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Usa, la Camera dice sì all’impeachment. Trump: vogliono annullare il voto

Donald Trump è entrato nella storia come terzo presidente Usa messo in stato d'accusa con la procedura di impeachment. Prima di lui sono finiti a giudizio solo Andrew Johnson nel lontano 1868 e Bill Clinton nel 1998. Entrambi sono stati assolti in Senato, come succederà con ogni probabilità in gennaio anche al tycoon, che conta sulla granitica maggioranza repubblicana nella camera alta del parlamento. 

(da New York) Abuso di potere e ostruzione al Congresso. Sono questi i due capi d’accusa contro il presidente Trump che ieri sera la Camera dei Rappresentanti ha votato aprendo formalmente il processo di impeachment, la messa in stato d’accusa del 45º presidente degli Stati Uniti. Con 230 voti a favore del primo articolo e 229 del secondo, il presidente è stato formalmente accusato. Tre democratici si sono schierati con il partito repubblicano che compatto ha votato no, dopo un dibattito lungo e che solo a sera ha portato al processo di voto. Trump diventa formalmente il terzo presidente degli Usa accusato di impeachment, dopo Andrew Jackson e Bill Clinton. Richard Nixon sfuggì al voto poiché si dimise in anticipo.

Il presidente, dopo la lettera al vetriolo di martedì alla presidente della Camera in cui l’accusava di ogni nefandenza verso la democrazia americana, ha seguito il procedimento dalla Casa Bianca continuando a twittare frasi come «Atroci bugie» e «Attacco all’America e al partito repubblicano». In serata, mentre la Camera votava, si è recato per un comizio in Michigan, uno degli Stati in bilico per le prossime elezioni, e durante il discorso ha usato costantemente il noi, ingaggiando nella battaglia contro l’impeachment anche i suoi elettori. «Non sembra davvero che veniamo messi sotto accusa», ha detto Trump, sostenendo che stava vincendo una guerra politica: «Non abbiamo fatto niente di male. Abbiamo un enorme sostegno nel Partito repubblicano, come non ne abbiamo mai avuto prima». Il lungo dibattito iniziato la mattina e terminato la sera ha mostrato una nazione sempre più divisa, dove ciascuno dei partiti rivendica proprie fonti di informazioni e una lettura dei fatti che rende impossibile un dibattito sereno sulla condotta presidenziale e questo mentre i sondaggi mostrano che il Paese non vuole la rimozione del presidente.

Ora il processo passa al Senato, dove si prevedono tempi più brevi nel giudizio, poiché la Camera è controllata dai repubblicani e il loro portavoce ha già fatto intendere che non saranno chiamati testimoni, impedendo in questo modo ai funzionari che non si sono presentati alle udienze della Camera dei rappresentanti di raccontare la loro versione dei fatti.