai bambini delle famiglie che facevano parte del sistema Caritas» dice ancora con entusiasmo. Adesso invece «visto il mio lavoro nel marketing, mi è stata chiesto di dare una mano per la ristrutturazione del sito internet. È un lavoro che facciamo in tanti tra collaboratori, informatici e volontari».
Ma il clima che respira è sempre quello della prima esperienza: «ho trovato un luogo dove si viene accolti per quello che si è: nessuno ti giudica, neanche per le piccole cose, come, per esempio, per come ti vesti o per come parli». «Io dopo aver ricevuto i sacramenti, non avevo frequentato più la Chiesa – racconta –. In Caritas, però, ho trovato persone con valori universali, che accolgono senza etichettare».
Gli ambienti del volontariato, poi, sono anche luoghi che «forniscono conoscenze che possono essere utili anche in altri della vita». Ce lo dice Vittoria Ribes, studentessa di Scienze della formazione di 21 anni, che da un anno ha scelto di mettersi a servizio nella Misericordia di San Giovanni Valdarno. «Ho sempre voluto aiutare gli altri e ho sempre creduto nell’importanza di donare il proprio tempo» dice, rievocando le giornate in cui già da piccola con il suo babbo dava una mano a organizzare manifestazioni di beneficenza dove il ricavato andava già alla Misericordia. Adesso, però, è sulle ambulanze che Vittoria si mette a servizio: «dopo il corso di primo livello facevo le dimissioni ordinarie: andavamo a prendere all’ospedale le persone che non avevano nessuno o che avevano bisogno di attrezzature particolari e le riportavamo a casa. Adesso, dopo il corso di secondo livello, da circa 5 mesi sto facendo un tirocinio sulle emergenze» racconta.
Anche i primi timori si sono dissipati: «all’inizio avevo paura di impressionarmi nel caso avessi visto del sangue – dice –. In realtà, però, l’unica cosa a cui si pensa è al bene che è possibile fare alle persone che si ha davanti». E spesso è questione di piccole grandi cose, come quando «stavamo portando via da Careggi una signora e c’era il tramonto. Lei non poteva vederlo, allora feci una foto. Lo guardò dal mio telefono e si commosse». «Ciò che può sembrare scontato per molte persone, in realtà non lo è, come vedere un tramonto, sapere che tempo fa fuori, avere qualcuno con cui parlare. Aiutare gli altri permette di guardare le cose con gli occhi di un bambino, come se le vedessimo per la prima volta. Fa capire che le piccole cose sono importanti» dice.
«Sono i gesti delle persone che incontriamo e il loro sorriso, poi, che ci ripagano da ogni fatica» continua. Anche i dubbi di chi pensa di non avere abbastanza tempo libero vengono fugati da Vittoria, che anche alle compagne di università racconta delle ore spese alla Misericordia: «basta mettere a disposizione anche poca parte del tempo che abbiamo, senza dover mantenere per forza una regolarità» dice, raccontando che, anche durante la sessione di esami un pomeriggio o una notte a settimana per gli altri le riesce sempre a trovare.