«Rimane ancora poco nota» la produzione sacra di Antonio Vivaldi, che «occupa un posto significativo nella sua opera ed è di grande valore, soprattutto perché esprime la sua fede». Lo ha ricordato stasera Benedetto XVI, in occasione del concerto offerto al Papa dal capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, per il settimo anniversario di Pontificato, in Aula Paolo VI. «Il Magnificat che abbiamo ascoltato – ha detto il Pontefice – è il canto di lode di Maria e di tutti gli umili di cuore, che riconoscono e celebrano con gioia e gratitudine l’azione di Dio nella propria vita e nella storia; di Dio che ha uno stile’ diverso da quello dell’uomo, perché si schiera dalla parte degli ultimi per dare speranza». Con i due pezzi sacri di Giuseppe Verdi ascoltati (Et exultavit, Et misericordia), ha evidenziato il Santo Padre, il registro cambia: ci troviamo di fronte al dolore di Maria ai piedi della Croce: Stabat Mater dolorosa. E qui la musica si fa essenziale, quasi si afferrà alle parole per esprimerne nel modo più intenso possibile il contenuto, in una grande gamma di sentimenti.Anche il Te Deum – ha sostenuto Benedetto XVI – è un susseguirsi di contrasti, ma l’attenzione di Verdi al testo sacro è minuziosa, così da offrirne una lettura diversa dalla tradizione. Egli non vede tanto il canto delle vittorie o delle incoronazioni, ma, come scrive, un susseguirsi di situazioni: l’esultanza iniziale, la contemplazione del Cristo incarnato, l’invocazione all’Judex venturus, perché abbia misericordia, e infine il grido ripetuto dal soprano e dal coro In te, Domine speravi, quasi una richiesta dello stesso Verdi di avere speranza e luce nell’ultimo tratto della vita. Il Papa ha poi precisato: Quelli che abbiamo ascoltato stasera sono gli ultimi due pezzi scritti dal compositore, non destinati alla pubblicazione, ma scritti solo per sé; anzi, egli avrebbe voluto essere sepolto con la partitura del Te Deum. Mi auguro – ha affermato – che questa sera possiamo ripetere a Dio, con fede: In te, Signore, ripongo, con gioia, la mia speranza, fà che ti ami come la tua Santa Madre, perché alla mia anima, al termine del cammino, sia data la gloria del Paradiso. A dirigere il concerto Riccardo Muti, noto come ha sottolineato il Pontefice, per la sensibilità per la musica sacra, come pure per l’impegno perché sia più conosciuto questo ricco repertorio che esprime in musica la fede della Chiesa. Anche per questo sono lieto di conferirgli un’onorificenza pontificia. Al termine del concerto offerto, il Papa ha conferito al maestro Riccardo Muti la Gran Croce di San Gregorio magno. Da parte sua il presidente della Repubblica ha donato al Pontefice un violino pregiato e uno spartito musicale della prima metà del 1800: Messa solenne di Zimmerman. (Sir)