Toscana

Villaggio del Fanciullo: sessant’anni di carità dalla parte dei ragazzi

di Rita Camilla Mandoli

Domenica 27 maggio il Villaggio del Fanciullo a Lucca compie 60 anni. Ma nel cuore dei lucchesi è come se esistesse da sempre. Essi lo hanno voluto, lo hanno fatto nascere e adesso ne vogliono celebrare l’anniversario assieme a don Enzo e don Diomede, due sacerdoti che ne sono l’anima.

Note storiche Nel secondo dopoguerra la città di Lucca, come molte altre città italiane dovette far fronte al drammatico problema dei bambini abbandonati, i cosiddetti sciuscià. La Chiesa lucchese volle tentare il recupero di questi ragazzi abbandonati, creando un asilo, dove poterli accogliere. Lì avrebbero potuto trovare un letto e un piatto di minestra. La realtà tragica della guerra era stata vissuta da questi ragazzi di strada, addensati nei quartieri popolari come una sfida alla sopravvivenza Ed essi si erano trasformati in piccoli delinquenti che vagavano a frotte per la città. Già si era tentato di avvicinarli. Ma non bastava. Alcuni giovani volontari li convocavano al suono dei tamburi, per passare con loro del tempo e per ristorarli nel fisico e nell’animo. Ci voleva tuttavia un luogo dove poterli raccogliere ed ospitare. L’occasione fu offerta proprio quando fu concessa la struttura. Aveva così inizio la grande opera educativa e sociale che ancora oggi coinvolge tutti i lucchesi e non solo. La «Città dei ragazzi»Così il 27 maggio 1947 fu fondato il Villaggio del Fanciullo di Lucca. Don Natale Mei ottenne dal Comune un locale situato sulle Mura Urbane, sul baluardo o bastione Cesare Battisti, denominato anche di San Pietro. I primi diciassette ospiti trovarono diciotto brande, materasse, coperte e un minuscolo pentolo che formano il ricco corredo. I miseri pasti consistevano in latte in polvere e scatolame americano, per lo più fagioli e patate. Era una sfida dura che il buon sacerdote accettò per aiutare questi ragazzi. E non si fece intimidire.

L’organizzazione interna prese a modello la «Città dei ragazzi» di Padre Flanagan, nata e fiorita in America, introdotta in Italia da monsignor Giovanni Patrizio Carrol-Abbing che proponeva un nuovo metodo pedagogico. La legge del Villaggio era basata sul principio dell’autogoverno. La Costituzione era fondata sul principio che ogni cittadino doveva essere libero di compiere il proprio dovere, leale in tutte le cose, responsabile dei propri atti. Il programma educativo voleva condurre il giovane traviato a essere un uomo completo e un onesto cittadino. Sono episodi di vero eroismo, da parte di tanti ragazzi, per riuscire nella loro formazione. Non mancano deficienze. Questo si deve non a una mancanza di tensione verso il meglio, bensì all’incostanza dell’età evolutiva, alla mancanza di mezzi necessari di cui soffre il Villaggio. Spinti dal desiderio di poter migliorare la propria vita all’interno di quell’Istituto, i fanciulli tolti dalla strada erano incuranti dei numerosi ostacoli che dovevano affrontare.

I primi di giugno, purtroppo, i giovani del Villaggio dovettero abbandonare i locali sul Baluardo Cesare Battisti, per far spazio all’asilo Regina Margherita. Essi andarono ad abitare a palazzo Bottini e cominciarono a cercare il modo di guadagnarsi la cena presso la Mensa popolare.

Mentre don Mei girava per gli uffici, spostandosi da un ente altro, per cercare i «mezzi» ed i piccoli restavano a casa per le pulizie i ragazzi più grandi di buon’ora cominciavano a partire. Divisi a gruppetti, con tanto di carretto, percorrevano le campagne alla ricerca di ferro vecchio, stracci, ecc. che poi rivendevano. Il loro lavoro fruttò un bel gruzzoletto: guadagnarono trentunmila lire che utilizzarono per pagarsi la cena.

Al finire dell’estate, come di consueto, l’asilo Regina Margherita sgomberò i locali permettendo, il 15 settembre, al direttore ed ai suoi fanciulli di ritornare al Baluardo Cesare Battisti. Fu in questa occasione che li raggiunse don Enzo Tambellini, un giovane sacerdote, ordinato da pochi mesi, che aveva subito mostrato interesse verso questa iniziativa a favore dei ragazzi in difficoltà. «Il primissimo nucleo comprendeva fanciulli provenienti prevalentemente dai quartieri più poveri della città: Pelleria, Cittadella e il Bastardo» ricorda don Enzo.

I locali non erano sufficienti e, per poter far fronte alla crescente domanda di ospitalità, venivano utilizzate grandi tende adibite all’istruzione, alle riunioni e usate come dormitorio per dieci persone circa.

I due sacerdoti si occupavano di problemi diversi: l’attenzione principale di don Natale era rivolta alle difficoltà interne, mentre a don Enzo era affidato l’esterno: in particolare egli si occupava, infatti, di sollecitare la carità.

L’organizzazioneCon il trascorrere del tempo, venne migliorata l’organizzazione del Villaggio, con la realizzazione di uno Statuto generale, approvato dall’Arcivescovo Antonio Torrini, il 27 marzo del 1949 con la costituzione ufficiale di un Comitato direttivo del Villaggio, presieduto da Carlo Andrea Bertolli, di un Consiglio direttivo per gli Amici e di un Consiglio per la propaganda. Il 2 giungo 1949 venne celebrato, il primo Convegno degli Amici. Il Villaggio oggiIl Villaggio del Fanciullo è una comunità per ragazzi diretta da due sacerdoti, don Enzo Tambellini e don Diomede Caselli. La preziosa istituzione educativa adeguandosi alle necessità dei tempi che cambiato, ha accolto numerosi ragazzi dagli 8 ai 18 anni ed oltre: se nei primi tempi erano ospitati prevalentemente orfani o ragazzi di famiglie economicamente in difficoltà, a partire dagli anni ’70/’80 i servizi sociali hanno cominciato a segnalare situazioni di disagio familiare e psicologico e infine, dagli anni ’90 è andata crescendo la percentuale dei ragazzi stranieri, visto l’aumento del fenomeno dell’immigrazione. Lo stile educativoIl Villaggio del Fanciullo è un’opera promossa dalla Chiesa di Lucca e si ispira quindi ai principi cristiani. E’ basata sul volontariato: solo il personale addetto alla cucina e alle pulizie è stipendiato. Tutti gli altri operatori della comunità sono volontari che dedicano parte del loro tempo ai ragazzi accolti. Si tratta di persone spesso qualificate, perché nulla è lasciato al caso: particolare attenzione è rivolta ai rapporti con la scuola, perché crediamo che la possibilità di studiare sia un’occasione importante per ragazzi che partono, per un motivo o per l’altro, da situazioni di svantaggio. Per questo molti dei volontari sono insegnanti e si occupano sia di organizzare i momenti di studio sia di mantenere i contatti con le scuole frequentate dai ragazzi. Naturalmente ha la sua grande importanza anche il tempo libero: i volontari animano feste, cene, momenti di svago; accompagnano i ragazzi ad eventi culturali (cinema, teatro, manifestazioni sportive) e spesso anche nelle loro case, perché è importante offrire a ragazzi che hanno vissuto spesso l’esperienza di una famiglia disgregata il modello e il calore della famiglia. Volontari e ragazzi condividono anche momenti intensi come le gite e le vacanze estive. Nel Villaggio operano ormai da quasi 20 anni giovani prima obiettori di coscienza, oggi volontari del servizio civile. Tra i volontari vi sono anche numerosi ex-ospiti della comunità. Un altro aspetto che caratterizza il nostro ideale educativo è la permanenza nella comunità dei ragazzi che hanno già raggiunto la maggiore età, ma che hanno ancora bisogno di un supporto educativo, o perché devono terminare gli studi o perché si stanno inserendo nel mondo del lavoro: chi non ha necessità di restare può uscire dal Villaggio quando raggiunge autonomia e sicurezza, proprio come si fa in famiglia. Naturalmente per alcuni ragazzi il Villaggio è invece una soluzione temporanea per sopperire a momenti di particolare difficoltà della famiglia, con cui la comunità non si pone in maniera antagonistica, ma collaborativa: il ragazzo mantiene costanti rapporti con i familiari, fermo restando che il fine ultimo dell’esperienza educativa all’interno della comunità è in questi casi il ricongiungimento con la famiglia stessa, una volta risolte le situazioni problematiche. La strutturaIl Villaggio del Fanciullo è una comunità residenziale. Vi sono 21 posti letto, 8 divisi in camerette da due letti, di solito occupati da bambini e ragazzi in età di scuola dell’obbligo, 4 in camerette singole adatte a giovani studenti della scuola superiore e 9 divisi in camerette da tre posti letto generalmente occupate dai ragazzi più grandi che si avviano al mondo del lavoro. Vi sono inoltre ampi spazi per il gioco, sia all’interno che all’esterno. Luogo importante all’interno del Villaggio è la stanza dedicata allo studio dove i ragazzi della scuola media, la fascia di età di solito più numerosa, svolgono i loro compiti quotidiani.Villaggio del Fanciullo– Baluardo Cesare Battisti – 55100 Lucca Tel. 0583/496546 – fax 0583/493771Direttore Don Enzo TambelliniCoadiutore Claudio PuccinelliCorresponsabile Don Diomede Caselli

Le celebrazioni: film, fotografie e la Messa con l’ArcivescovoLe manifestazioni per i sessant’anni del Villaggio dei Fanciulli si sono aperte lo scorso 16 maggio, con la presentazione del cortometraggio «10 piccoli ciondoli». Venerdì 25 maggio, alle 21, nel teatro parrocchiale dell’Arancio proiezione del dvd «Stasera tornano tutti gli amici miei…»: sfogliamo insieme l’album di famiglia.Sabato 2 giugno, alla Casermetta San Pietro alle 15 inaugurazione della mostra fotografica «Il Villaggio del Fanciullo… e la storia continua». Domenica 3 giugno alle 17 alla Casermetta S. Pietro concerto «Classica al Villaggio» con la partecipazione di allievi e diplomati dell’Istituto Boccherini di Lucca. Domenica 3 giugno alle 18.30 alla Casermetta San Pietro presentazione del volume «Un Cancello aperto sulle Mura». Sabato 9 giugno alle 18, al Villaggio del Fanciullo, Messa presieduta da mons. Italo Castellani, Arcivescovo di Lucca.