Vita Chiesa

VESCOVI EUROPEI (CCEE): PAPA, «AIUTATE I VOSTRI PAESI A RISCOPRIRE L’EREDITÀ CRISTIANA»

“Possiate guidare gli abitanti dei vostri Paesi a riscoprire la loro comune radice spirituale e la durevole sapienza dell’eredità cristiana. Il vostro impegno per una nuova evangelizzazione è un atto di fede nel valore perenne del Vangelo, che nella storia dei popoli europei ha prodotto frutti abbondanti di santità, educazione, cultura e civilizzazione”. E’ quanto scrive Giovanni Paolo II in un messaggio inviato ai Presidenti del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) che dal 30 settembre al 3 ottobre si sono riuniti a Leeds per la loro 34ma assemblea plenaria. Si è trattato del più grande incontro di vescovi cattolici in Inghilterra dal Sinodo di Whitby del 664, più di 1300 anni fa.

“Con la vostra testimonianza – prosegue il testo, reso noto oggi all’interno del comunicato finale del Ccee – i credenti saranno rafforzati nella loro specifica identità e perciò in grado di costruire insieme una cultura cristiana capace di evangelizzare la cultura più ampia in cui viviamo”.

Tra i temi discussi dall’Assemblea: il significato del cristianesimo per l’Europa oggi, l’ecumenismo, le chiese e la costituzione europea, una terza assemblea ecumenica europea, la cooperazione tra le conferenze episcopali e i progetti del Ccee, specialmente nell’ambito dell’evangelizzazione e della pastorale.

E’ stato il vescovo Amédée Grab, presidente del Ccee, ad aprire i lavori assembleari ponendo due domande: “Come ci vedono gli altri? Come ci vediamo noi stessi?”. La Chiesa, ha detto Grab, “non accetta la tendenza che la fede sia confinata alla sfera del privato e non ne sia riconosciuta la dimensione pubblica”. “Siamo pienamente cittadini di questo mondo ma non esclusivamente”, ha concluso il relatore, secondo il quale “non ci bastano i valori di questo mondo, ma non li odiamo, e non ci sentiamo al di sopra della nostra cultura. Essa è il nostro contesto missionario, e quanto più la capiamo e la rispettiamo, tanto meno sarà problematico il nostro lavoro per questa cultura e per tutti coloro che la vivono. La nostra sfida è quella di essere contemporaneamente cittadini di due società”. L’assemblea si è poi interrogata su “dove sta andando la Chiesa” e su “quale fisionomia avranno l’Europa e le sue chiese tra vent’anni in relazione all’evangelizzazione e al ruolo della Chiesa nel nostro continente”. A riguardo l’arcivescovo di Bordeaux, mons. Jean Pierre Ricard, ha elencato alcune “tossine morali” che l’Europa deve “combattere e respingere” per il bene del suo sviluppo armonico: “la deriva secolarizzante, con i fenomeni di individualismo e massificazione; la tendenza a considerare la religione come un ostacolo, l’emergere del fondamentalismo e del terrorismo”. Per l’arcivescovo la Chiesa può essere “una ricchezza” per la società europea: “difendere la dignità di ogni persona, della famiglia e specialmente dei più bisognosi e poveri; creare una corretta distinzione tra religione e politica; formare al dialogo ecumenico e interreligioso; creare una cultura della solidarietà in un’Europa aperta al mondo”. Tre gli impegni pratici formulati: “rafforzare il dialogo con la cultura contemporanea; cercare un dialogo più profondo con l’Islam presente in Europa, soprattutto nel mondo accademico; continuare la campagna in difesa della domenica, libera dal lavoro, come giorno dedicato a Dio”. Ma se il dialogo interreligioso rappresenta “un impegno pratico”, non di meno lo è quello ecumenico. definito dal card. Murphy-O’Connor “una strada senza possibilità di uscita”. Sulla base di queste riflessioni l’assemblea ha discusso della possibilità di una nuova iniziativa ecumenica a livello europeo, per continuare, afferma il messaggio, “il processo avviato con le assemblee di Basilea nel 1989 e Graz nel 1997”. Particolare attenzione è stata data al Trattato Costituzionale, la sua struttura e il significato dell’Articolo I-52 e di altri provvedimenti sul tema della libertà religiosa. Sir