Cultura & Società

Vacanze toscane nelle cartoline d’epoca

di Lorella Pellis«Saluti dall’incantevole spiaggia di Viareggio». Sulla cartolina, datata ai primi del 1900, un gruppo di persone passeggia sulla battigia. Le donne si riparano dal sole con grandi cappelli o graziosi ombrellini e indossano gonne lunghe fino ai piedi. Anche gli uomini sono vestiti di tutto punto, con pantaloni e giacchetta, e per ripararsi dalla calura portano il caratteristico cappello di paglia.Per le sue vacanze, al posto del mare, Assuntina ha scelto la frescura, la pace e la salubrità di Vallombrosa e da qui spedisce una cartolina al fidanzato inviandogli i suoi «saluti infiniti».

«Come stai di salute? Dove sei?», recita la cartolina che Alfredo invia da Bagni di Lucca dove si è recato per la sua vacanza «termale».

Sono solo 3 delle 500 cartoline raccolte nel volume «Vacanze toscane. Un viaggio nei luoghi di villeggiatura attraverso le cartoline d’epoca». Il libro, di Andrea e Fabrizio Petrioli, appassionati studiosi di storia locale, racconta attraverso le cartoline la storia della Toscana tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, quando iniziò a diffondersi la moda delle vacanze. E così, di pari passo con i progressi della fotografia, nacque il costume di spedire le cartoline come ricordo della villeggiatura: la cartolina illustrata – oggi soppiantata da sms ed e-mail – aveva il vantaggio di far scrivere poche parole ad un popolo che, ancora agli inizi del ‘900, mostrava poca dimestichezza con la scrittura.

Ma dove andavano i villeggianti a cavallo dei due secoli passati? «I più ricchi signori, insomma chi poteva permetterselo – spiegano nella premessa al volume Andrea e Fabrizio Petrioli, che hanno collezionato fin qui ben 25 mila cartoline d’epoca – andavano al mare a respirare l’aria salubre e medicamentosa di Viareggio o dei Bagni Pancaldi di Livorno». Molti andavano «a passare le acque», a Bagni di Lucca prima e a Montecatini più tardi. Altri, i più intrepidi, arrivavano fino alla Montagna Pistoiese e da qui sulle vette appenniniche. «I più “comodoni” invece – fanno notare i due autori – si accontentavano di Vallombrosa e di Montesenario, così potevano anche cogliere l’occasione di pregare e ringraziare il Padre Eterno». Alcuni poi andavano in villeggiatura in località meno note, spesso ospiti di parenti ed amici. Molti, ed erano la maggioranza, pur essendo costretti a rimanere in città o in paese, «non rinunciavano ad assaporare l’ebrezza di una piccola vacanza facendo una gita fuori porta o nei parchi delle città. L’Arno si potrebbe considerare con il metro di oggi una località a cinque stelle: acqua pulita, ben sette stabilimenti, alcuni dei quali ben attrezzati con cabine e luoghi di ritrovo».

Il libro, pubblicato dalle Edizioni Polistampa e introdotto da un saggio di Pier Francesco Listri, è diviso in quattro sezioni che riguardano Firenze e l’Arno, i luoghi dove si facevano le «bagnature», le colline e le montagne dove «si ritempravano corpo e spirito» e i luoghi dove si «passavano le acque».

Andrea e Fabrizio Petrioli, Vacanze Toscane. Un viaggio nei luoghi di villeggiatura attraverso le cartoline d’epoca, Edizioni Polistampa, grande formato, pagine 384, euro 44; edizione sintetica ed economica, pagine 248, euro 16.

Parola per parolaLa trovata di Léonil cartolaioCartolina, «piccola carta aperta che si adopera per corrispondenza», è un diminutivo del latino chartula (da dove deriva anche il francese chartre, documento), diminutivo anch’esso di charta, carta. Le notizie sulla sua origine sono piuttosto scarse e talvolta discordanti: pare comunque accertato che la sua data di nascita sia da collocare intorno al 1870. Per quanto riguarda l’origine della cartolina intesa come corrispondenza in un particolare formato ridotto – ancora però priva di immagini – sembra degno di nota il ruolo svolto dal dottor Emanuel Hermann, un professore di economia viennese che, studiando l’efficienza del servizio postale austriaco ed i profitti in rapporto alla quantità di corrispondenza spedita, suggerì l’idea di inviare messaggi più brevi e rapidi così da aumentare il traffico postale e, di conseguenza, anche i guadagni. La sua idea fu accolta positivamente, tanto che il 1° ottobre 1869 fu emessa la prima cartolina, tuttavia ancora bianca sia sul fronte che sul retro.

Secondo l’opinione dei più sarebbe invece la Francia la patria d’origine della cartolina illustrata ed il suo ideatore un cartolaio e libraio di nome Léon Besnardeau, residente a Sillé-le-Guillaume. Nel novembre del 1870, in occasione dello scoppio della guerra franco-prussiana, si accamparono nelle vicinanze di questa località 40 mila soldati della 1ª armata di Bretagna, bisognosi di carta da lettere e buste per scrivere alle famiglie ed alle fidanzate. Quando le scorte terminarono l’ingegnoso cartolaio tagliò in rettangoli di 6,6 cm per 9,9 cm le copertine dei quaderni avanzate, dopo che i fogli erano stati venduti uno per uno, e fece stampare sulla faccia destinata all’indirizzo immagini a soggetto militare (fucili, tamburi, cannoni), accompagnate da scritte di carattere patriottico. Tale innovazione ebbe una rapida diffusione ed un immediato successo, tanto che lo stesso Besnardeau ricevette numerosi riconoscimenti, il più significativo dei quali fu l’emissione nel 1910 di una cartolina in suo onore che riproduceva l’immagine dell’inventore.

Più tardiva fu l’introduzione della cartolina in Italia, dove essa comparve il 1° gennaio 1874; solo successivamente però invalse anche qui l’uso della cartolina illustrata: la prima fu creata nel 1896 in occasione delle nozze del principe Savoia di Napoli (poi re Vittorio Emanuele III) con la principessa Elena di Montenegro e riportava sul fronte gli stemmi italo-montenegrini.

La diffusione della cartolina segnò l’inizio di un modo più rapido ed agile di comunicare, annullando le distanze e permettendo una conoscenza, seppur inizialmente frammentaria e stereotipata, di luoghi più o meno lontani. Mentre inizialmente essa era patrimonio di una cerchia ristretta di membri della borghesia che potevano, attraverso questa, viaggiare stando seduti in poltrona, in seguito, con l’intensificarsi dell’industrializzazione, l’uso della cartolina illustrata incominciò a diffondersi su vasta scala, raggiungendo ogni ceto sociale.