Toscana
Vertenze industriali e speranze di rilancio per il 2025
Il 2025 in Toscana si è aperto con numerose situazioni critiche. Il mondo lavorativo segna inoltre un rallentamento. Nonostante le difficoltà, si profilano nuovi investimenti, come quelli a Piombino, e iniziative per il rilancio delle aree industriali in crisi

Dalle acciaierie di Piombino alla ex Gkn, dalla Beko di Siena alla Venator di Scarlino: il 2025 del mondo del lavoro in Toscana inizia con molte vertenze aperte che riguardano sia grandi aziende del territorio in crisi da tempo, sia piccole imprese travolte dalle difficoltà di interi settori, come nel caso della moda. Proprio in quest’ultimo ambito si rileva una forte crescita, nell’anno appena concluso, dell’utilizzo di ammortizzatori sociali, tale da far impennare il ricorso alla Cassa integrazione da marzo 2024 in poi. Tra gennaio e settembre 2024 in media sono stati 16mila i toscani in Cig, contro i 10.500 dello stesso periodo dell’anno scorso).
L’Osservatorio regionale del Mercato del lavoro, costituito da Regione Toscana e Irpet, ha visto nel corso dell’anno un rallentamento della domanda di lavoro (-2,8% i nuovi contratti nel secondo trimestre 2024), sia pur con un incremento del numero di dipendenti a tempo indeterminato (+3,6%), ma anche di somministrati (+4,1%) e collaboratori (+4%). Il tasso di disoccupazione, a metà 2024, è sceso al 3,9% della forza lavoro, contro il 5,3% di dodici mesi prima. Ma i salari del settore privato a livello regionale, secondo lo studio di Ires Toscana, continuano a crescere (+1,2%) in misura inferiore rispetto al tasso d’inflazione (+1,3%); e rimane basso il dato medio dei giorni lavorati (249, in linea con il 2023), a indicare una bassa qualità del lavoro e un largo uso del part time. Il tutto in una dinamica di lungo periodo dove cresce il terziario, spesso poco qualificato e sottopagato, mentre arretra il manifatturiero: dal 1994 a oggi, per Ires Toscana, si registra un calo del 20% circa degli addetti nella manifattura, e un incremento superiore al 20% nei servizi.
Vertenza simbolo del tentativo di rilanciare il settore industriale in Toscana è quella delle acciaierie di Piombino: più di 1.300 lavoratori in forza a Jsw Steel Italy, arrivati alla fine dell’ultimo periodo di Cassa integrazione in deroga, guardano ora con speranza all’accordo stipulato fra Jsw e il gruppo ucraino Metinvest, che grazie a un’alleanza con l’azienda italiana Danieli punta a realizzare un sito di produzione dell’acciaio tecnologicamente all’avanguardia e a basso impatto ambientale. Le due aziende coabiteranno nell’area demaniale di Piombino, con produzioni differenziate: Jsw lavorerà per ammodernare il treno di laminazione rotaie con un intervento da oltre 140 milioni di euro, mentre da Metinvest si attende un investimento da 2 miliardi di euro. Ma a Piombino non c’è solo la partita Jsw-Metinvest: il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha registrato molteplici manifestazioni d’interesse per la Magona, che Liberty Steel Group ha intenzione di dismettere: i suoi circa 500 addetti sono con il fiato sospeso.
Per la Sanac di Massa, storicamente parte dell’indotto di Acciaierie d’Italia, un centinaio di lavoratori attende l’esito dell’asta del Mimit per l’intero gruppo industriale, che comprende anche altri tre stabilimenti in Italia, con in lizza l’italiana Ettore 1970 e la canadese Grossi. I circa 240 lavoratori della Venator di Scarlino, con la Cig straordinaria in scadenza a fine gennaio, speravano in buone notizie dopo la pronuncia positiva da parte della Regione per la compatibilità ambientale della nuova discarica in località Casone, nell’area ex bacini fanghi: ma all’ultimo incontro istituzionale, convocato proprio dalla Regione, i vertici dell’azienda non hanno portato le attese garanzie di ripresa della produzione. Per quanto riguarda la Beko di Siena, la multinazionale degli elettrodomestici non ha cambiato la propria posizione sulla chiusura, nel giro di un anno, della fabbrica con 299 lavoratori, nell’ambito di un piano di riorganizzazione delle proprie attività italiane che costerà oltre 1.900 posti di lavoro fra Toscana, Lombardia e Marche: ma il confronto in sede istituzionale prosegue. È un momento di speranza per la Fimer di Terranuova Bracciolini: l’azienda (in amministrazione straordinaria) degli inverter per gli impianti fotovoltaici è stata aggiudicata a McLaren Applied e Greybull Capital, con prospettive di rilancio produttivo del sito che conta 270 dipendenti. Difficoltà invece per la «sorella» Abb di San Giovanni Valdarno, dove sono stati annunciati 33 esuberi su 371 lavoratori.
La fine del 2024 ha portato una novità potenzialmente decisiva per la vicenda della ex Gkn di Campi Bisenzio, con circa 140 lavoratori ancora in forza a Qf Spa in liquidazione, la società che detiene la proprietà dell’area industriale di Campi Bisenzio: il Consiglio regionale della Toscana ha infatti approvato la nuova legge sui consorzi di sviluppo industriale ispirata proprio da questa vertenza. I consorzi possono essere promossi da soggetti come Regione Toscana, Città Metropolitana, Province, Comuni, camere di commercio, altri enti ed istituti pubblici, università e organismi di ricerca, associazioni degli imprenditori e cooperative: comprese le cooperative dei lavoratori, a cui in caso di crisi industriali possono essere ceduti rami d’azienda, o l’azienda intera, per favorire la continuità dell’attività. In più, gli impianti e gli insediamenti da realizzare nei territori compresi nel piani consortili, con la nuova legge, sarebbero dichiarati «di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti», per cui i consorzi potrebbero proporre ai Comuni provvedimenti di esproprio. E nel caso della ex Gkn, sito industriale inattivo dal luglio 2021, il sindaco di Campi Bisenzio Andrea Tagliaferri ha già annunciato di essere pronto a disporre l’esproprio dell’area.