Vita Chiesa
Verso Firenze 2015, card. Betori: «Rivendicare le radici cristiane dell’umanesimo»
Una serata organizzata dal Consiglio pastorale diocesano per avvicinarsi al Convegno nazionale e che ha coinvolto oltre 400 rappresentanti di parrocchie, associazioni, movimenti. L’evento di Firenze 2015, ha sottolineato Betori, dovrà avere un accento sulla condivisione di esperienze, ma dovrà anche offrire «una visione di Dio, dell’uomo, della realtà, senza cadere nel tranello di una opposizione tra teoria e prassi, perché il pensiero è sempre radicato alla realtà e viceversa». Proprio a Firenze, ha aggiunto, si tocca con mano questa «unità tra il vero e il bene, tra verità e carità, cui poi si aggiunge anche la bellezza. Pensiamo a quante espressioni artistiche sono nate accanto a esperienze di carità. La storia di Firenze è un intreccio di creatività nell’arte, nel pensiero e nella carità». I Convegni ecclesiali nazionali del passato, ha ricordato ancora Betori, «non sono mai stati momenti puramente accademici, ma hanno avuto effetti epocali sulla Chiesa italiana e sulla società. Anche oggi serve una nuova svolta epocale su come stare, da cattolici, in Italia».
«Cosa abbiamo da offrire, come Chiesa fiorentina e come città di Firenze, alla Chiesa italiana?» È questa la domanda che il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha invitato a porsi in vista del Convegno ecclesiale nazionale. Betori ha invitato parrocchie, associazioni e movimenti a proseguire in un lavoro di «esame di coscienza» per individuare esperienze e idee da raccontare e trasmettere a quanti verranno a Firenze da tutte le diocesi d’Italia, «non per esibirci ma per dare testimonianza».
La serata, organizzata dal Consiglio pastorale diocesano, è iniziata con una relazione di Dom Bernardo Gianni, priore di San Miniato al Monte e membro del comitato preparatorio nazionale di Firenze 2015. Il monaco Olivetano ha proposto una sintesi ragionata della «Traccia» di preparazione al Convegno, ma ha anche citato varie espressioni di umanesimo cristiano, da Dante fino a Mario Luzi (a proposito di umanesimo e carità), prendendo spunto anche dalle riflessioni sull’umanesimo proposte da Giovanni Paolo II in occasione della sua visita a Firenze, nel 1986. «Di nuovo umanesimo – ha ricordato dom Gianni – parla Paolo VI alla fine del Concilio Vaticano II, quando rivendica alla Chiesa di essere la vera ‘cultrice dell’uomo’».
L’umanesimo, ha sottolineato ancora, «non va considerato solo come fatto culturale ma anche come strada che orienta l’agire e che consente di costruire il futuro». L’incontro della Diocesi di Firenze ha visto anche la divisione in alcuni gruppi di lavoro, per offrire un momento di condivisione e di scambio sui cinque verbi proposti dalla «Traccia»: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Il cardinale Betori a tutti i presenti ha quindi lanciato un appello per la partecipazione dei volontari necessari alla gestione dell’appuntamento.