Firenze

Vicenda delle Piagge, la relazione del Vescovo al Consiglio pastorale

di Riccardo Bigi

L’arcivescovo Giuseppe Betori ha scelto il Consiglio pastorale diocesano – l’organismo in cui è rappresentata tutta la Chiesa fiorentina – per un confronto aperto in cui, venerdì scorso, ha spiegato le ragioni delle sue decisioni sulla vicenda delle Piagge e ha ascoltato le riflessioni dei consiglieri.Già al momento della sua nomina ad arcivescovo di Firenze, ha raccontato Betori, don Alessandro gli aveva scritto per comunicargli alcune sue idee e intenzioni, tra cui quella di sposare un transessuale e il suo compagno. «Gli risposi – ha spiegato il Vescovo – che ero disposto a parlare con lui non appena fossi arrivato a Firenze: cosa che è avvenuta, don Alessandro infatti è stato uno dei primi sacerdoti che ho incontrato». Nel dicembre dello scorso anno, don Santoro benedisse i due, usando la formula per le benedizioni alla persona. Un gesto eclatante, compiuto in disobbedienza alle indicazioni del Vescovo: sul quale però Betori non intervenne in quanto, ha spiegato, «formalmente non era stato trasgredito nessun aspetto sostanziale della fede o del culto della Chiesa cattolica. Ho preferito quindi passare sopra questo episodio, sperando di poter mantenere aperto un dialogo».Nel frattempo, don Santoro ha continuato a sostenere che non ci fossero documenti della Chiesa contrari a questo matrimonio. In realtà il caso, ha sottolineato Betori, rientra sotto il principio più ampio per cui il matrimonio cattolico è riservato a un uomo e a una donna: e per la Chiesa (a differenza di ciò che vale per lo Stato) un transessuale è una persona che ha cambiato il proprio aspetto esterno ma non la propria identità sessuale, non potendo cambiare il proprio codice genetico. un provvedimento annunciatoNel luglio scorso don Santoro ha nuovamente scritto al Vescovo annunciando che avrebbe celebrato il matrimonio. L’Arcivescovo (dopo essersi consultato con il Consiglio presbiterale e il Collegio dei consultori) ha quindi avvisato don Santoro delle conseguenze che avrebbe avuto il suo gesto. «Gli ho ricordato – ha raccontato – che l’atto sarebbe stato privo di qualsiasi valore, e che gli era già stato proibito da un precetto del cardinale Antonelli fatto su istanza della Congregazione per la Dottrina della Fede. L’ho quindi avvisato che se fosse andato avanti avrei dovuto rimuoverlo dalla cura pastorale della comunità delle Piagge. L’ho avvertito con una lettera di cui lui non ha  parlato con la gente delle Piagge». Il 26 ottobre, ha proseguito Betori, «ho quindi semplicemente reso pubblico il provvedimento che a lui avevo già annunciato. Era il provvedimento minimo che potevo prendere, per cercare di mantenere aperto il dialogo. A don Santoro è stato quindi chiesto un periodo di “riflessione e preghiera” che lui ha chiesto di trascorrere presso la Fraternità di Romena, in Casentino. Una richiesta che ho accolto». Un periodo, ha spiegato Betori, che durerà «fino a che avrò la possibilità di reimmetterlo in un servizio pastorale adeguato, con la certezza che rispetti la dottrina della Chiesa. Quanto avvenuto infatti non riguarda aspetti semplicemente disciplinari, ma dottrinali in cui sono in gioco i fondamenti della fede». La guida pastorale della comunità delle Piagge, nel frattempo, è stata affidata a don Renzo Rossi: «Anche se il territorio ricade su tre parrocchie già esistenti, e poteva essere riassegnato ad esse – ha affermato Betori – ho voluto lasciare aperta la cappellania perché rilevo nella vita della comunità degli aspetti positivi, come presenza di Chiesa in un quartiere difficile». La nomina di don Renzo quindi è una soluzione transitoria, in attesa di capire come potrà proseguire questa esperienza. Nella speranza di un’evoluzione positiva, che l’arcivescovo si augura anche per don Santoro: «Soggettivamente è animato da tante buone intenzioni – ha sottolineato – e questo lo riconosco». «Aiutare non significa dire una bugia»Nei commenti a questa vicenda, ha spiegato ancora Betori, «ho riscontrato come ci sia in tante persone l’idea che l’obbedienza alla Chiesa sia in contrasto con l’obbedienza al Vangelo. Dobbiamo essere tutti convinti che non è così. Nelle buone cose che vengono fatte alle Piagge non ho trovato cose diverse da quelle che fanno tanti buoni preti della diocesi di Firenze: il doposcuola, le attività per anziani, l’aiuto agli stranieri. Attività che in tante parrocchie vengono svolte in modo più organizzato o più spontaneo ma che fanno parte dell’essere Chiesa, perché servire la gente e servire la Chiesa non sono in contrasto». Nella relazione del Vescovo non è mancato anche un riferimento a Sandra e Fortunato, le due persone al centro di questa vicenda: «Persone che rispetto – ha affermato Betori -, persone che hanno sofferto e che vorrei aiutare. Ma aiutarli non significa dire loro una bugia, offrire loro un gesto che possono intendere come un sacramento ma che non sarà mai un sacramento. Credo che la Chiesa possa accompagnare queste persone in un cammino di fede e di inserimento  nella comunità cristiana, senza per questo contrabbandare i propri segni. Essere al servizio della gente non significa dimenticare che il primo servizio che, come Chiesa, dobbiamo offrire alle persone è la Verità». Gli interventi dei consiglieriLa relazione del Vescovo (che ha affrontato anche l’altro caso di questi giorni, quello del sacerdote inviato in una struttura di recupero spirituale e terapeutico in seguito a una vicenda di molestie sessuali) ha suscitato un ampio dibattito: sedici gli interventi, tutti concordi con l’agire del Vescovo. Molti in particolare hanno ringraziato Betori per la chiarezza delle sue parole: «Ci ha parlato con schiettezza – ha sottolineato un consigliere – spiegandoci i motivi di una scelta che lui stesso ha definito dolorosa. Chi pensa che la sua decisione sia stata autoritaria dimentica che il Vescovo è, secondo i documenti del Concilio, l’autentico interprete della dottrina della Chiesa e ha il compito di vigilare perché non ci siano abusi». «Il dialogo all’interno della Chiesa – è stato detto ancora – non può trasformarsi in uno sfilacciarsi di opinioni: richiede che prima ci si ritrovi su alcuni punti fermi». Altri hanno messo in evidenza «la paternità dimostrata dal Vescovo in questa situazione», indicando i rischi di divisioni e spaccature: «Una tentazione dalla quale dobbiamo guardarci». «All’Isolotto – ha ricordato un altro consigliere – i segni di certe spaccature si sentono ancora: per questo è bene non soffiare sul fuoco ed evitare espressioni pesanti parlando di questa vicenda e delle persone coinvolte». Altri hanno messo l’accento su un aspetto, la questione omosessuale, che «presenta situazioni di sofferenza che vanno risolte con discrezione, lontano dai riflettori: ciò che è accaduto alle Piagge crea più confusione che chiarezza». I lavori sono proseguiti, nella seconda parte della serata, con una relazione del Rettore del Seminario mons. Stefano Manetti sulla formazione dei giovani che si preparano al sacerdozio. La riflessione sulla figura del prete proseguirà nei prossimi incontri e potrebbe portare all’elaborazione di un documento da parte del Consiglio pastorale diocesano.