Italia
Vajont: Mattarella, non dimenticate responsabilità umane
Il presidente della Repubblica a Longarone per ricordare il 60° anniversario del disastro: “occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita”
“La frana, la sparizione, nel nulla, di un ambiente, di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita. Sono tormenti che, tuttora – sessant’anni dopo – turbano e interrogano le coscienze”. “Vogliamo, oggi, sforzarci di immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli alpini, non c’erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento a Longarone nel corso della cerimonia commemorativa del 60° anniversario del disastro del Vajont.
“Il disastro del Vajont, come sappiamo – e come è stato ricordato – venne paragonato a quello determinato dallo spostamento d’aria derivante dall’esplosione di un ordigno nucleare”, ha proseguito il Capo dello Stato, ricordando che “le Nazioni Unite hanno classificato questo evento come uno dei più gravi disastri ambientali della storia che sia stato provocato dall’uomo”. “Per questa ragione, il 9 ottobre, è stato indicato dal Parlamento ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’uomo’”, ha aggiunto, ammonendo: “La tragedia che qui si è consumata reca il peso di gravi responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro”.
“I disastri – ha osservato Mattarella – cambiano i luoghi ma il futuro delle popolazioni dipende anche dalla resistenza di coloro che, come i valligiani di questi luoghi, non si sono arresi”. Il presidente ha poi sottolineato che “un altro impegno si avverte, irrinunziabile. Quello della memoria che i cittadini di questi Comuni continuano a coltivare e che tutti avvertiamo come compito della Repubblica”. “Anche per questo motivo – ha spiegato – ritengo che sia non soltanto opportuno ma doveroso che la documentazione del processo celebrato a suo tempo sulle responsabilità rimanga in questo territorio. Quella documentazione era stata, necessariamente, raccolta nei luoghi del giudizio penale perché aveva allora una finalità giudiziaria. Conclusi, da tanti anni, i processi, oggi riveste una finalità di memoria. Appunto per questo, è stata inserita dall’Unesco nel suo registro della memoria. E quel che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata. Per rendere onore alle vittime del Vajont e per riceverne un ammonimento per evitare nuove tragedie”.
“Occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita”, ha poi aggiunto Mattarella. “A un intervento dell’uomo che si traduce in prevaricazione, corrisponde la violenza della natura”, ha proseguito il Capo dello Stato: “Quella violenza che la sapienza delle popolazioni locali, in antica intimità con l’ambiente, sa temere e da cui cerca riparo, sapendo come va rispettata la natura”. “Assicurare una cornice di sicurezza alla nostra comunità significa saper apprendere la lezione dei fatti e saper fare passi avanti. L’interazione dell’uomo con la natura è parte dell’evoluzione della natura stessa”, ha rilevato il presidente, ammonendo: “Perché l’uomo fa parte della natura, ma non deve diventarne nemico”. “Non si tratta di un tema di esclusivo carattere ecologico”, ha continuato: “Ce lo ha ricordato, pochi giorni addietro, anche Papa Francesco nella sua recentissima esortazione. Si tratta di saper porre attenzione e saper governare, con lungimiranza, gli squilibri che interpellano, mettendo in discussione, l’umanità e i suoi destini”. “Sui luoghi della tragedia, il giorno dopo svettava, solitario, a Pirago, il campanile della chiesa di San Tomaso apostolo”, ha aggiunto Mattarella, convinto che “il tempo non diluisce il dolore, ma quel campanile, oggi restaurato, appare, nella sua solitudine, quasi simbolo della resilienza di questo territorio e della sua gente”.