Benedetto XVI
Viaggio In Usa, colloquio con i giornalisti
Riportiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Santo Padre Benedetto XVI ai giornalisti del Volo Papale nel pomeriggio di martedì 15 aprile, durante il viaggio aereo da Roma a Washington.
P. Lombardi: Santità, benvenuto! A nome di tutti i colleghi che sono qui presenti, La ringrazio di questa disponibilità così gentile nel venire a salutarci e anche a darci alcune indicazioni ed idee per seguire questo viaggio. È il Suo secondo viaggio intercontinentale; il primo come Santo Padre in America, Stati Uniti e alle Nazioni Unite. Un viaggio importante e molto atteso. Per incominciare, vuole dirci qualche cosa sui sentimenti, sulle speranze con cui affronta questo viaggio e qual è il Suo obiettivo fondamentale, dal Suo punto di vista?
Papa: Il mio viaggio ha soprattutto due obiettivi. Il primo obiettivo è la visita alla Chiesa in America, negli Stati Uniti. C’è un motivo particolare: la diocesi di Baltimora, 200 anni fa, è stata elevata a metropolia e nello stesso tempo sono nate quattro altre diocesi: New York, Philadelphia, Boston e Louisville. Così è un grande giubileo per questo nucleo della Chiesa negli Stati Uniti, un momento di riflessione sul passato e soprattutto di riflessione sul futuro, su come rispondere alle grandi sfide del nostro tempo, nel presente e in vista del futuro. E naturalmente, fa parte di questa visita anche l’incontro interreligioso e l’incontro ecumenico, particolarmente anche un incontro nella Sinagoga con i nostri amici ebrei, nella vigilia della loro festa di Pasqua. Quindi, questo è l’aspetto religioso-pastorale della Chiesa negli Stati Uniti in questo momento della nostra storia, e l’incontro con tutti gli altri in questa fraternità comune che ci collega in una comune responsabilità. Vorrei in questo momento anche ringraziare il Presidente Bush che verrà all’aeroporto, mi riserverà molto tempo per colloqui e mi riceverà in occasione del mio genetliaco. Secondo obiettivo, la visita alle Nazioni Unite. Anche qui c’è un motivo particolare: sono passati 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Questa è la base antropologica, la filosofia fondante delle Nazioni Unite, il fondamento umano e spirituale sul quale sono costruite. Quindi, è realmente un momento di riflessione, il momento di riprendere coscienza di questa tappa importante della storia. Nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo sono confluite diverse tradizioni culturali, soprattutto una antropologia che riconosce nell’Uomo un soggetto di diritto precedente a tutte le Istituzioni, con valori comuni da rispettare da parte di tutti. Quindi, questa visita, che avviene proprio in un momento di crisi dei valori, mi sembra importante per riconfermare insieme che tutto è incominciato in quel momento e per recuperarlo per il nostro futuro.
P. Lombardi: Adesso passiamo alle domande che voi stessi avete presentato nei giorni scorsi e che alcuni di voi presenteranno al Santo Padre. Cominciamo con la domanda che fa John Allen, che non credo abbia bisogno di presentazione, perché è molto noto come commentatore dei fatti vaticani negli Stati Uniti.
Domanda: Santo Padre, io faccio la domanda in inglese, se posso, e forse, se fosse possibile, se potessimo avere una frase, una parola in inglese, saremmo molto riconoscenti. La domanda: la Chiesa che troverà negli Stati Uniti è una Chiesa grande, una Chiesa vivace, ma anche una Chiesa sofferente, in un certo senso, soprattutto a causa della recente crisi dovuta agli abusi sessuali. La gente americana sta aspettando una parola da Lei, un messaggio da Lei su questa crisi. Quale sarà il Suo messaggio per questa Chiesa sofferente?
Papa: (in inglese) È una grande sofferenza per la Chiesa negli Stati Uniti e per la Chiesa in generale, e per me personalmente, il fatto che tutto ciò sia potuto accadere. Se leggo i resoconti di questi avvenimenti, mi riesce difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini. Sono mortificato e faremo tutto il possibile per assicurare che questo non si ripeta in futuro. Credo che dovremo agire su tre piani: il primo è il piano della giustizia e il piano politico. Non voglio in questo momento parlare dell’omosessualità: questo è un altro discorso. Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero: è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote. Ecco, a questo primo livello possiamo fare giustizia ed aiutare le vittime, che sono profondamente provate. Questi sono i due aspetti della giustizia: uno è che i pedofili non possono essere sacerdoti e l’altro è aiutare in ogni modo possibile le vittime. Poi, c’è il piano pastorale. Le vittime avranno bisogno di guarire e di aiuto e di assistenza e di riconciliazione. Questo è un grande impegno pastorale e io so che i Vescovi ed i sacerdoti e tutti i cattolici negli Stati Uniti faranno il possibile per aiutare, assistere, guarire. Abbiamo fatto delle ispezioni nei seminari e faremo quanto è possibile perché i seminaristi ricevano una profonda formazione spirituale, umana ed intellettuale. Solo persone sane potranno essere ammesse al sacerdozio e solo persone con una profonda vita personale in Cristo e che abbiano anche una profonda vita sacramentale. Io so che i Vescovi ed i rettori dei seminari faranno il possibile per esercitare un discernimento molto, molto severo, perché è più importante avere buoni sacerdoti che averne molti. Questo è il nostro terzo punto, e speriamo di potere fare e di avere fatto e di fare in futuro ogni cosa sia in nostro potere per guarire queste ferite.
P. Lombardi: Grazie, Santità. Un altro dei temi su cui abbiamo avuto molte domande da parte dei nostri colleghi è stato quello dell’immigrazione, della presenza nella società statunitense anche delle componenti di lingua spagnola. E per questo, la domanda viene fatta dal nostro collega Andrés Leonardo Beltramo Alvarez che è dell’Agenzia di informazione del Messico:
Domanda: Santità, faccio la domanda in italiano e poi, se Lei vuole, può fare il commento in spagnolo. Un saluto, soltanto un saluto. Vi è una crescita enorme della presenza ispanica anche nella Chiesa degli Stati Uniti in generale: la comunità cattolica diventa sempre più bilingue e sempre più bi-culturale. Allo stesso tempo, vi è nella società un crescente movimento anti-immigrazione: la situazione degli immigrati è caratterizzata da forme di precarietà e discriminazione. Lei ha intenzione di parlare di questo problema e di invitare l’America ad accogliere bene gli immigrati, molti dei quali sono cattolici?
Papa: Non sono in grado di parlare in spagnolo, ma mis saludos y mi bendición para todos los hispánicos. Certamente parlerò di questo punto. Io ho avuto diverse visite “ad Limina” dei Vescovi dell’America Centrale, anche dell’America del Sud, e ho visto l’ampiezza di questo problema, soprattutto il grave problema della separazione delle famiglie. E questo veramente è pericoloso per il tessuto sociale, morale e umano di questi Paesi. Bisogna però distinguere tra misure da prendere subito e soluzioni a lunga scadenza. La soluzione fondamentale è che non ci sia più bisogno di emigrare, perché ci sono in Patria posti di lavoro sufficienti, un tessuto sociale sufficiente, così che nessuno abbia più bisogno di emigrare. Quindi, dobbiamo lavorare tutti per questo obiettivo, per uno sviluppo sociale che consenta di offrire ai cittadini lavoro ed un futuro nella terra d’origine. E anche su questo punto vorrei parlare con il Presidente, perché soprattutto gli Stati Uniti devono aiutare perché i Paesi possano così svilupparsi. È nell’interesse di tutti, non solo di questi Paesi, ma del mondo e anche degli Stati Uniti. Poi, misure a breve scadenza: è molto importante aiutare soprattutto le famiglie. Alla luce dei colloqui che ho avuto con i Vescovi, il problema primario è che le famiglie siano protette, non siano distrutte. Quanto si può fare, si deve fare. Poi, naturalmente, bisogna fare il possibile contro la precarietà e contro tutte le violenze e aiutare perché possano avere realmente una vita degna lì dove sono attualmente. Vorrei anche dire che ci sono tanti problemi, tante sofferenze, ma c’è anche tanta ospitalità! Io so che soprattutto la Conferenza Episcopale Americana collabora moltissimo con le Conferenze Episcopali dell’America Latina in vista degli aiuti necessari. Con tutte le cose dolorose, non dimentichiamo anche tanta vera umanità, tante azioni positive che pure ci sono.
P. Lombardi: Grazie, Santità. Adesso, una domanda che si riferisce alla società americana: esattamente al posto dei valori religiosi nella società americana. Diamo la parola al nostro collega Andrea Tornielli, che è vaticanista di un giornale italiano:
Domanda: Santo Padre, ricevendo la nuova Ambasciatrice degli Stati Uniti d’America, Ella ha messo in luce come valore positivo il riconoscimento pubblico della religione negli Stati Uniti. Volevo chiederLe se considera questo un possibile modello anche per l’Europa secolarizzata, o se non crede che ci possa essere anche il rischio che la religione e il nome di Dio possano venire usati per fare passare certe politiche e persino la guerra…
Papa: Certamente, in Europa non possiamo semplicemente copiare gli Stati Uniti: abbiamo la nostra storia. Ma dobbiamo tutti imparare l’uno dall’altro. Quanto trovo io affascinante negli Stati Uniti è che hanno incominciato con un concetto positivo di laicità, perché questo nuovo popolo era composto da comunità e persone che erano fuggite dalle Chiese di Stato e volevano avere uno Stato laico, secolare che aprisse possibilità a tutte le confessioni, per tutte le forme di esercizio religioso. Così è nato uno Stato volutamente laico: erano contrari ad una Chiesa di Stato. Ma laico doveva essere lo Stato proprio per amore della religione nella sua autenticità, che può essere vissuta solo liberamente. E così troviamo questo insieme di uno Stato volutamente e decisamente laico, ma proprio per una volontà religiosa, per dare autenticità alla religione. E sappiamo che Alexis de Toqueville, studiando l’America, ha visto che le istituzioni laiche vivono con un consenso morale di fatto che esiste tra i cittadini. Questo mi sembra un modello fondamentale e positivo. È da considerare che in Europa, nel frattempo, sono passati duecento anni, più di duecento anni, con tanti sviluppi. Adesso c’è anche negli Stati Uniti l’attacco di un nuovo secolarismo, del tutto diverso, e quindi prima i problemi erano l’immigrazione, ma la situazione si è complicata e differenziata nel corso della storia. Tuttavia il fondamento, il modello fondamentale mi sembra anche oggi degno di essere tenuto presente anche in Europa.
P. Lombardi: Grazie, Santità. E allora, un ultimo tema riguarda la Sua visita alle Nazioni Unite, e su questo la domanda ce la fa John Thavis, che è il responsabile a Roma dell’Agenzia cattolica di notizie degli Stati Uniti.
Domanda: Santo Padre, il Papa spesso è considerato la coscienza dell’umanità, e anche per questo il suo discorso alle Nazioni Unite è molto atteso. Vorrei chiedere: Lei pensa che un’istituzione multilaterale come le Nazioni Unite possa salvaguardare i principi ritenuti “non negoziabili” dalla Chiesa Cattolica, cioè i principi fondati sulla legge naturale?
Papa: È proprio questo l’obiettivo fondamentale delle Nazioni Unite: che salvaguardino i valori comuni dell’umanità, sui quali è basata la convivenza pacifica delle Nazioni: l’osservanza della giustizia e lo sviluppo della giustizia. Ho già brevemente accennato che a me sembra molto importante che il fondamento delle Nazioni Unite sia proprio l’idea dei diritti umani, dei diritti che esprimono valori non negoziabili, che precedono tutte le istituzioni e sono il fondamento di tutte le istituzioni. Ed è importante che ci sia questa convergenza tra le culture che hanno trovato un consenso sul fatto che questi valori sono fondamentali, che sono iscritti nello stesso essere Uomo. Rinnovare questa coscienza che le Nazioni Unite, con la loro funzione pacificatrice, possono lavorare soltanto se hanno il fondamento comune dei valori che si esprimono poi in “diritti” che devono essere osservati da tutti. Confermare questa concezione fondamentale e aggiornarla in quanto possibile, è un obiettivo della mia missione.
Alla fine, dal momento che inizialmente Padre Lombardi mi aveva posto una domanda anche sui miei sentimenti, vorrei dire: vado negli Stati Uniti proprio con gioia! Sono stato in precedenza diverse volte negli Stati Uniti, conosco questo grande Paese, conosco la grande vivacità della Chiesa nonostante tutti i problemi, e sono contento di poter incontrare, in questo momento storico sia per la Chiesa che per le Nazioni Unite, questo grande popolo e questa grande Chiesa. Grazie a tutti!
P. Lombardi: Grazie a Lei, Santità, da parte di tutti noi. Veramente rinnoviamo l’augurio per questo viaggio: possa avere tutti i frutti che Lei se ne attende e che anche tutti noi, con Lei, attendiamo. Grazie e buon viaggio!