Toscana
Vendemmia, il 2003 un anno da ricordare
«La mia è sicuramente un’esperienza un po’ particolare dice il viticoltore che è anche vice presidente di Coldiretti Toscana . Eppure anch’io ho vissuto in prima persona le trasformazioni che hanno attraversato il mondo del vino. Prima di tutto: l’apertura del mercato internazionale, che dagli anni 70 in poi, ha richiesto e premiato i vini italiani di qualità, un mercato disposto a pagare cifre prima riservate solo ai prodotti francesi. Questa richiesta ha spinto i produttori italiani a curare con eccezionale bravura la produzione di vini pregiati, trovando redditi normalmente impensabili. A traino è cresciuto un movimento di attenzione nei confronti del vino e tutta la produzione italiana di massa è migliorata. Questo nuovo sussulto del settore, ha attirato anche un mondo economico estraneo alla viticoltura. Banche, assicurazioni e privati dotati di importanti risorse finanziarie hanno investito, creato aziende e marchi, hanno ampliato il mondo della comunicazione. Di qui è maturata una crescita rapida, impetuosa e rivoluzionaria del comparto, tanto da riuscire a creare squilibrio e confusione. Purtroppo in questi anni di grande crescita non si è formata una scuola nazionale capace di studiare e ordinare il vigneto Italia, né è nato un sistema di punti di riferimento che riunisse piccoli e grandi produttori in un dialogo progettuale. In più l’urgenza dei ritmi del denaro ha spesso dettato soluzioni pratiche frettolose».
Sul vino stiamo assistendo a studi di enti e università, a un sistema di comunicazione all’americana, a un mondo di produttori che cerca di fare i vini pensandoli per il mercato, invece di affinare ed esaltare le peculiarità dei vari territori. Ma tutto questo è giusto? «Oggi, conclude Satta la sfida del mondo del vino è sul tema della qualità ad alto livello. Non basta un vino corretto che si impone su un vino di massa scadente, grazie a un po’ di applicazione tecnologica. Serve un vino di qualità superiore perché un produttore, una storia, un luogo, certe tradizionali varietà di uva sono capaci di esprimersi in modo inimitabile».
10-12 quintali al giorno l’uva mediamente raccolta da un vendemmiatore
400.000 giornate di lavoro
20-25 giorni durata media del tempo di vendemmia
10.000 lavoratori stagionali impegnati