Chiesa Italiana

Vescovi italiani, serve una “nuova Camaldoli europea”

Il comunicato finale del Consiglio permanente della Cei

La preghiera per Papa Francesco ha caratterizzato la sessione del Consiglio episcopale permanente della Cei che si è svolta a Roma, dal 10 al 12 marzo, sotto la guida del cardinale presidente Matteo Zuppi. Alla vigilia del dodicesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio – si legge nel comunicato finale –, i vescovi hanno voluto rinnovare la loro vicinanza al Santo Padre, in questo momento particolare di prova e di malattia, manifestandogli l’affetto filiale delle Chiese in Italia e assicurandogli la loro preghiera costante e corale. I lavori – viene ricordato – si sono aperti lunedì pomeriggio con l’adorazione eucaristica durante la quale si è pregato per la salute del Papa: i presuli si sono così uniti alle invocazioni che, da giorni, le comunità italiane e del mondo stanno rivolgendo al Signore affinché egli trovi “sollievo nel corpo e consolazione nello spirito”.

Giubileo

È fondamentale “vivere il Giubileo come un tempo di rinnovamento delle relazioni, improntato al rispetto della dignità di ciascuno, alla pratica della giustizia sociale, alla ricerca della pace giusta, alla cura della Terra”. Ne sono convinti i vescovi italiani che l’hanno ribadito nel corso del Consiglio episcopale permanente. “Siamo ormai entrati nel vivo del Giubileo”, hanno ricordato i presuli sottolineando che “questo Anno è un’occasione di conversione, rinnovamento della fede e di incontro con Cristo”. Uno degli elementi caratterizzanti di ogni evento giubilare è il pellegrinaggio, come ricorda la Bolla di indizione Spes non confundit: “Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità” (n. 5). Da qui – viene sottolineato nel comunicato finale – l’invito a vivere con pienezza questa esperienza di vita. Accanto a questo, i vescovi hanno concordato, con le parole del cardinale presidente, sulla necessità di “dare vita a gesti concreti che incarnino lo spirito giubilare” e a “trasformare i segni dei tempi in segni di speranza”. Si tratta di osare scelte coraggiose che permettano di rimettere i debiti, ridare respiro alle situazioni di vita asfittiche, condividere i beni con il povero (cf. Lv 25). I presuli – viene evidenziato – hanno ribadito l’importanza di proseguire nella rotta dell’ecologia integrale, che chiede stili di vita più sobri e solidali da parte di singoli e comunità. Al debito ecologico è strettamente collegata la questione del debito economico dei Paesi poveri, contratto non solo con altri Paesi benestanti, ma anche con privati: è inaccettabile – hanno rilevato i vescovi – che gli interessi siano talmente oppressivi da costringere a rinunciare a investimenti nella sanità, nell’istruzione e nel welfare. In riferimento all’Anno Santo, il Consiglio permanente ha rilanciato l’appello del Papa a promuovere iniziative concrete per lenire le sofferenze dei detenuti, attraverso “forme di amnistia o di condono della pena” (Spes non confundit, 10), per favorire pene alternative e per attivare occasioni di giustizia riparativa, che responsabilizzano tra l’altro i colpevoli nei confronti delle vittime innocenti.

Cammino sinodale

“Sempre nell’ottica del rinnovamento, cardine del Giubileo, si muovono i passi del Cammino sinodale. Le Chiese in Italia si preparano a vivere la Seconda Assemblea nazionale, che si terrà a Roma dal 31 marzo al 3 aprile 2025, e che, come la Prima, sarà un’esperienza di Chiesa e di comunione”. Lo si legge nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente. Raccogliendo la ricchezza dei vari contributi, il Consiglio permanente – viene spiegato – ha affidato alla presidenza della Cei, allargata ai vescovi che fanno parte della Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale, l’approvazione della redazione finale del Documento che contiene le proposte da sottoporre all’Assemblea sinodale. “Queste – si legge nel comunicato – sono il frutto del discernimento ecclesiale nel cammino comune di questi anni, esplicitando le tre dimensioni della conversione pastorale secondo la struttura indicata dai Lineamenti e dello Strumento di Lavoro: il rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali; la formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita; la corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità”. Le proposte, che verranno portate sotto forma di Proposizioni all’Assemblea sinodale per la necessaria approvazione, saranno poi consegnate ai vescovi perché possano indicare gli orientamenti per le scelte da compiere innanzitutto nelle Chiese locali, ma anche negli Organi e nei Servizi della Cei, proprio per sostenere e coordinare la conversione sinodale e missionaria delle diverse realtà ecclesiali in Italia.

Pace

I vescovi del Consiglio episcopale permanente della Cei hanno espresso “dolore per le violenze che insanguinano diversi angoli del Pianeta mettendo a rischio il futuro di tutti”. Nel corso dei lavori, viene spiegato, sono risuonate forti le parole pronunciate da Papa Francesco a Bari in occasione dell’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”: “La guerra, che orienta le risorse all’acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione, è contraria alla ragione, secondo l’insegnamento di san Giovanni XXIII (cf. Enc. Pacem in terris, 62; 67). […] Essa è una follia” (Discorso, 23 febbraio 2020). “Preoccupati, dunque, per lo scenario globale, i vescovi si sono soffermati sulle tensioni crescenti e sul linguaggio della politica internazionale sempre più aggressivo, violento e divisivo”, si legge nel comunicato: “Da qui l’impegno, richiesto a tutti, per una maggiore cura del linguaggio, evitando la retorica bellicistica per tornare a parlare di pace, insieme alla riscoperta dell’importanza di iniziative multilaterali e del valore della diplomazia”. In tal senso – viene rilevato – si muove anche l’appello rivolto più volte da Papa Francesco a ridurre le spese militari, destinando “almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico” (Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2025). Secondo i presuli, “occorre individuare modalità nuove per favorire il dialogo e per innervare la società con quella cultura che nasce dal Vangelo e con una testimonianza autentica. La guerra, spesso alimentata da nazionalismi antiumani, che è tornata a insanguinare l’Europa e che segna l’esistenza di tanti popoli, richiede – hanno rimarcato i vescovi – decise iniziative politiche e diplomatiche per la pace. La Chiesa italiana, da parte sua, continuerà a sostenere lo slancio umanitario verso le vittime dei conflitti”.

Una Camaldoli europea

“Le origini storiche e la vocazione alla pace dell’Europa comunitaria ne fanno un soggetto irrinunciabile e ne richiamano gli impegni sulla scena globale. Un’Europa che ha bisogno di recuperare i suoi valori fondativi – pace, libertà, democrazia, diritti, giustizia sociale – facendo risuonare la propria voce di pace. In un momento storico in cui si insiste sui temi della sicurezza e della difesa, è fondamentale  che tali preoccupazioni non diventino tamburi di guerra”. Così i vescovi nel comunicato finale.
In linea con l’espressione richiamata dal cardinale presidente “se vuoi la pace, prepara la pace”, i vescovi – si legge nel comunicato finale – hanno ricordato l’urgenza che gli investimenti pubblici siano indirizzati primariamente a sostenere le persone bisognose, le famiglie povere, le fasce sociali più deboli, ad assicurare a tutti adeguati servizi educativi e sanitari, a contrastare il cambiamento climatico. In quest’ottica, sarebbe opportuno riportare il tema dello sviluppo sostenibile al centro delle scelte politiche degli Stati e delle Organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione europea. La sottolineatura del card. Zuppi sulla opportunità di una “Camaldoli europea” – viene evidenziato – rilancia, anche sulla scorta di quanto sperimentato alla Settimana sociale di Trieste, l’impegno personale e comunitario per la democrazia, la pace, la solidarietà e le future generazioni.

Cattolici e politica

Nel corso del Consiglio episcopale permanente, i vescovi si sono “confrontati sull’altissima vocazione della politica e sull’importanza di quegli spazi di riflessione, di dialogo, dove i cattolici possono riconoscersi e grazie ai quali si possono formare personalità capaci di stare nell’agone politico con dignità e coerenza”. Lo si legge nel comunicato finale. Il coinvolgimento registrato alla Settimana sociale di Trieste e le varie iniziative che da quell’esperienza hanno preso vita o forza – viene sottolineato dai presuli – dimostrano l’interesse di molti esponenti delle istituzioni nazionali e delle amministrazioni locali ad un agire politico animato dalla Dottrina sociale della Chiesa. Per i vescovi, si tratta di “un segnale positivo, soprattutto rispetto alla nota disaffezione dei cittadini alla partecipazione alla vita politica e all’astensionismo crescente. Per questo, è stato rinnovato l’invito a promuovere la partecipazione alla vita democratica attraverso le Scuole di formazione all’impegno socio-politico; a favorire la formazione alla Dottrina sociale della Chiesa; a sostenere la pastorale sociale nelle Chiese locali”.