«Galileo è stato chiamato a ragione divin uomo, perché ha saputo leggere e studiare la scienza attraverso gli occhi della fede». Queste le parole del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, nel saluto all’assemblea durante la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, domenica scorsa a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. L’iniziativa è stata promossa dalla Federazione mondiale degli scienziati, guidata dal fisico Antonino Zichichi, per festeggiare il 445° anniversario della nascita del fondatore della scienza moderna. «Galilei ha distinto le due ragioni, le verità della scienza e le verità utili per la nostra salvezza, che sono comunicate dalla voce dello Spirito», ha detto nell’omelia mons. Ravasi. Alla fine della Messa, la prima solenne in onore di Galilei dopo quattro secoli, Zichichi ha annunciato che nella stessa Basilica sarà accolta una statua del grande scienziato.Anche l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori si è soffermato a parlare di Galileo, lunedì scorso, durante la Messa celebrata a Firenze per l’apertura dell’anno accademico dellUniversità. «Fede e scienza ha ricordato Betori non si oppongono tra loro, ma scaturiscono ambedue da una volontà divina che rispetta l’uomo nella sua libertà in ordine alla fede e nella sua ragione in ordine alla conoscenza del mondo». Questa forma di umanesimo, «che nel riconoscere la centralità dell’uomo non lo ha mai opposto al mondo e a Dio», secondo l’arcivescovo di Firenze rappresenta una delle grandi intuizioni di Galileo: proprio lui infatti «affermava non potersi dare contraddizione tra il libro delle fede e il libro della natura, che avevano il medesimo autore». A dimostrazione di come Galileo non possa essere opposto alla fede, Betori ha citato una frase dello scienziato toscano: «procedono di pari dal Verbo divino la Sacra Scrittura e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice degli ordini di Dio». Parole che trovano una eco nel modo in cui, alcuni secoli dopo, il Concilio Vaticano II descriverà, nella Gaudium et spes, la ricerca scientifica: «La ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio». Una frase, ha ricordato ancora Betori, «che nel testo conciliare precede immediatamente il riconoscimento dell’errore compiuto nei riguardi di Galilei: A questo punto, ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che, suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro». L’Arcivescovo di Firenze ha rivolto anche un pensiero alla situazione delle Università in Italia, ricordando «il doveroso sostegno economico che la società deve riconoscere alle istituzioni di cultura e di formazione, cui dovrà corrispondere un uso secondo principi di efficienza e di servizio al Paese». (Riccardo Bigi)