Vita Chiesa
Visita alle sette chiese: storia di una tradizione ancora viva
di Leonardo De Angelis
Il cuore pulsante di tutta la fede cristiana è il mistero della Passione, Morte e Resurrezione del Figlio di Dio fatto uomo. Nei giorni sacri e densi della Settimana santa si intrecciano celebrazioni particolari e uniche per significato, svolgimento, contenuto, alle quali si aggiunge una serie di tradizioni legate strettamente alle devozione del popolo nel periodo quaresimale e pasquale. Una fra queste è la «visita delle Sette Chiese».
È possibile fissare con assoluta precisione una data collegata a questa particolare forma di pellegrinaggio: il giovedì grasso (Berlingaccio) del 1552 quando San Filippo Neri oppose ai festeggiamenti paganeggianti del carnevale romano la devozione ai luoghi più santi di Roma e la meditazione sulla Passione. Si trattava di un pellegrinaggio a piedi per le sette chiese principali della città: le basiliche di San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le Mura, san Giovanni in Laterano, San Lorenzo, Santa Maria Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme, San Sebastiano. Il rito della processione (ma, forse, si potrebbe chiamare anche la prima vera e propria «scampagnata» di massa della storia) fu istituito dal santo per «invogliare» il popolo romano alla pratica religiosa: così studiò l’espediente di unire al fine religioso la «scampagnata», tradizione sempre cara ai romani. E cosi, a metà percorso, si svolgeva una ricca merenda (era il giovedì grasso!), che si teneva alla vigna dei Mattei, l’attuale Villa Celimontana. Dopo la merenda, in una cappella della villa, si svolgeva un concerto con organo e coro. Altra tradizionale caratteristica del rito era il «sermoncino del pupo», che consisteva nella «recita» di un sermone abbastanza semplice scritto appositamente per un bambino che lo doveva «declamare» in pubblico. Nei tempi d’oro dell’Oratorio di San Filippo Neri, il numero dei pellegrini partecipanti giunse ad alcune migliaia di persone. In realtà il santo fiorentino – romano di adozione – non avrebbe fatto altro che ripristinare una tradizione antichissima. Già nell’anno 1300 papa Bonifacio VIII°, dando inizio alla celebrazione del «Giubileo» a Roma, aveva introdotto l’usanza di visitare le quattro basiliche maggiori attraversandone le relative «Porte sante» per «guadagnare» l’indulgenza plenaria per le pene dovute ai propri peccati.
Con il tempo la visita delle sette chiese si spostò di qualche giorno, dal giovedì grasso alla fine della Quaresima. Il sette non indicava soltanto il numero dei luoghi da visitare ma rimandava anche alle sette tappe di Gesù durante la Passione, in una specie di anticipazione della Via Crucis: dal cenacolo al Getsemani; dall’orto alla casa di Anna; da questa alla casa di Caifa; da lì al palazzo di Pilato; da quello di Pilato a quello di Erode; di nuovo da Erode a Pilato; e infine dal palazzo di Pilato al Calvario. L’intero percorso veniva compiuto nella stessa giornata, oppure si dedicava il primo giorno a S. Pietro e il giorno dopo alle altre.
Da Roma l’usanza si diffuse ulteriormente e finì per unirsi insieme con un’altra tradizione popolare, la cosiddetta visita dei «sepolcri»: fin dall’epoca carolingia nella giornata del Giovedì santo si celebravano due Messe, una per la fine della Quaresima e l’altra per l’inizio del Triduo Pasquale e successivamente si optò per l’unica messa In Coena Domini al termine della quale si riponeva il Santissimo Sacramento nel tabernacolo all’Altare della Reposizione, allestito per la sua venerazione. Con il tempo si iniziarono erroneamente a chiamare «Sepolcri» questi altari ritenendoli, in maniera impropria, la tomba di Cristo.
È certo che nel periodo barocco, l’usanza della «visita ai sepolcri» era già ben radicata nel popolo e soltanto recentemente, nel 1988, la Congregazione per il Culto divino sulla «Preparazione e celebrazione delle feste pasquali» ha stabilito che «il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di “sepolcro”: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il venerdì nella passione del Signore».
Da Borgo San Lorenzo parte un itinerario in Mugello una giornata tra pievi, santuari e chiesette di campagna
La visita delle Sette Chiese ha radici consolidate anche nel Mugello. Fin dove è possibile arrivare con la memoria di coloro che vi partecipavano già allora, si può affermare che la visita (secondo la «forma» nella quale viene svolta tutt’oggi) veniva effettuata, già da una trentina d’anni, da piccoli gruppi giovanili delle singole parrocchie: addirittura, a Borgo san Lorenzo, fino a che sono esistite due parrocchie distinte, le visite alle Sette Chiese erano due! Un giorno i due gruppi si incontrarono: si pensò bene di organizzarla insieme. Il numero dei partecipanti andò crescendo, fino a coinvolgere giovani, adulti, famiglie con bambini di tante altre comunità cristiane della zona.
La visita si svolge il venerdì santo, lungo tutta la giornata, (le chiese sono fra loro distanti, non siamo in città!) dal mattino al pomeriggio, in tempo per rientrare nelle parrocchie e partecipare alle funzione della Passione del Signore.
Da tre anni a questa parte, proprio per conferire ancor più unitarietà all’iniziativa, in uno spirito di collaborazione interparrocchiale, l’organizzazione della Visita è seguita da alcuni rappresentanti dei giovani delle parrocchie dei Vicariati del Mugello (Mugello Est, Ovest e Firenzuola).
La visita si svolge seguendo un tema: due anni fa il tema fu il cammino cristiano in sintesi, l’anno scorso la santità (sottolineando anche il quarto centenario di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi), quest’anno la preghiera del Padre Nostro con le sue sette richieste.
L’itinerario, che ogni volta cambia per cercare di coinvolgere sempre più parrocchie, partirà dalla Pieve di San Lorenzo alle 9 circa, toccherà la Pieve di San Giovanni Maggiore, la chiesa del Salto in Panicaglia, la chiesa vecchia di San Michele a Ronta, Sant’Agata a Mucciano, la chiesetta di Montefloscoli, per giungere, come di consueto, al Santuario del Santissimo Crocifisso a Borgo. Faremo una sosta per un piccolo e frugale pranzo a sacco (è venerdì santo) presso il campo sportivo di Ronta.
Dunque, l’appuntamento è per tutti, giovani, bambini, adulti, famiglie intere venerdì 21 marzo, ore 9 alla Pieve di San Lorenzo.