Italia

Vita, parla l’assessore regionale Passaleva

Cosa sta facendo la Regione Toscana in difesa della vita, in tutti i suoi aspetti? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Passaleva, vicepresidente e assessore regionale alle politiche sociali.

Cosa sta cambiando per le politiche sociali in Toscana?

«Stiamo lavorando sul nuovo piano triennale, ma nel Pirs 2001 (il primo approvato dopo la legge quadro di riforma delle politiche sociali) è già inserita una forte indicazione per le amministrazioni locali. Per la prima volta, alle zone socio-sanitarie, è stata fornita la chiara indicazione di investire sulla famiglia almeno il 5% delle risorse complessivamente assegnate; un altro 11% è stato indicato per le politiche rivolte ai minori. Queste le indicazioni programmatiche del governo regionale mentre, com’è evidente e com’è giusto – nel rispetto di una sussidiarietà non solo verticale ma anche orizzontale – spetta poi alle comunità locali riempire di progettualità e di contenuti questo tipo di spazi».

E sul fronte più specifico dei minori e delle famiglie?

«C’è la novità di un vero e proprio “progetto giovani” su cui intendiamo investire: mi piace ricordare l’azione di contrasto al “bullismo” nonché l’azione finalizzata al servizio civile volontario nella protezione civile. Sta inoltre per partire, nelle scuole, una campagna di informazione sugli scottanti temi delle dipendenze. Stiamo anche per varare nuove regole in materia di assegnazione degli alloggi alle giovani coppie: per sostenere le esigenze del soggetto “famiglia” stiamo lavorando per inserire indicatori specifici che dovranno essere considerate nelle graduatorie sui fondi regionali per gli affitti».

Cosa intendete fare per contrastare il disagio sociale e la povertà?

«Inutile negarlo: la vita si difende anche combattendo in queste frontiere. Nelle politiche sociali della nostra Regione c’è già spazio per misure di contrasto alla povertà: di recente, per esempio, abbiamo assegnato 6 miliardi e 400 milioni di lire a 21 Comuni toscani con oltre 30 mila abitanti. A Massa-Carrara è iniziata una interessante azione nell’ambito del “reddito minimo d’inserimento” e una specifica azione è in progetto nell’area metropolitana Firenze-Prato- Pistoia. Sui temi delle marginalità abbiamo cominciato a muoverci anche in ambito sovranazionale: a marzo ospiteremo un confronto con altre Regioni d’Europa anche in vista di alcuni bandi che conterranno specifiche misure finanziarie in questo settore».

Ha trovato o trova difficoltà nell’impostare politiche a sostegno della vita?

«Mi pare di poter dire che le difficoltà riguardano prevalentemente la tutela della vita nascente. Come noto non mancano le premesse legislative per operare anche in questo ambito, ma i problemi vengono proprio sul piano applicativo; continua infatti a non essere molto ciò che si fa per rimuovere quelle cause che oggi, nei singoli casi, ostacolano l’accoglienza della vita».

Cosa si può fare allora?

«Non nascondere la testa sotto la sabbia davanti alle trasformazioni della società, cercare di comprendere i meccanismi anche di costume in cui siamo immersi, interpretare alla luce di determinati valori gli stili di vita e i modelli culturali che sembrano andare per la maggiore, riempire gli spazi aperti con una serena e coerente testimonianza, non rinunciare a una lotta inevitabilmente continua anche quando sembra di non potercela proprio fare: abbiamo il dovere di seguire questo tipo di cammino, ben sapendo che il bello delle difficoltà sta proprio anche nell’operare per vincerle».

C.T.