Opinioni & Commenti
Uscire dai propri confini e dalle sicurezze per annunciare il Vangelo a tutti
Se proviamo a riflettere insieme su quanto sta avvenendo sul palcoscenico della storia contemporanea, rischiamo di scadere in una sorta di depressione dell’anima. Il fatto stesso che persistano minacce come la guerra nucleare, il terrorismo, i cambiamenti climatici, o la crescente esclusione sociale dei ceti meno abbienti a livello planetario, è davvero molto inquietante. A ciò si aggiunga il deficit di leadership da parte delle classi dirigenti politiche, con un’evidente frammentazione dello scacchiere geopolitico internazionale. Eppure, a pensarci bene, l’umanità ha le risorse per segnare la svolta, affermando il primato della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, sul dio denaro o qualsivoglia interesse di parte. Pertanto è necessario rilanciare, all’interno delle nostre comunità cristiane, l’impegno missionario ad gentes, nella consapevolezza che il Vangelo rappresenta il rimedio per eccellenza contro ogni genere di recessione spirituale e materiale. Esso non può essere inteso come fosse un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto: è anzitutto un dono da condividere, una bella notizia da comunicare a tanta gente che ha fame e sete di Dio. Ecco perché in questo mese si celebra la Giornata missionaria mondiale, che quest’anno cade il 22 ottobre.
Si tratta di un tempo di grazia nel quale siamo chiamati a fare memoria proprio del Mandatum Novum affidato da Nostro Signore Gesù Cristo agli apostoli duemila anni fa. Quest’anno, lo slogan della Giornata – «La messe è molta» – offre numerosi spunti di riflessione, trattandosi di un’espressione di Gesù, dalla forte valenza missionaria, che troviamo nei Vangeli di Luca (10,2) e di Matteo (9,37). La scelta di questa citazione biblica, da parte della fondazione Missio – che in Italia è espressione delle Pontificie opere missionarie – è in linea con l’Esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii Gaudium, sull’annuncio e la testimonianza del Vangelo nel mondo attuale. Ed è proprio il mondo, inteso come contesto esistenziale nel quale siamo stati posti dalla Provvidenza, il campo di grano biondeggiante nel quale vivere la nostra avventura di credenti.
Il termine «messe», d’altronde, riguarda da sempre, nel linguaggio comune, il raccolto agricolo. Un raccolto che, stando alle parole di Gesù, si rivela «abbondante». Dunque è evidente che il seminatore, nella narrazione dei Vangeli, è stato Dio stesso. L’impegno missionario, dunque, rientra nell’ottica del Regno di Dio (potremmo anche dire che la «messe» è il Regno) e il compito dei missionari/e consiste nel cogliere i frutti di bene e di verità che si rivelano nel mondo. Da rilevare che il grano buono e la zizzania, stando sempre ai Vangeli, crescono nello stesso campo e dunque l’azione evangelizzatrice consiste nel permettere al «bene» di prevalere sul «male» e sugli oscuri presagi del nostro tempo.
Fondamentale, in questo contesto, è il ruolo della Chiesa missionaria, in riferimento soprattutto all’«urgente» mietitura che implicitamente scaturisce dalle parole di Gesù. È chiaro, dunque, che l’impegno di annunciare e testimoniare la Buona Notizia è a tutto campo. Quando, ad esempio, si realizzano nel mondo situazioni di Pace, di Giustizia, di Riconciliazione, quando viene rispettato il Bene Comune dei popoli e l’integrità del Creato… tutte queste dimensioni rimandano inevitabilmente al Regno e dunque alla «messe».
Come porsi allora, fattivamente, di fronte a questa messe biondeggiante? Papa Francesco, nel consueto messaggio per la Giornata missionaria, sottolinea il dovere di sostenere le Pontificie opere missionarie, «strumento prezioso per suscitare in ogni comunità cristiana il desiderio di uscire dai propri confini e dalle proprie sicurezze e prendere il largo per annunciare il Vangelo a tutti».
La posta in gioco è alta trattandosi, come scrive sempre papa Bergoglio, «dell’occasione propizia perché il cuore missionario delle comunità cristiane partecipi con la preghiera, con la testimonianza della vita e con la comunione dei beni per rispondere alle gravi e vaste necessità dell’evangelizzazione».