Italia

Vittime mafie, don Ciotti: “L’80% dei familiari senza verità e giustizia”

Scanditi i nomi di oltre 1.100 persone uccise dalle organizzazioni criminali solo perché hanno compiuto il loro dovere. Una grande folla si è radunata nella città siciliana che ha ospitato la manifestazione promossa da Libera e Avviso Pubblico

Come i grani di un rosario doloroso: i nomi di 1.101 vittime delle mafie, scanditi uno per uno. A pronunciarli, più voci dal palco di via Vittorio Emanuele, a Trapani, che ha ospitato stamani la manifestazione per la XXX Giornata della memoria e dell’impegno in loro ricordo, promossa da Libera e Avviso Pubblico. Secondo le loro stime, sono stati 50mila i partecipanti che hanno attraversato le strade della città, dopo essere partiti da piazza Garibaldi, alla presenza di oltre 500 familiari di vittime innocenti provenienti da tutta Italia.
Qualcuno ricorda che erano circa 300 i nomi delle vittime innocenti letti in piazza del Campidoglio il 21 marzo 1996, durante la I Giornata della memoria. Dopo trent’anni sono diventati oltre 1.100 nomi: semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali uccisi per mano delle mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere.

I nuovi nomi inseriti quest’anno in elenco sono 20, di cui 11 donne e 5 minori.

Molte sono storie del passato, avvenute soprattutto tra gli anni ’80 e ’90 e riemerse dopo anni di oblio. Altre, invece, sono state apprese dalla cronaca degli ultimi anni, a dimostrazione di come in alcuni territori le mafie continuino a sparare. I primo nome del lungo elenco è stato quello di Giuseppe Montalbano, medico, politico e patriota. Fu ucciso la sera del 3 marzo 1861 per aver difeso la terra dei contadini contro le usurpazioni del ceto agrario e baronale. Oltre 1100 storie che ripercorrono tutta la storia d’Italia, dall’Unità fino all’anno scorso. In totale, le donne vittime della violenza mafiosa sono 145. Alcune sono donne colpite da proiettili vaganti, altre sono vittime di vendette trasversali, uccise per legami parentali con uomini di mafia, ma del tutto estranee agli affari del clan. Altre, ancora, sono donne uccise per essersi opposte al potere economico, politico, sociale e ‘culturale’ delle mafie. Amministratrici pubbliche, magistrate, poliziotte, ma anche donne provenienti da contesti mafiosi che si sono ribellate alla “cultura mafiosa”, finalizzata a costruire dei legami basati esclusivamente su rapporti di forza, violenza e sopraffazione. Sono 120 i nomi di bambini uccisi dalle mafie. La piu’ piccola e’ Caterina Nencioni, 50 giorni, uccisa dalle bombe di via dei Georgofili, insieme a tutta la sua famiglia e al giovane Dario Capolicchio.

“Dobbiamo dirci con amarezza che l’80% dei familiari delle vittime di mafia non ha ancora avuto verità e senza verità non si può avere giustizia. Loro hanno bisogno di sapere”, ha detto don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.

Con lui, alla testa del corteo, i vescovi Pietro Maria Fragnelli (Trapani), Angelo Giurdanella (Mazara del Vallo), Alessandro Damiano (Agrigento) e Gualtiero Federico Isacchi (Monreale). “Occorre un impegno forte delle istituzioni – ha ammonito – chi sa parli. Questa lettura dei nomi deve graffiare le coscienze. E ci sono molti giovani che abbiamo preparato in questi mesi. Abbiamo lavorato con loro. I giovani ci sono quando proponi loro cose vere, cose vive. Bisogna investire nei giovani”.