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Usa: Obama rieletto presidente, «il meglio deve ancora venire»

«Four more years». Barak Obama ha annunciato via twitter la vittoria alle presidenziali Usa. A spoglio pressappoco ultimato il presidente si sarebbe aggiudicato almeno 285 grandi elettori, contro i 203 dello sfidante repubblicano Mitt Romney, che ha già chiamato Obama per congratularsi con lui.

«Four more years». L’Ohio si colora di blu, Barack Obama vince le elezioni americane e viene rieletto presidente degli Stati Uniti. Con i 9 grandi elettori del Colorado e i 13 della Virginia, a spoglio pressappoco ultimato il presidente si sarebbe aggiudicato almeno 285 grandi elettori, contro i 203 dello sfidante repubblicano Mitt Romney: ne servivano 270 per la vittoria. Un secondo mandato giunto nonostante una delle crisi più profonde che abbia mai investito la comunità internazionale. Prima di lui, tra le file dei democratici, c’era riuscito solo Bill Clinton.

Nel quartier generale di Chicago è esplosa la festa, i sostenitori hanno affollato le piazze democratiche. “Farò tutto il possibile per finire quello che ho iniziato”, scrive Obama su Twitter. “Lo abbiamo realizzato insieme, ecco, come abbiamo fatto in campagna elettorale ed ecco chi siamo. Il meglio deve ancora venire”. Poi, in una mail, si rivolge al proprio pubblico: “Volevo dirvi che non è stato un caso. Voi lo avete reso possibile. Vi siete organizzati quartiere per quartiere. Quando le cose non erano facili, avete dato nuova spinta. Dedicherò il resto della mia presidenza a rendere omaggio al vostro sostegno e facendo ciò che posso per finire ciò che abbiamo iniziato”. Infine, pubblica una foto in cui abbraccia la moglie Michelle, accompagnata dalle parole “four more years”, “ancora quattro anni”, e nel giro di pochi istanti, secondo l’Nbc, l’immagine diventa la più retweettata di sempre.

Dalle urne esce un Mitt Romney a testa alta, che dopo un paio d’ore riconosce la sconfitta in una telefonata all’avversario. Davanti ai suoi, nel quartier generale di Boston, afferma che “é tempo di grandi sfide per l’America” e “prega che il presidente abbia successo nella guida del Paese. Adesso – dice – democratici e repubblicani lavorino insieme”. Sul voto popolare le ultime proiezioni della Cnn stimano una parità tra i due candidati, dopo un iniziale vantaggio dell’ex governatore, al 49%.

Gli equilibri al Congresso non cambiano: i repubblicani mantengono il controllo della Camera, i democratici del Senato, conquistando un seggio in più, strappando quelli di Indiana e Massachusetts e perdendo tuttavia il Nebraska, dove il repubblicano Deb Fischer ha battuto Bob Kerrey nel seggio che apparteneva a Bob Nelson, ritiratosi quest’anno. Obama si prende anche l’Ohio, il New Hampshire, l’Iowa, il Wisconsin, la Pennsylvania, il Michigan e sorpassa alle ultime battute Romney in Virginia. L’affluenza, considerata un fattore cruciale per le sue speranze di vittoria, è stata inferiore rispetto ai numeri record del 2008, quando si attestò al 63,6% con 131 milioni di votanti.

Per un quadro completo bisognerà però attendere tuttavia i dati dei voti anticipati, per posta, o via mail, recapitati d’urgenza a causa dei disordini provocati dall’uragano Sandy.

Sul fronte internazionale le prime congratulazioni sono arrivate dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, secondo cui Obama “ha dimostrato una leadership ferma nel mantenimento di questo legame vitale e io spero di continuare questa stretta collaborazione per fare in modo che l’Alleanza mantenga la sua efficienza di fronte ai rapidi cambiamenti del mondo, contro le nuove minacce, con nuove capacità e un network di partner più forte in tutto il pianeta”. “Complimenti calorosi al mio amico Barack Obama. Sono impaziente di continuare a lavorare insieme”, ha scritto su Twitter il primo ministro britannico, David Cameron, replicando alle parole di Alexei Pushkov, il presidente della Commissione esteri della Duma, che ha sottolineato la “grande sconfitta” di Mitt Romney e del “disperato tentativo” delle forze repubblicane “di riportare gli Stati Uniti, compresi la loro politica estera, ai tempi di George. W Bush”.

Oggi, inoltre, si è votato in alcuni Stati anche per numerosi referendum: via libera alle nozze gay in Maine, alla legalizzazione della marijuana in Colorado e nello Stato di Washington, mentre la Florida ha mantenuto il finanziamento pubblico per l’aborto.