Vita Chiesa

Vocazioni alla vita consacrata, serve il coraggio dell’annuncio

di Riccardo BigiRitrovare il coraggio di annunciare ai giovani la vocazione alla vita consacrata. È questo il richiamo di monsignor Italo Castellani, presidente nazionale della Commissione per il clero e la vita consacrata della Cei oltre che del Centro Nazionale Vocazioni. Da sabato scorso Castellani è anche arcivescovo di Lucca: il Papa infatti ha accolto le dimissioni del suo predecessore, monsignor Bruno Tommasi, di cui Castellani era coadiutore e la successione è quindi scattata automaticamente. Mercoledì 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al tempio (la cosiddetta «candelora») la Chiesa celebra anche la giornata per la vita consacrata. L’occasione, spiega l’arcivescovo, per riscoprire il valore di questa presenza.Cosa rappresenta oggi, nella Chiesa, la vita consacrata?«La giornata del 2 febbraio è l’occasione per ringraziare il Signore per questo dono prezioso che è la vita consacrata. È anche l’occasione per prendere coscienza della presenza dei religiosi e delle religiose nelle nostre comunità: una presenza fatta di evangelizzazione, di educazione, promozione umana, di preghiera. Le comunità cristiane non devono fermarsi a considerare quello che i consacrati e le consacrate “fanno”, ma devono scoprire i valori evangelici essenziali della vita cristiana, che i consacrati testimoniano. I “consigli evangelici” che i consacrati professano (povertà, castità, obbedienza) sono dei segni profetici per la vita di tutti i cristiani. Ogni cristiano infatti nella propria vocazione è chiamato a lasciarsi orientare da questi valori».

Qual è la situazione della vita consacrata nelle diocesi toscane?

«È nota la sofferenza vocazionale che ormai da diversi anni vivono gli istituti di vita consacrata. Qua e là, sul territorio della Toscana, sono in leggera ripresa già da qualche anno alcuni monasteri contemplativi. Fanno più fatica a uscire dalla cosiddetta “crisi” gli istituti di vita apostolica, che pure hanno una profonda tradizione nella vita della Chiesa. Nel frattempo, stanno sorgendo piccoli segni, rappresentati da nuove fondazioni. La giornata diventa anche un appello alle giovani generazioni a spendere la loro vita all’insegna della gratuità e del “per sempre”. Sono questi i due valori comuni ad ogni vocazione (compresa la vocazione al matrimonio) che sono quanto mai attuali e significativi per una umanità e una cultura che tende a cercare in tutto un tornaconto, e che ha timore di impegni stabili e definitivi. A ben pensare, ogni vocazione, ogni esperienza vissuta di Vangelo, è segnata da un denominatore comune: “per amore del Signore”».

Negli ultimi tempi si è posto molto l’accento sul ruolo dei laici e sulla «santità laicale». Forse si è un po’ trascurata la vita consacrata…

«Il Concilio ha fatto riscoprire il valore fondativo della comune vocazione del popolo di Dio alla santità. I cristiani, in quanto discepoli del Signore, sono oggi più che mai chiamati a prendere sul serio questa comune vocazione perché è su di essa che fioriscono le vocazioni di speciale consacrazione. Il Vangelo è quindi la palestra educativa per tutti, in particolare per le nuove generazioni, per fondare e motivare la propria risposta vocazionale».

Quale appello per le comunità cristiane?

«Le comunità cristiane (e con esse le famiglie) sono chiamate ad un annuncio esplicito delle vocazioni alla vita consacrata. Oltre alla diminuzione delle nascite, tra le cause del calo numerico tra i religiosi e le religiose si deve anche registrare una certa lentezza, negli ultimi anni, nell’annuncio di queste vocazioni da parte della comunità cristiana. La giornata del 2 febbraio quindi è anche un impegno per le famiglie a impegnarsi nell’educazione all’amore, a pregare per la vocazione dei figli, a non aver paura, a non ostacolare i figli che avvertono di essere chiamati alla consacrazione».