Vita Chiesa

VERONA 2006; CARD. RUINI: «LA TENSIONE MISSIONARIA RINNOVI LA VITA DELLE NOSTRE COMUNITÀ»

“La tensione missionaria” deve essere, per il card. Camillo Ruini, che ha concluso i lavori del IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona, “il principale criterio intorno al quale configurare e rinnovare progressivamente la vita delle nostre comunità”. Dal Convegno, ha proseguito il porporato, “emerge chiara l’esigenza di superare le tentazioni dell’autoreferenzialità e del ripiegamento su di sé”, come anche “di non puntare su un’organizzazione sempre più complessa, per imboccare invece con maggiore risolutezza la strada dell’attenzione alle persone e alle famiglie, dedicando tempo e spazio all’ascolto e alle relazioni interpersonali, con particolare cura per la confessione sacramentale e la direzione spirituale”. In tal senso, non basta “attendere” la gente, ma occorre “andare” a loro e soprattutto “entrare” nella loro vita concreta e quotidiana, comprese “le case in cui abitano, i luoghi in cui lavorano, i linguaggi che adoperano, l’atmosfera culturale che respirano”. È questo il senso e il nocciolo della “conversione pastorale” che riguarda “certamente le parrocchie, ma anche, in modo differenziato, le comunità di vita consacrata, le aggregazioni laicali, le strutture delle nostre Diocesi, la formazione del clero nei seminari e nelle università, la Conferenza Episcopale e gli altri organismi nazionali e regionali”.

Il card. Ruini ha voluto, poi, precisare i contorni della “pastorale integrata”, che trova “nella comunione ecclesiale la sua radice e nella missione, da svolgere nell’attuale società complessa, la sua finalità e la sua concreta ragion d’essere. Essa, perciò, “punta a mettere in rete tutte le molteplici risorse umane, spirituali, pastorali, culturali, professionali non solo delle parrocchie ma di ciascuna realtà ecclesiale e persona credente, al fine della testimonianza e della comunicazione della fede in questa Italia che sta cambiando sotto i nostri occhi”. Anche il tema dei laici non poteva mancare. “Il presupposto di una piena e feconda presenza e testimonianza laicale” è costituito dalla “comunione ecclesiale” e da una “spiritualità di comunione” tra sacerdoti e laici, il che implica una crescita della “maturità della fede”, della “coscienza missionaria” e della “partecipazione ecclesiale dei laici”. Insomma bisogna “essere consapevoli che tra sacerdoti e laici esiste un legame profondo, per cui in un’ottica autenticamente cristiana possiamo solo crescere insieme, o invece decadere insieme”.

La testimonianza missionaria dei laici, per il card. Ruini, è chiamata ad esplicarsi sotto due profili. Uno è “quello dell’animazione cristiana delle realtà sociali, che i laici devono compiere con autonoma iniziativa e responsabilità e al contempo nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa”, specialmente per le “tematiche etiche ed antropologiche”. L’altro è “quello della diretta proposta e testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo, non solo negli ambienti ecclesiali ma anche e non meno nei molteplici spazi della vita quotidiana”. Sono i laici, pertanto, ad avere l’opportunità “di svolgere una specie di apostolato o diaconia delle coscienze, esplicitando la propria fede e traducendo in comportamenti effettivi e visibili la propria coscienza cristianamente formata”, in modo da aiutare ogni persona “a riscoprire lo sguardo della fede e a mantenere desta a propria volta la coscienza”. Questa forma di testimonianza missionaria, che può tradursi nella seconda fase del progetto culturale proposta dal card. Tettamanzi all’apertura del convegno, “appare decisiva per il futuro del cristianesimo e in particolare per mantenere viva la caratteristica ‘popolare’ del cattolicesimo italiano”.

Nell’impegno di evangelizzazione e testimonianza c’è, per il card. Ruini, una questione da affrontare, “quella della verità del cristianesimo”, il che implica un confronto con posizioni che mettono in dubbio non solo la verità cristiana ma la possibilità stessa che l’uomo raggiunga una qualsiasi verità non puramente soggettiva, funzionale e provvisoria”. D’altra parte, si registra una “crescita dell’importanza della religione”, anche in Italia, che si lega “con la questione del significato della nostra vita, dei suoi scopi e della direzione da imprimerle: questione che nel contesto di una forma di razionalità soltanto sperimentale e calcolatrice non trova spazio legittimo e tanto meno risposta”. Il risultato di un simile contrasto alla fine non è positivo “né per la razionalità scientifica”, “né per il senso religioso”. All’invito provvidenziale di Benedetto XVI ad “allargare gli spazi della nostra razionalità”, “la Chiesa e i cattolici italiani devono dedicarsi con fiducia e creatività”, nella linea “del sì all’uomo, alla sua ragione e alla sua libertà”, abbracciando “le molteplici articolazioni del pensiero e dell’arte, il linguaggio dell’intelligenza e della vita, ogni fase dell’esistenza della persona e il contesto familiare e sociale in cui essa vive”.Sir