Saranno depositati la prossima settima, presso il tribunale del riesame, i ricorsi dei produttori di Brunello di Montalcino a cui sono stati posti sotto sequestro bottiglie dell’annata 2003 e vigneti. Le richieste di dissequestro dovrebbe riguardare quattro aziende, Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi, in posizioni differenziate per le contestazioni dei magistrati. “La notifica nei nostri confronti – spiega il general manager di Castello Banfi Enrico Viglierchio – è relativa al non rispetto del disciplinare per quanto riguarda le rese sul vitigno Sangiovese. Una presunta violazione per la quale si è intervenuti con una misura cautelare molto pesante che sta provocando gravi ripercussioni”. Tenendo conto dei tempi previsti per il pronunciamento del tribunale del riesame, secondo Viglierchio, entro fine aprile si dovrebbe sapere se il prodotto potrà essere dissequestrato. “Nel nostro caso – precisa Viglierchio – si tratta delle giacenze perché l’annata 2003 è commercializzata da gennaio. Il problema è che le ricadute rischiano di verificarsi a lungo termine. Sui mercati abbiamo già segnali chiari e non sappiamo se, quando la vicenda sarà chiarita, riusciremo a recuperare”. La Castello Banfi, nel frattempo, ha deciso di congelare il piano triennale che prevedeva per la tenuta di Montalcino un volume di investimenti di 15-17 milioni di euro. A fine 2007, dopo le ispezioni effettuate su 1667 ettari di vigneto iscritto nella denominazione Brunello di Montalcino, “oltre il 98,9% risulta rispondente al disciplinare del Brunello di Montalcino, con anomalie in appena 17 ettari (1,1%)”. E’ quanto precisato, in conferenza stampa al Vinitaly, dal presidente di FederdocRiccardo Ricci Curbastro che, ha detto, “sta ponderando azioni legali per la fuga di notizie non verificate, ma in materia si comporta da vignaiolo, abituato a far passare la nottata. E nel tempo verrà anche fatta la valutazione dei danni conseguenti alle note giornalistiche poi smentite”. Federdoc ha sottolineato come abbia “funzionato il sistema dei controlli nell’ambito della denominazione e come si sia altresì dimostrato efficace il sistema dei controlli pubblici sull’ipotizzata sofisticazione di vini in alcune regioni. Tanto é vero che l’Unione europea ha chiuso l’incidente prima che sia aperto. Il sistema dei controlli in carico ai consorzi è – ha sottolineato il presidente di Federdoc – meticoloso, e capillare; basti pensare che in un ettaro ci sono 5 mila ceppi. Un esercizio sistematico su ogni partita e su ogni bottiglia. Una eventuale non rispondenza a quanto fissato dal disciplinare – ha detto Ricci Curbastro – è un non rispetto con un contratto che abbiamo con i consumatori, ma nulla ha a che vedere con la qualità della produzione che resta controllata e garantita. Per noi il disciplinare è un patrimonio che difende la denominazione, con criteri rigidi solo in Italia perché è alta la qualità del prodotto che si vuole raggiungere. L’aggiunta di saccarosio, ipotizzata nei vini di fascia bassa in Puglia, è infatti legale in tutto il mondo; in Italia no, ma è una nostra scelta, quella dei 40 Consorzi aderenti al sistema dei controlli”.(ANSA).