Vita Chiesa

VII RAPPORTO SCUOLA CATTOLICA: L’IDENTIKIT DEI 20MILA INSEGNANTI DI RELIGIONE

“La capacità di rispondere alle domande di senso a seconda del livello scolastico” e “alle problematiche morali ed esistenziali” poste “man mano che aumenta l’età degli allievi”: questo il principale punto di forza dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) nelle scuole del nostro Paese. E anche il “dialogo interreligioso e interculturale”, inevitabile “di fronte alla presenza crescente di allievi appartenenti a religioni diverse”, può essere “una sfida positiva”; un confronto “da cui può derivare un miglioramento per l’Irc”. E’ quanto emerge dal VII Rapporto sulla Scuola cattolica in Italia, curato dal Centro studi per la scuola cattolica (Cssc) e presentato oggi pomeriggio a Roma.

Il volume, dal titolo “Educazione religiosa” (Ed. La Scuola – Brescia, 2005), inserendosi nell’ambito dell’indagine sui diversi aspetti legati alla scuola cattolica che da tempo conduce il Cssc, quest’anno, e per la prima volta, è incentrato sulla condizione dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) nella scuola cattolica, “in relazione alle finalità di evangelizzazione che la Chiesa persegue anche attraverso” di essa, si legge nella presentazione.

Gli istituti di istruzione cattolici nel nostro Paese sono 10.957, tra scuole e centri di formazione professionale, così ripartiti: 7.538 nell’Italia del Nord, 1.137 al Centro e 2.080 nell’Italia meridionale, per un totale complessivo di oltre 650mila allievi. Oltre 20mila gli insegnanti di religione (Idr) operanti in Italia, dove il 91,8% degli studenti delle scuole statali si avvale dell’Irc; percentuale che sale al 92,7% se si considerano anche le scuole cattoliche. 672 insegnanti di religione cattolica (Idr) di scuole paritarie, di cui 294 di scuola materna, 191 delle elementari, 83 delle medie e 104 delle superiori: è il campione nazionale esaminato dal Centro studi per la scuola cattolica (Cssc). L’indagine utilizza i risultati di una ricerca nazionale promossa dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e dal Servizio Irc della Cei, e realizzata nel 2004 dal Cssc con gli Istituti di catechetica e sociologia dell’Università Salesiana. Di quella pubblicazione, riguardante scuola statale e paritaria, la presente indagine riprende e approfondisce soltanto i dati relativi alla scuola cattolica paritaria.

Una figura nella scuola materna ed elementare quasi tutta al femminile (rispettivamente il 98% e il 91,1%), che lascia progressivamente spazio agli uomini che alle superiori rappresentano addirittura il 58,7%: questo l’identikit degli Idr nella scuola cattolica, oltre la metà sopra i 40 anni e in maggioranza religiosi, con punte che arrivano al 74% del totale alle superiori. Nelle scuole di infanzia ed elementari si tratta per lo più di diplomati in possesso anche di un titolo in scienze religiose; nelle scuole di grado superiore il gruppo più consistente è costituto da laureati. Forte la motivazione degli insegnanti, che riferiscono come principale difficoltà la collocazione dell’Irc fuori pagella che ne rende problematico il riconoscimento come disciplina scolastica a tutti gli effetti.

“La formazione degli insegnanti di religione (Idr) è un settore strategico su cui dovranno concentrarsi nel prossimo futuro gli sforzi della scuola cattolica e delle autorità ecclesiastiche”. E’ quanto si legge nel VII Rapporto sulla Scuola cattolica in Italia. Secondo l’indagine, infatti, gli insegnanti intervistati (un campione rappresentativo di 672 di ogni ordine e grado di scuola) esprimono, in generale, “l’esigenza di una formazione più lunga e approfondita, in grado di portarli alla pari con gli altri docenti”; una formazione meno “ecclesiastica” ed “in grado di coniugare le scienze umane con quelle teologiche”. Convegni, riviste specializzate, confronto con colleghi: questi, riferiscono i docenti, le modalità di aggiornamento attualmente più utilizzate. Per quanto riguarda un giudizio sulla propria attività di insegnamento, è “troppo scarso – osservano in maggioranza – il numero delle ore dedicate alla materia” che presenta una “debole identità disciplinare”, e fa problema “la doppia appartenenza dell’Idr allo Stato e alla Chiesa”.

Positivi, invece, “il dialogo e il rapporto con gli studenti”, “il legame con la comunità ecclesiale” e le opportunità di “dialogo interreligioso e interculturale” offerte dalla materia. Tra le principali indicazioni degli insegnanti, la necessità di “accentuare la dimensione storico-culturale dell’insegnamento” e “l’attribuzione all’Irc di un carattere più interdisciplinare”. Sir