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Uomo-donna, dall’antagonismo alla comunione

di MARCO DOLDINegli ultimi decenni si sono delineate tendenze sbagliate nell’affrontare la questione femminile e, di conseguenza, quella maschile. Una prima tendenza sottolinea fortemente la condizione di subordinazione, passata o presente, della donna, suscitando così uno sterile atteggiamento di contestazione; la donna, per essere se stessa, si costituisce rivale dell’uomo, in una ricerca di poteri e di ruoli.

Un’altra tendenza, più recente, è quella che, nell’intento di evitare ogni supremazia dell’uno o dell’altra, giunge a cancellarne le differenze in un appiattimento culturale ed educativo. In questo presunto sforzo di liberazione, crea difficoltà, almeno in un primo tempo, la differenza corporea: il sesso maschile o femminile. Per ovviare a questo, si ricorre ad un altro termine, molto utilizzato, quello di “genere” riferito specialmente all’esercizio della sessualità; nel tentativo di liberare la persona dalla sua realtà sessuata di uomo o di donna, si negherebbe qualunque caratteristica propria della femminilità o della mascolinità, per lasciare a ciascuno di modellarsi a proprio piacimento.

Non è un caso il diffondersi di una terminologia, che indica le persone con la categoria di omosessuale, eterosessuale, bisessuale, etc. In questa prospettiva non potrà mai avvenire alcuna reale liberazione della donna.Davanti a questa situazione la Chiesa, esperta in umanità, da sempre si interessa di ciò che riguarda l’uomo e la donna, riflettendo molto sulla dignità, sui diritti e doveri di ciascuno. Frutto di questa attenzione è la recente “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo” della Congregazione per la Dottrina dalla Fede. Il documento, semplice e ricco insieme, si propone di mettere in luce riflessioni ispirate dai dati dottrinali dell’antropologia biblica circa “i presupposti per una retta comprensione della collaborazione attiva nel riconoscimento della loro stessa differenza tra uomo e donna nella Chiesa e nel mondo” (1). E i dati capitali dell’insegnamento biblico sono: il carattere personale dell’essere umano; l’uomo è una persona, oggetto dell’intervento creativo di Dio e del dialogo costante, in eguale misura, l’uomo e la donna. Entrambi sono stati creati ad immagine e somiglianza del Dio personale. Insomma, l’antropologia biblica ricorda che, nelle questioni generali come in quelle concrete, la dimensione maschile e femminile deve essere affrontata con un approccio relazionale, non concorrenziale, né di rivalsa.Inoltre, c’è da rilevare l’importanza e il senso della differenza dei sessi, come realtà inscritta profondamente nell’uomo e nella donna. La sessualità non è un insignificante dato biologico, ma è una componente fondamentale della personalità, un suo modo di essere, di manifestarsi, di esprimere e vivere l’amore umano.

Ancora, la Sacra Scrittura testimonia che la creatura umana nella sua dimensione spirituale e corporale si qualifica fin dal principio nella relazione con l’altro-da-sé. È una relazione posta nell’essere umano dal Dio Amore, comunione di Persone, ma che è stata incrinata dalla scelta del peccato dell’uomo. Ne consegue che la relazione buona, ma ferita ha avuto bisogno di essere guarita.

Al riguardo, l’Antico Testamento contiene tanti avvenimenti della vittoria sul male originale ed anche qualcosa di più. Nel suo dipanarsi la Storia della Salvezza richiama il rapporto tra l’uomo e la donna come il concretizzarsi di quella alleanza d’amore tra Dio e il popolo. In questo modo la relazione sponsale, nel rendere presente l’amore divino, trova in quest’ultimo il suo modello e la sua origine. Tutto questo troverà compimento nell’amore sponsale di Cristo per la Chiesa, di cui il matrimonio cristiano è segno nel mondo. Sconvolgente è la recezione che l’apostolo Paolo fa dell’opera della redenzione, comunicata ai credenti già nel battesimo: “vi siete rivestiti di Cristo…non c’è più uomo né donna” (Gal. 3,27-28). Non è decaduta la differenza, come suggeriscono alcune istanze del nostro tempo, ma “in Cristo la rivalità, l’inimicizia e la violenza che sfiguravano la relazione tra l’uomo e la donna sono superabili e superate” (12).

Il testo integrale della Lettera sulla collaborazione uomo-donna