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Usa, inizia l’epoca Obama
Sia pure annunciata dai sondaggi la squillante affermazione che proietta Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti è un evento periodizzante, per gli Stati Uniti, ovviamente, ma non solo, se il presidente Usa è in realtà il punto di riferimento anche della politica internazionale. Per il colore della pelle, per la sua storia, per la sua età, il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti afferma qualcosa di nuovo, quel cambiamento che è stato al centro della sua campagna elettorale, quell’empatia con un elettorato bisognoso di punti di riferimento e nello stesso tempo di prospettiva, di slancio, che i morsi della crisi hanno posto in primo piano.
Il discorso di Obama infatti affonda le sue radici nella tradizione americana, ma ne afferma nello stesso tempo la proiezione in avanti che le cose oggi richiedono. Individuare le forme, i modi, i programmi del cambiamento e del rinnovamento, ma soprattutto dei nuovi investimenti che questa storia accelerata del ventunesimo secolo reclama, sarà l’opera delle prossime settimane, fino al solenne insediamento. E’ la sfida cruciale, per tradurre in realtà, in concrete politiche, quel rilancio, per quel cambiamento in positivo, per quel recupero di slancio e di prospettiva che oggi trasversalmente si richiedono al nuovo inquilino della Casa Bianca. La crisi finanziaria e poi economica che si aggira per l’Occidente e che di fatto interessa tutta l’economia globalizzata è certamente il primo e fondamentale dossier. Si tratta di rilanciare gli Stati Uniti, ma anche di mettere ordine in un mercato finanziario mondiale che, già nel corso degli anni novanta del secolo scorso faceva emergere bolle dagli imprevedibili effetti. Si tratta di un problema economico, ma anche ovviamente di un problema sociale: la middle class americana e non solo sta combattendo per molti aspetti in questi anni una complessa battaglia per la sopravvivenza.
Il mondo globalizzato ha bisogno di un riferimento, ma ha bisogno anche di un tessuto di relazioni: ecco il secondo dossier planetario per il presidente americano, la governance mondiale, le questioni della pace e della sicurezza. Il viaggio in Europa, tra Berlino e Parigi in particolare, ha permesso al nuovo presidente di toccare con mano l’importanza del rapporto con l’Europa, anche nella proiezione verso il Medio Oriente, dalla Terrasanta all’Afghanistan, da sempre il grande perno delle grandi questioni e delle decisioni geo-politiche. L’Iraq e l’Iran, la guerra da finire e il nucleare da gestire rappresentano oggi le emergenze più vistose. Collegata con i temi della pace c’è poi la questione ambientale planetaria, che può essere un importante volano per nuove relazioni geo politiche globali. L’economia, le questioni geo-politiche, dalla pace all’ambiente: il terzo grande dossier planetario è quella questione antropologica, che oggi si pone in termini nuovi e stringenti. Le grandi scelte bio-etiche sulle tecnologie applicate alla vita, la tutela e la promozione della vita e della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, rappresentano punti fermi fondamentali per misurarsi positivamente con il futuro, da cui non si può deflettere.