Lettere in redazione
Vescovo a scuola, Napolitano boccia l’Uaar
Davvero unico lo zelo dispiegato dall’Uaar (Unione degli Atei ed Agnostici Razionalisti) contro la visita del Vescovo di Grosseto ad una scuola del territorio. Solenne (e meritato) fiasco, se è vero che il Tar toscano e persino il presidente Napolitano hanno opposto un netto e motivato diniego alle proteste (e pretese) dell’Uaar. In margine a quanto sopra, vien da pensare che, se un qualche protagonista dei torbidi «anni di piombo» tiene cattedra, com’è talora avvenuto, in una Istituzione Pubblica, magari universitaria, tutto tace (a parte qualche coraggiosa eccezione). Ma se un ecclesiastico, debitamente autorizzato, osa presentarsi in una scuola, per proporre valori umani e positivi, si scatenano in qualcuno preoccupanti ed immediate reazioni allergiche. Semplice sindrome influenzale?
Prima il Tar della Toscana (7 settembre 2010). Adesso Napolitano con un decreto (6 maggio 2011, ma notificato poche settimane fa) su parere del Consiglio di Stato. Entrambi hanno rigettato il ricorso promosso dal coordinatore del circolo Uarr di Grosseto contro la visita pastorale di mons. Franco Agostinelli ad una scuola elementare del 3° Circolo di Grosseto, ponendo la parola fine a questa vicenda, ma ci auguriamo anche ad un andazzo che si andava diffondendo: quello di ritenere inammissibile a scuola l’incontro degli studenti con un vescovo o con altre figure religiose. «Effettivamente la visita pastorale si legge nel parere del Consiglio di Stato è avvenuta nelle ore di lezione; ma essa non si è svolta attraverso il compimento di atti di culto (eucarestia, benedizione, eccetera), ma attraverso una testimonianza sui valori, religiosi e culturali, che sono alla radice della catechesi cattolica, visti in connessione con l’esperienza religiosa e sociale della comunità territoriale; analoga iniziativa potrebbe ben essere svolta con riferimento ai valori di altre confessioni religiose o di altri orientamenti spirituali, presenti nella comunità territoriale in cui agisce la scuola, a condizione che essi siano portatori di valori coerenti con i principi di tolleranza e rispetto delle libertà, individuali e collettive, garantite dalla nostra Carta Costituzionale democratica e dal nostro ordinamento giuridico positivo». Questo è il nocciolo del problema. La «laicità» della scuola statale non c’entra nulla.
Claudio Turrini