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VOLONTARIATO: CARITAS, PIU’ DELLA META’ E’ D’ISPIRAZIONE CRISTIANA

“Un volontariato non accuratamente organizzato, ma formato e guidato da una comunità parrocchiale radicata sul territorio, vicina alla gente, con lo sguardo attento e immediato ai più poveri”: è questo il volontariato cattolico. A ricordarlo è la Caritas Italiana in un documento preparato in occasione della Conferenza nazionale del volontariato su “Volontariato solidale: genuina proposta di vita e di società”, che si apre oggi ad Arezzo.

Nel documento, sottoscritto insieme ad altri organismi, tra cui Cnca, Gruppi di volontariato vincenziano, Società di S.Vincenzo de’ Paoli, Consulta nazionale fondazioni antiusura, si ripercorre il cammino del volontariato italiano nel ventennio 1970-1990, con particolare attenzione al rapporto con la Chiesa.

“È il volontariato d’ispirazione cristiana infatti – si legge tra l’altro nel documento -, a coinvolgere più della metà dei volontari italiani. Questo attinge alla propria fede, condivisa nella comunità ecclesiale, l’amore per la persona povera, ferita ed emarginata. E tale amore è la dimensione su cui ogni volontario cristiano fonda il proprio stile di vita e di relazione, oltre che l’esperienza di servizio”. Ma “il volontario cristiano, però, non è un operatore cui è delegata l’attività caritativa, ma piuttosto l’animatore di un servizio che è svolto dall’intera comunità, in vari modi”. Due, dunque, sono le caratteristiche che “si possono rilevare nel volontariato cattolico: la ‘multifunzionalità’, cioè l’adeguamento a servizi diversi; il ‘pendolarismo’, cioè il passaggio da un servizio all’altro. Queste caratteristiche collocano il volontariato cattolico dentro un quadro di ‘servizi leggeri’, che necessitano una disponibilità e non solo una competenza, ma pur sempre una preparazione motivazionale che dà qualità alla relazione d’aiuto”.

Il convegno di Arezzo, conclude il documento, “può costituire un momento importante di confronto e discussione su alcuni problemi del volontariato italiano: il problema dei ‘registri’, la realtà dei ‘Centri di servizio’, che non possono sostituire la rappresentanza del volontariato, la necessità di distinguere il ‘Terzo settore’ dal volontariato, le modalità di partecipazione attiva dei volontari ai tavoli territoriali, spazi di rappresentanza per il volontariato di advocacy”.

Dalla terza indagine sui servizi socio-assistenziali collegati alla Chiesa, pubblicata nel corso del 2001, risulta che i volontari sono oltre 200.000, di cui 70.000 religiosi, 9.000 obiettori di coscienza nei quasi 11.000 servizi socio-assistenziali, a fronte di 89.000 operatori. Di questi metà proviene dalle parrocchie, 60.000 dalle associazioni cattoliche e 40.000 sono persone spontaneamente impegnate in servizi vari.Sir