Opinioni & Commenti
Volontariato, quel «capitale sociale» a disposizione della comunità
La Conferenza regionale del volontariato, promossa dalla Regione Toscana e fortemente voluta dall’assessore alle Politiche sociali Gianni Salvadori, è un evento che mancava da 10 anni dal panorama del volontariato toscano e di cui si sentiva una grande necessità. Innanzitutto apprezziamo la chiarezza di limitare il perimetro dei partecipanti al solo mondo del volontariato: troppo spesso si avverte una confusione tra i termini «terzo settore», «cooperazione», «promozione sociale», «no profit».
In questa occasione, come Misericordie, riaffermiamo con forza la necessità di adeguare la legge quadro nazionale sul volontariato (266/’91), che necessita di una profonda rivisitazione sia per le nuove attività e sfide alle quali il volontariato è chiamato a rispondere, sia per il contesto socio culturale fortemente variato. Auspichiamo che nella rivisitazione della legge vengano ben chiarite alcune condizioni indispensabili per poter far parte del mondo del «volontariato»: la gratuità e la spontaneità dell’opera degli aderenti (che può non significare la gratuità del servizio), il rafforzamento ed un maggior riconoscimento per le organizzazioni del volontariato che valorizzi anche il volontariato informale, la democraticità interna delle organizzazioni, la trasparenza delle organizzazioni che devono rispondere alle proprie comunità locali.
Le Misericordie, anche per la tradizione plurisecolare che vantano, riaffermano che volontariato non significa solo il «fare» ma anche e soprattutto rappresentare nella società la voce dei più deboli. Rispondendo ai dettami dei propri statuti, sono degli strumenti per fare «del bene al prossimo sofferente» riportando al centro dell’azione «l’uomo» con le proprie debolezze.
Il mondo del volontariato toscano avrà un futuro non solo perché erogatore di servizi ma soprattutto perché portatore di istanze diffuse e portatore dei valori, nel caso delle Misericordie, evangelici. I valori sono il terreno su cui il volontariato affronterà la battaglia per la propria esistenza. Nel momento in cui la società palesa, a tutti i livelli, i valori del «sé», della ricchezza, del successo, il volontariato delle Misericordie si fa testimone vivente del valore della «vicinanza agli altri», del «porsi in ascolto, con umiltà», del «fare del bene»; con lo stile con cui lo abbiamo ereditato dai confratelli che sono venuti prima di noi a fare «volontariato», ovvero col valore della buffa, la veste storica del confratello di Misericordia, che non vuole riconoscimenti ed in completo anonimato.
Le Misericordie vogliono affrancarsi dall’immagine del volontariato come mero erogatore di servizi, spesso a basso costo per le istituzioni, ma vogliono farsi portatrici dei bisogni delle comunità in cui operano. Il volontariato infatti ha un suo «capitale sociale», la sua rete di relazioni con la comunità e la sua capacità di legare la partecipazione attiva dei cittadini per fini che coinvolgono non il «sé» ma gli «altri», che deve poter indirizzare le istituzioni verso i bisogni prevalenti. Il volontariato quindi come soggetto politico ma ben distante dalla politica partitica o di schieramento. Se il volontariato si schiera la scelta è per un’attenzione privilegiata verso gli ultimi.