Firenze

Vita consacrata: mons. Gambelli, “Solo vivendo in comunione con Gesù possiamo davvero essere uniti fra noi”

Messa in diretta su Rai 1 per l’arcivescovo di Firenze dalla Basilica di Santo Spirito nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio, e Giornata per la vita consacrata e Giornata nazionale per la vita

L’arcivescovo di Firenze monsignor Gherardo Gambelli ha celebrato oggi la Messa dalla Basilica di Santo Spirito in occasione della festa della Presentazione di Gesù al Tempio, e nella Giornata per la vita consacrata e Giornata nazionale per la vita. Tre importanti occasioni che l’arcivescovo di Firenze ha subito voluto richiamare davanti a tanti religiosi e religiose a cui era stato chiesta la presenza: la Messa è stata infatti trasmessa su Rai1.

Di seguito il testo dell’omelia di monsignor Gambelli

Cari fratelli e sorelle, in questo Anno Santo del Giubileo della speranza, la Provvidenza di Dio ha voluto che la solennità della Presentazione del Signore cadesse di domenica, offrendoci così la possibilità di celebrare in modo solenne, insieme a questa festa, anche la Giornata per la vita consacrata e la Giornata nazionale per la vita.

Nel testo del Vangelo della Messa di oggi l’evangelista Luca ci offre tre immagini: la luce, la spada, il riscatto. Simeone mentre stringe fra le braccia il bambino Gesù lo riconosce come il Messia di Israele e il salvatore di tutti i popoli: “luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele”.

L’espressione “luce delle genti” riprende un tema tipico dei Canti del Servo sofferente di Isaia: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni” (Is 42,6). La venuta di Gesù in questo mondo segna il compimento di queste profezie, realizzando quella purificazione di cui ci parla la prima lettura tratta dal libro di Malachia: “purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia”. In cosa consiste questa offerta secondo giustizia? Santa Teresa di Lisieux in uno scritto del 1895 ci aiuta a trovare una risposta a questa domanda: “Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua propria Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di te stesso”.

La seconda immagine è quella della spada. Simeone, parlando a Maria sua madre, le rivela la missione del Figlio suo: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Il verbo “trafiggere”, “trapassare” si ritrova al capitolo 4 di Luca quando Gesù “passa in mezzo” agli abitanti di Nazareth che lo avevano spinto sul ciglio del monte sul quale era costruita la loro città per ucciderlo. Maria è presentata qui, dunque, come figura del popolo di Dio diviso in sé stesso: fra coloro che accolgono e coloro che rifiutano il Messia. Solo vivendo in comunione con Gesù possiamo davvero essere uniti fra noi.

Come ci ricorda il Documento dell’ultimo Sinodo: “Oggi molte comunità di vita consacrata sono un laboratorio di interculturalità che costituisce una profezia per la Chiesa e per il mondo. Al tempo stesso, la sinodalità invita – e talvolta sfida – i Pastori delle Chiese locali, così come i responsabili della vita consacrata e delle Aggregazioni ecclesiali a rinforzare le relazioni in modo da dare vita a uno scambio di doni a servizio della comune missione” (n. 65).

La terza immagine è quella del “riscatto” che traduce più fedelmente il termine greco che si trova sulla bocca di Anna: “Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano il riscatto (la redenzione) di Gerusalemme”.

Gesù viene a liberarci da tante situazioni di schiavitù in cui ci troviamo, di cui parla anche Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, proprio in quel paragrafo dedicato all’apertura alla vita. Il Signore desidera riscattarci dall’individualismo in cui siamo spesso rinchiusi, che corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insoddisfatti (SNC 9).

Un giovane cinese decise di diventare un provetto intagliatore di giada. Si recò perciò dal migliore maestro di tutta la Cina e si mise a bottega da lui. Il primo giorno, il maestro gli mise in mano un pezzo di giada e gli disse: “Tienilo stretto in pugno!” Per tutto il giorno il giovane rimase fermo con il pugno chiuso. Non fece altro. Il giorno dopo, si presentò baldanzoso dal maestro, convinto di imparare qualcosa di nuovo. Ma il maestro gli mise in mano un pezzo di giada e gli disse: “Stringi il pugno!”. E per tutto il giorno il giovane rimase nuovamente fermo impalato con il pugno stretto su un pezzo di giada. Così il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Per un anno intero. Un mattino, come era ormai abituato a fare, il giovane si presentò dal maestro con la mano aperta. Come al solito, il maestro gli mise una pietra in mano. Ma, appena la pietra gli sfiorò la mano, il giovane esclamò: “Ma questa non è giada!”. Il maestro sorrise: “Ora conosci la giada!”.

Il nutrimento dell’Eucaristia, che tra poco riceveremo, ci aiuti a crescere nella gioia della comunione con il Signore Gesù e nella prontezza di rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi.