Lettere in redazione
Vatileaks, i lettori ci scrivono: nessun segreto, magari opinioni diverse
Sulle vicende dei cosiddetti «corvi» vaticani, che hanno fatto uscire documenti, lettere e appunti riservati indirizzati al Papa, pubblichiamo alcune delle lettere arrivate in redazione in questi ultimi giorni. Sulla vicenda Toscana Oggi era già intervenuto con una nota del Direttore, Andrea Fagioli (Sulle vicende che hanno coinvolto il Vaticano), e con un articolo di Franco Vaccari (Chiesa e polemiche: reggere e correggere).
Nessun mistero o segreto eclatante è stato svelato dai documenti sottratti in Vaticano, ma piuttosto sono venute in evidenza semplici divergenze d’opinione o conflittualità personali che possono capitare in ogni ambiente. Si fa’ strada l’ipotesi che siamo di fronte ad una campagna diffamatoria studiata a tavolino da parte di certi ambienti ostili alla Chiesa e al pontificato di Benedetto XVI. Non sarebbe la prima volta che succede!
In seguito all’arresto di Paolo Gabriele, accusato di aver sottratto e divulgato documenti riservati del Vaticano, qualcuno si è chiesto perché il Papa ha un maggiordomo. Il termine maggiordomo è stato coniato dai media, in realtà le mansioni della suddetta persona erano quelle di cameriere e assistente. Il Papa riceve continuamente personalità civili e religiose da tutto il mondo e ovviamente non può svolgere certi servizi da solo. Ci si è scandalizzati anche per un conto bancario personale di Benedetto XVI, menzionato in un documento trafugato, che in realtà non era un segreto. È stato precisato che in quel conto venivano depositati i diritti d’autore dei suoi libri e che quel danaro viene utilizzato per opere umanitarie e religiose. Perché si vuol malignare su tutto?
Quello che sta accadendo oltre Tevere, nella Curia Vaticana e nello stesso appartamento del Papa, impone delle riflessioni. Nella mentalità comune, cattolici compresi, quando si parla di Vaticano, si parla della Chiesa Cattolica nei suoi vertici dove c’è il Papa e quindi il potere religioso spirituale. Chi è cresciuto con il Concilio Vaticano II, sa che Chiesa non è solo gerarchia, ma è il Popolo di Dio composto da tutti i credenti. Sa anche che la Chiesa è santa e peccatrice, che è composta da esseri umani con le loro debolezze, i loro peccati, i loro tradimenti. Che le strutture della Chiesa stessa, nate per essere al servizio del Vangelo, della verità, diventano spesso strutture di potere per il potere. Ci ripetiamo continuamente che in duemila anni la Chiesa ha superato situazioni ben più tragiche delle attuali, che quotidianamente migliaia e migliaia di cristiani, si spendono con umiltà, carità, povertà e spesso sacrificio della vita nell’evangelizzazione e nella promozione umana e questo grazie al costante aiuto dello Spirito Santo.
Eppure gli scandali accadono, probabilmente «è necessario che gli scandali avvengano» se da tutto questo nascerà la volontà di fare pulizia, la pulizia invocata da Benedetto XVI. Ma qual è il vero scandalo? La presenza di corvi in Vaticano che rivelano i contenuti di segrete carte? O piuttosto il fatto che vi siano dei segreti, cose da tenere nascoste, che non possano essere rivelate alla maggioranza del popolo di Dio? È scandaloso certo che lo Ior passi attraverso intrighi finanziari e spregiudicate operazioni bancarie. È però altrettanto scandaloso che ci sia bisogno di una Banca Vaticana. Il denaro che la Chiesa raccoglie e impiega per i suoi compiti, diciamo istituzionali, possono benissimo transitare attraverso normali banche (magari la Banca Etica) e senza finire in strane operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza .
Io dalla «mia Chiesa» mi aspetto di essere guidato come un figlio verso la salvezza spirituale e materiale, rispettato nella mia libertà e nello stesso tempo messo di fronte alle mie contraddizioni, ai miei peccati, alle mie infedeltà; nello stesso tempo esigo dalla mia Chiesa che mi mostri o per lo meno mi faccia intravedere il volto misericordioso di Cristo. Non esigo dalle guide della Chiesa la perfezione, la coerenza assoluta; mi piacerebbe però che fossero dei «pastori» non manager frequentatori dei salotti dei potenti di turno o prelati indaffarati a farsi vicendevolmente «le scarpe». A questo punto se il potere spirituale è esercitato non al servizio della verità, ma al servizio di affari molto più materiali , domandiamoci se buona parte delle costruzioni teologico-dogmatiche nonché del diritto canonico non svolgano più che un aiuto alla fede dei cattolici , un supporto per la salvezza dell’istituzione.
Temo che la gerarchia Cattolica non abbia ancora elaborato una risposta adeguata ai tempi ed alla situazione; spero che non intervenga illudendosi di recuperare un qualche controllo sulle coscienze ponendosi come, per usare una vecchia espressione della teologa Adriana Zarri, «guardiana del sabato». Sarebbe un ulteriore fallimento della sua missione. Sarebbe però ingiusto non riconoscere la presenza a livello locale, e aggiungo fortunatamente, di Diocesi e parrocchie dove Vescovi, sacerdoti, laici, nonostante tutto, operano per fare partecipe la comunità del messaggio di salvezza e l’aiutano nella comprensione della parola di Dio e nell’esercizio della carità.
Ritornando quindi a questi giorni di tempesta, è importante pregare perché la bufera si quieti e vengano tempi migliori; è altrettanto importante dire ad alta voce, forti del nostro essere membri a tutti gli effetti del Popolo di Dio, che la nostra Chiesa, «semper reformanda», ha bisogno che il processo di rinnovamento, fermo da tempo, riprenda e che a cinquanta anni dal Concilio Vaticano II si abbia la forza di ripartire da quelle straordinarie giornate e di portarle a compimento senza paura.
Ritengo anch’io che sulla vicenda dei documenti trafugati in Vaticano e poi pubblicati, si siano fatte troppe illazioni, che sono andate ben oltre i fatti. Si è parlato di misteri e segreti, lotte tra bande di cardinali per la conquista del potere ecc, ma in realtà si tratta d’altro. Anche in Vaticano, come ovunque, esistono punti di vista diversi, perfino le valutazioni contrastanti sono piuttosto normali e se qualcuno si sente incompreso ha tutto il diritto di rivolgersi al Papa. Se non erro la nostra Costituzione garantisce il diritto alla privatezza; nessuno di noi gradirebbe vedersi pubblicare sui giornali documenti o missive personali.
Da sottolineare che tra i documenti pubblicati c’è anche una relazione dei Vescovi cinesi che esponevano al Papa la situazione della Chiesa in Cina. Adesso i cattolici cinesi saranno esposti a maggiori persecuzioni e sofferenze. Anche questo dovrebbe far riflettere.
Ho assistito alla gioiosa telecronaca della Messa, celebrata dal Papa a Bresso in quel di Milano. Colpisce l’enormità della folla (circa un milione di presenze), ma soprattutto il clima di profonda serenità che regnava tra gli astanti. I quali, a quanto pare, se ne sono beatamente infischiati di corvi gracchianti e delle strida di altri squallidi pennuti. Il fatto è che certo giornalismo, pur generosamente nutrito, è alquanto anemico dal punto di vista culturale ed umano. A causa del suo sensazionalismo di cartapesta. A causa delle sue notizie, sovente infarcite di faziosità e forzature chiaramente strumentali. A causa di certi «comunicatori» che pubblicano fatti e documenti, sulle cui modalità di accesso molti vorrebbero legittimamente essere informati. Senza peraltro alcuna soddisfazione. A causa, infine, dell’immeritato successo, soprattutto di incassi, che certo libellismo alla Dan Brown sembra procurare ai suoi estensori (che sarebbe addirittura lusinghiero chiamare «autori»).
C’è da aspettarsi e da sperare che i lettori di simile materiale siano presi da una salutare stanchezza.
Non è la prima volta, né un caso isolato. Ma con il cosiddetto «Vatileaks» il nostro sistema dei «media» non ci ha fatto comunque una gran figura. Come rileva Guido Morcellin (sul blog www.vinonuovo.it») «sui 230 titoli complessivi» che la stampa italiana ha riservato all’informazione religiosa nel periodo dal 4 all’8 giugno, più della metà (120) erano per il «corvo vaticano», mentre al VII Incontro mondiale delle famiglie, svoltosi a Milano, con il suo milione di persone attorno al Papa, sono stati dedicati solo 52 titoli. E i rimanenti 58 «si sono distribuiti su 22 diversi argomenti, ciascuno dei quali, in media, non ha goduto che di due titoli, come dire che è stato pressoché invisibile per la gran parte dei lettori». Nessuno pretende che non si pubblichino notizie su una vicenda del genere. Ma dovrebbe esserci una «misura» in tutto.
Su queste vicende il settimanale si è già pronunciato, sia con un intervento del Direttore, in questa stessa pagina (del n. 21:
Claudio Turrini