Vita Chiesa

VATICANO: DALL’ARCHIVIO SEGRETO GLI APPUNTI DI PACELLI CARDINALE

(ASCA) – Dal “comunismo ateo” al “razzismo fascista”, dal “vandalismo antisemita” dei nazisti al rapporto tra lo Stato italiano e la Chiesa. C’è tutto questo e molto altro nei “fogli di udienza” del cardinale Eugenio Pacelli, dall’8 febbraio 1930 segretario di Stato di Pio XI e poi suo successore con il nome di Pio XII, appena pubblicati dall’Archivio Segreto Vaticano secondo quanto reso noto dall’Osservatore Romano. Si tratta di 2627 fogli che danno conto di innumerevoli questioni trattate in 1956 udienze da Papa Pio XI nel corso del suo pontificato, inziato il 6 febbraio 1922 e terminato il 10 febbraio 1939, giorno della sua morte. Già il cardinale Pietro Gasparri, predecessore di Pacelli alla guida della Segreteria di Stato (1914-1930), aveva lasciato appunti occasionali delle sue udienze, ma fu proprio Pacelli, spiega l’Osservatore a inaugurare la prassi dei “fogli di udienza”, appunti “finalizzati al lavoro della Segreteria di Stato e della Curia romana in stretta dipendenza da Pio XI”. “Mille e mille questioni occuparono il tempo e i pensieri di Pio XI e del cardinale Pacelli lungo tanti anni, come bene testimoniano questi ‘fogli’ – scrive il Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, sulle pagine de L’Osservatore Romano – dalle più minute richieste di sussidi” alle “rilevanti questioni ecclesiali e politiche, tanto più complicate, quanto più avanzano gli anni che separano le ferite della prima guerra mondiale da quelle della seconda”. Bertone spiega che Papa Ratti riservò “una cura vigilante” per “l’Italia dell’età fascista, la Russia sovietica, la nascente ideologia nazionalsocialista in Germania. Vediamo – osserva ancora il Segretario di Stato Vaticano – già nel 1930 alzarsi il livello di guardia della Santa Sede per tali programmi politici e le loro organizzazioni”. Leggendo i “fogli” si ripercorrono alcuni dei momenti più drammatici di quel particolare periodo storico. Dal “razzismo fascista” al “comunismo ateo”: temi sui quali, scrive Sergio Pagano, si scorgono perfino “differenza di vedute e nei programmi” tra Papa Ratti e cardinal Pacelli. “Se, ad esempio – osserva Pagano – sul cruciale problema del comunismo ateo Pio XI e Pacelli concordano perfettamente nel loro pensiero, su altri temi, quali la politica della Germania, l’antisemitismo, il rapporto Stato-Chiesa sotto il fascismo in Italia, le posizioni dei governi francese e spagnolo di fronte alle Chiese locali e alle loro gerarchie, la pratica dei concordati (per tacere altri aspetti), Pacelli nutriva forse posizioni un poco diverse da quelle di Papa Ratti, pronto però sempre a eseguire gli ordini del Papa una volta che questi avesse espressa la sua linea di pensiero. Non è anzi escluso (come lascerebbero intuire alcuni passi dei nostri ‘foglì) che il fedelissimo segretario di Stato riuscisse qualche volta (sembra quasi impossibile crederlo, dato il carattere imperioso di Papa Ratti) a convincere il Pontefice nel merito, ad esempio, di atteggiamenti prudenziali da tenere nei riguardi di certi governi, anche di fronte a loro mosse discutibili, oppure sull’opportunità di proseguire pazientemente le trattative concordatarie, pure quando la Santa Sede incontrava ostacoli da ogni parte e Pio XI sulle prime si irrigidiva”.