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Venezuela: le milizie di Maduro bloccano l’arrivo di aiuti. Distribuzione coordinata dalla Caritas

Camion e container per bloccare gli aiuti umanitari provenienti dalla Colombia. È quanto stanno mettendo in atto i soldati fedeli a Nicolás Maduro, che stanno cercando di proseguire nella politica di impedimento di aiuti internazionali. Papa Francesco sta valutando le possibilità di mediazione tra le parti.

Negli ultimi giorni la città colombiana frontaliera di Cúcuta è stata individuata come la località migliore per convogliare gli aiuti umanitari internazionali, che stanno giungendo sia dagli Usa sia dall’Unione europea. Gli aiuti dovrebbero passare per il nuovo ponte internazionale di Tienditas, pronto da anni ma mai inaugurato. «Già da martedì – assicurano fonti Sir – l’esercito sta cercando di mettere ostacoli davanti al ponte per impedire l’arrivo degli aiuti». Un invito ad accogliere gli aiuti umanitari, naturalmente nella speranza che possano arrivare e destinazione, viene dal vescovo di San Cristóbal (capitale dello stato frontaliero del Táchira), mons. Mario Moronta, che dall’Ecuador, dove si trova in questi giorni per un corso di esercizi spirituali, ha inviato ai sacerdoti e a tutta la diocesi un messaggio audio pervenuto al Sir: «Voglio in primo luogo dirvi di non prestare fede a dicerie e notizie false in relazione agli aiuti umanitari di cui si sta parlando. In secondo luogo, desidero dirvi che questi aiuti umanitari, quando arriveranno, saranno coordinati dalla Caritas del Venezuela con le Caritas diocesane, così che non si permetta a persone opportuniste di approfittare della situazione e creare confusione». Mons. Moronta chiede, dunque, di rispettare le indicazioni delle diocesi e delle Caritas, «che sono chiamate a coordinare questa operazione», senza dare eco «a notizie incerte, date via chat».

È necessaria «l’apertura di canali umanitari, che permettano di portare un concreto aiuto ai bisogni dei nostri fratelli». Lo scrive la Conferenza episcopale colombiana (Cec), in una lettera aperta ai vescovi e al popolo venezuelano, nella quale viene espressa vicinanza alla comunità e alla Chiesa del Paese confinante. Prosegue il testo, firmato dal presidente, mons. Óscar Urbina Ortega, dal vicepresidente, mons. Ricardo Tobón Restrepo, e dal segretario generale, mons. Elkin Fernando Álvarez Botero: «Seguiamo con somma preoccupazione le diverse situazioni che sta passando la nostra nazione sorella del Venezuela. Ci addolorano profondamente la crisi umanitaria e le molte difficoltà che tutti stanno passando, perfino per reperire ciò che è elementare e necessario per la sussistenza, come gli alimenti, le medicine, i servizi pubblici». Il comunicato cita, poi, come elementi di grande preoccupazione, «l’incertezza, la repressione, la violazione dei diritti umani e le ingiustizie che soffrono molti fratelli», soprattutto dei più deboli. I vescovi colombiani scrivono di pregare senza sosta «perché si arrivi a una soluzione giusta e pacifica, che permetta di uscire dalla crisi». La nota ricorda il soccorso e la solidarietà assicurati finora dalla Chiesa colombiana, e prosegue: «Continueremo ad aiutare per quello che possiamo e a promuovere la cooperazione di altre persone e istituzioni».

«Il Santo Padre si è sempre riservato e dunque si riserva la possibilità di verificare la volontà di ambedue le parti accertando se esistano le condizioni per percorrere questa via». Lo ha affermato questa mattina Alessandro Gisotti, direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla situazione in Venezuela.