Opinioni & Commenti
Uso ed abuso del bene acqua
Nelle nostre società a sviluppo avanzato, l’acqua sta diventando progressivamente un bene di consumo largo ed eccessivo. Una risorsa ritenuta inesauribile e sempre più comodamente attingibile, a costo zero o irrilevante, così da disporre di essa agevolmente e a piacere. Aumentano in modo esponenziale i consumi, ma non la responsabilità per un attingimento avveduto, regolato e previdente. Anzi non è fuori luogo parlare oggi di un uso smodato e dissipatorio, che equivale ad un abuso.
Ci misuriamo in questi giorni con una crisi idrica generalizzata, accresciuta e acuita dai gravi problemi di siccità di una stagione carente di piogge e da un trend climatico di progressiva elevazione delle temperature e di alterazione del ciclo delle stagioni e delle precipitazioni piovose, nel contesto più generale del turbamento in atto degli equilibri ecosistemici. Tutto questo solleva problemi di coscienza etica nel modo di far uso dell’acqua e di gestirne le risorse. Indubbiamente il problema è sociale e politico e perciò strutturale, organizzativo, gestionale, legale.
Ma non basta a risolverlo senza un’etica che ponga il problema in termini di responsabilità e di solidarietà. Di responsabilità anzitutto, perché l’acqua non è un bene meramente fisico ed eticamente indifferente, posto sotto l’esclusivo criterio del godimento e del vantaggio. È anche un bene morale che interpella e vincola le coscienze, avanzando esigenze di rispetto, di sobrietà e di giustizia. Questo vuol dire che ogni negligenza e spreco, ogni abuso e inquinamento è una colpa morale, è un’ingiustizia, è un peccato, di cui si è responsabili. Responsabili davanti a Dio, della cui provvidenza l’acqua è dono; davanti a se stessi, nella cui coscienza il bene risuona; e davanti agli altri, cui il bene è sottratto.
In termini di solidarietà inoltre perché l’acqua non è proprietà individuale e privata, o unicamente tale. Essa è posta sotto il principio primo della destinazione universale dei beni primari e vitali. L’acqua è di Dio, e da lui fatta piovere e scorrere senza confini e frontiere. Certamente occorre accoglierla e prenderne possesso, ma per una gestione e un uso non arbitrario e profittatore ma solidale e condiviso nella raccolta, nella distribuzione e nell’utilizzo.