Vita Chiesa
Vespri a S. Gregorio al Celio: Welby, né «cattivi pastori», né «cattive pecore»
«Quando combattiamo e quando perdiamo l’impegno a condividere la misericordia e il perdono – ha ammonito – non solo compiamo una disobbedienza esplicita alla preghiera e al comando di Nostro Signore, ma diventiamo anche Pastori che divorano». In questo modo, «la Chiesa diventa un circo in cui combattono dei gladiatori, e nel quale nessuna misericordia è riservata ai perdenti». «Non possiamo nemmeno essere cattive pecore – ha proseguito l’arcivescovo – diventando introversi e voltando le spalle al Signore che è andato, davanti a noi, verso i poveri, i migranti, lo schiavo e il rifugiato».
Citando la figura di Gesù Buon Pastore, Welby ha poi affermato: «Siamo chiamati a essere i suoi piedi, le sue mani e la sua bocca: la bocca che chiama, le mani che raccolgono, i piedi che superano ogni ostacolo per trovare la pecora smarrita e riportarla a casa». «Come famiglia di Dio – ha proseguito l’arcivescovo di Canterbury – siamo coloro che osservano il mondo che appare come un gregge senza pastore, dove il debole, il non nato, la vittima del traffico di essere umani, il morente sono trattati come inconvenienti». «Possiamo come cattolici e anglicani rendere una testimonianza comune di fronte al mondo», il mandato comune formulato da Welby dopo aver ricevuto in dono da Papa Francesco la parte ricurva del bastone pastorale di San Gregorio Magno, una fedele riproduzione dell’originale che è stato esposto questa sera all’interno della chiesa, dove prima del rito dei Vespri il Papa e l’arcivescovo di Canterbury hanno firmato una Dichiarazione comune.