Toscana

Viaggio tra i cattolici in Russia

Un viaggio annuale alle origini del cristianesimo, un progetto nato al tempo in cui l’attuale vescovo di Volterra, Mansueto Bianchi, fondava a Lucca il Movimento dei giuristi cattolici. Prima tappa obbligata, la Terra Santa. Poi tanti altri luoghi del Medio Oriente e ora la Sacra Russia del principe Vladimiro, che si convertì al cristianesimo e si fece battezzare sulle rive del fiume Dniepr alla fine del primo millennio. «Quest’anno abbiamo scelto la Russia proprio per entrare in contatto con la grande tradizione orientale, soprattutto ortodossa», ci spiega monsignor Bianchi appena rientrato dal viaggio che alla guida dei suoi «vecchi» giuristi cattolici lucchesi lo ha portato a Mosca, a San Pietroburgo e in alcune località «minori» ma importanti per la presenza di monasteri, chiese, icone: «Testimonianze della spiritualità e del percorso religioso russo».

Monsignor Bianchi ha avuto anche modo di incontrare la comunità cattolica locale. È successo a Mosca, in San Luigi dei Francesi, durante la celebrazione della Messa domenicale. «Era una delle Messe in orario – racconta –, quella delle 9. C’era un discreto numero di persone, le panche erano piene. Ho parlato con il parroco, un francese, che mi ha spiegato che i cattolici della sua vasta parrocchia non sono più di 500. Dalle sue parole ho avvertito – prosegue il vescovo – l’esperienza di una situazione molto dura, difficile. Ho inoltre saputo che quel giorno, in 16 città russe compresa Mosca, erano state organizzate manifestazioni popolari per chiedere l’allontamento dei cattolici dalla Russia. A giudizio del parroco di San Luigi dei Francesi, queste manifestazioni, all’apparenza direttamente rivolte contro i cattolici, avevano però un obbietivo politico più nascosto, quello di colpire Putin e la sua politica di apertura verso l’Occidente. Sembra infatti che parte del clero ortodosso, soprattutto quello che vive nelle campagne, sia contrario alle innovazioni, sia di mentalità che tecnologiche. E per questo Putin “investirebbe” molto più sui cattolici e sulle altre confessioni cristiane non ortodosse».

Monsignor Bianchi è rimasto meravigliato dalla notizia di queste manifestazioni, «che mi pare – dice – di non aver visto nemmeno sulle pagine dei nostri giornali». Ma perché questa paura del cosiddetto «proselitismo», visto che i cattolici sono così pochi? «Il problema – risponde il vescovo toscano – è che la Chiesa russa, pur avendo una grande tradizione legata alla liturgia, alla spiritualità e al monachesimo, non ha una struttura importante basata sulle parrocchie. La tradizione che ha alle spalle non favorisce dunque un’azione pastorale in senso stretto, diretto, per cui anche chi torna alla fede (e i casi non sono pochi) guarda alle proposte culturalmente più attrezzate, più articolate, che spesso si trovano proprio nella Chiesa cattolica».A.F.