Italia

«Uno di noi»: consegnate al ministero dell’Interno 631.024 firme

Se ne è parlato questa mattina a Roma presso il ministero dell’Interno, dove il Comitato italiano per la raccolta delle firme ha invitato la stampa alla cerimonia della consegna di 70 scatoloni e di un dvd. Negli scatoloni, giunti al Viminale con un camioncino, sono contenute le 533.591 firme italiane, già convalidate dal Comitato presieduto da Carlo Casini, parlamentare europeo. Nel dvd, invece, si trovano le 97.433 firme raccolte on-line, cioè attraverso il sito www.oneofus.eu, tramite il quale in tutta Europa è stato possibile aderire alla campagna. Delle quasi 1,9 milioni di firme, ben 631.024 sono italiane e di questo «straordinario risultato», ha commentato Casini alla stampa, «dobbiamo sicuramente andare fieri, perché mostra come nel nostro Paese sia forte la sensibilità per tutto ciò che riguarda la vita, l’uomo, la sua dignità, dal concepimento alla morte naturale». A livello europeo, sommando le firme Paese per Paese, si ottiene che un terzo dei consensi è arrivato con la raccolta on-line (662.328) e due terzi per via cartacea (1.229.078).

Nella classifica provvisoria sui risultati della raccolta, l’Italia risulta il Paese dove si è toccato il record di 631.024 firme, seguito da Polonia (248.965), Germania (171.978), Spagna (167.176), Romania (135.563), Francia (106.996). Per quanto riguarda la percentuale di superamento dei propri «minimi», fissati dal regolamento comunitario, sono andati forte Paesi quali Austria, Cipro, Grecia, Croazia, Ungheria, Lettonia, Malta, Portogallo, Slovacchia. Invece poche risposte sono venute da Regno Unito, Svezia, Finlandia, Danimarca, Repubblica Ceca, Belgio e Bulgaria. Ciò che attende ora la campagna è la procedura di verifica e validazione, da parte di ciascun Paese, dei propri risultati. «Una volta consolidati – ha spiegato Casini – le strutture dell’Unione, a partire dal Parlamento, dovranno prendere atto della volontà dei cittadini espressa attraverso questa ‘iniziativa europea’, discutendo le questioni poste. In particolare, la campagna chiede che nel bilancio europeo non si postino voci di spesa per iniziative che danneggino o distruggano l’embrione umano. Chiede che non vengano dati fondi per aiuti allo sviluppo a iniziative che ugualmente contribuiscano a tale distruzione e che anche la ricerca scientifica non venga finanziata qualora preveda l’uso dell’embrione con procedure che ne comportino la sua distruzione».