Il Seminario ha affermato Benedetto XVI il 18 agosto 2005 «non è tanto un luogo, ma un significativo tempo della vita di un discepolo di Gesù». E aggiungeva nel 2008: «Il Seminario è un investimento quanto mai prezioso per il futuro».Quando penso al nostro Seminario con tre soli seminaristi mi si stringe il cuore. Quale futuro per la nostra Chiesa aretina, cortonese e biturgense? È arrivato l’arcivescovo Riccardo. Anch’egli, come i suoi predecessori, ha subito constatato questo drammatico problema, invitandoci caldamente, con l’intercessione della Madonna del Conforto, a pregare incessantemente per nuove, numerose e sante vocazioni sacerdotali.Quando saremo esauditi? Quando tutto il popolo di Dio e specialmente i suoi sacerdoti si impegneranno a pregare ancora di più e a fare più penitenza. «Preghiera e penitenza ripete senza mai stancarsi la Regina degli Apostoli in ogni apparizione. Ciò ci viene ripetuto anche dal Papa. Ecco la chiave che forse abbiamo tutti un po’ smarrita o almeno non sufficientemente usata.Invece, come vorrebbe il Concilio, di andare nel mondo per renderlo sacro, ci siamo un po’ secolarizzati a scapito della nostra comune santificazione. Con la preghiera e la penitenza i nostri Seminari si riempiranno e la Chiesa, perennemente giovane, rifiorirà in tutte le sue membra.Perciò, accanto alla scelta di rimboccarci le maniche e di trovare e inventare sempre nuove e pur lodevoli iniziative pastorali, dobbiamo convincerci che, senza due vitali e primari mezzi come la preghiera e la penitenza, ogni nostro sforzo resterà vano.Non per niente Benedetto XVI, facendo riferimento alla virtù teologale della speranza innestata in quel realismo che lo contraddistingue, ha suonato l’allarme a tutta la Chiesa e particolarmente a noi sacerdoti nell’indire lo scorso giugno l’Anno Sacerdotale. E chi ci ha dato come modello? Non un dotto o un sapiente, ma un semplice e umile parroco apparentemente «ignorante»: il santo Curato d’Ars. Lui, un uomo di Dio tutto dedito alla preghiera e alla penitenza. Lui, un esempio per ciascun presbitero. Certamente non arriveremo a meritare il dono del suo eroismo, ma sicuramente tutti supereremo quella mediocrità di cui purtroppo non pochi di noi sono diventati vittime.di don Duilio Sgrevi parroco di Pieve a Quarto