Vita Chiesa

VIA CRUCIS AL COLOSSEO: LE MEDITAZIONI DELL’ARCIVESCOVO INDIANO THOMAS MENAMPARAMPIL

“Le tragedie ci fanno riflettere. Uno tsunami ci dice che la vita va presa seriamente. Hiroshima e Nagasaki restano luoghi di pellegrinaggio. Quando la morte colpisce da vicino, un altro mondo ci si fa accanto. Allora ci liberiamo dalle illusioni e abbiamo la percezione di una realtà più profonda. Anticamente la gente in India così pregava: ‘Conducimi dall’irreale al reale, dall’oscurità alla luce, dalla morte all’immortalità’”. È quanto si legge nella meditazione della quattordicesima stazione della Via Crucis, che sarà presieduta venerdì sera a Roma da Benedetto XVI. Per la celebrazione di quest’anno, i testi a commento della Via Crucis sono stati affidati a mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati (India), salesiano di 72 anni alla guida di una diocesi che conta 50 mila cattolici su 6 milioni di abitanti. “Non è l’eloquenza che convince e converte”, ricorda il presule nella riflessione dell’undicesima stazione: “È uno sguardo d’amore nel caso di Pietro; la serenità senza risentimento nella sofferenza, nel caso del buon ladrone. La conversione avviene come un miracolo. Dio apre i tuoi occhi. Tu riconosci la sua presenza e la sua azione. Ti arrendi”. Nelle parole di mons. Menamparampil non mancano i riferimenti all’India: “Il modo di Gesù di combattere per la giustizia non è quello di suscitare l’ira collettiva delle persone contro l’oppositore, con la conseguenza che esse sono spinte a forme di più grande ingiustizia. Al contrario – sottolinea l’arcivescovo nel testo della terza stazione -, è di sfidare il nemico con la giustezza della propria causa e di suscitare la buona volontà dell’oppositore in modo tale che si desista dall’ingiustizia con la persuasione e la conversione del cuore. Il Mahatma Gandhi ha portato nella vita pubblica questo insegnamento di Gesù sulla non-violenza con sorprendente successo”. E ancora, nell’ottava stazione dedicata al Cireneo che aiuta Gesù nel portare la Croce si trova un richiamo al vangelo degli umili: “In Simone di Cirene abbiamo il prototipo del discepolo fedele che prende su di sé la croce e segue Cristo. Non è dissimile da milioni di cristiani di umili origini, con un profondo attaccamento a Cristo. Privi di fascino, di raffinatezza, ma con una fede profonda. Uomini e donne di tale fede continuano a crescere in terra d’Africa e d’Asia e nelle isole lontane”. I testi completi sono consultabili sul sito: www.vatican.va.Sir