L’Università di Siena deve fare i conti con la gestione di un deficit milionario; l’Università di Firenze è in grado di chiudere il bilancio in pareggio grazie ad ulteriori alienazioni immobiliari; l’università di Pisa chiuderà il bilancio 2008 in pareggio, come accaduto finora, ma prevede di andare in deficit a partire dal 2009. Questa la fotografia sullo stato di salute degli atenei toscani emersa al termine dell’audizione, nel corso della quale la commissione Cultura del Consiglio regionale, presieduta da Ambra Giorgi, ha ascoltato il Rettore di Siena, Silvano Focardi, e i prorettori delle Università di Firenze e Pisa, Leonardo Casini e Roberto Lorenzi.A sollecitare l’audizione era stato, nelle settimane scorse, il vicepresidente del Consiglio regionale e membro della Commissione, Alessandro Starnini, preoccupato del futuro delle Università toscane dopo le notizie di stampa che riferivano del deficit di diverse decine di milioni emerso nei conti dell’ateneo di Siena.Focardi ha spiegato che nemmeno un mese fa la dirigenza amministrativa ha pensato di risolvere i problemi di liquidità dell’Università non versando i contributi Inpdap dovuti per il personale docente e non docente. In dieci mesi si è così generato un deficit consistente, che sommato a quello attinente ai mutui contratti per interventi edilizi (debito che era stato ridotto e ristrutturato nel 2006) ha prodotto un deficit corposo. Siamo impegnati ha detto a definire un piano di rientro che tra il 2009 e il 2012 dovrebbe consentirci di giungere al pareggio di bilancio. Focardi ha poi lamentato che a partire dal 2001 i Governi non hanno più finanziato gli aumenti stipendiali annuali delegando questo compito alle singole Università. Siccome Siena ha molto personale ha aggiunto questo ha prodotto ulteriori difficoltà. Focardi ha infine detto che il sistema di controllo amministrativo dell’Università di Siena, a partire dalla nascita dell’autonomia finanziaria, non ha funzionato: Dovremo senz’altro riorganizzarci su questo fronte.Leonardo Casini, prorettore dell’ateneo fiorentino, ha spiegato che l’Università ha attraversato una fase molto complessa già a partire dagli anni ’90, quando si sono attivati gli investimenti per il Polo universitario di Novoli e per quello scientifico di Sesto Fiorentino. A questo si è aggiunto il dover fare fronte agli aumenti stipendiali per personale docente e non docente, che incide, in media, per il 4%. Di contro ha detto le entrate dell’Università sono vincolate a due sole voci: i trasferimenti del fondo ordinario, in diminuzione costante, e le tasse d’iscrizione, a loro volta vincolate a non superare il 20% dei trasferimenti del fondo ordinario. Per evitare il deficit, dal 2007, l’ateneo fiorentino ha deciso, accanto all’alienazione di immobili non funzionali all’attività, il blocco del turn-over e quello dei mutui. Un’ulteriore difficoltà con la quale ci troviamo a fare i conti ha precisato Casini è che ad oggi, e così avviene ogni anno, non sappiamo quale sia l’entità dei fondi statali a disposizione per il 2008. Casini ha escluso che uno dei motivi delle difficoltà finanziarie delle università sia da imputare alla proliferazione dei corsi e al decentramento, mentre ha affermato che il dissesto è provocato dal mancato finanziamento pubblico e dalla difficoltà, a differenza di quanto avviene in altre parti d’Europa e del mondo, di attirare finanziamenti privati. In questo senso, ha concluso, l’idea di trasformare le Università in Fondazioni non è la strada giusta per risolvere la partita.Roberto Lorenzi, prorettore dell’ateneo pisano, ha ribadito le difficoltà connesse con i trasferimenti sempre più poveri dal fondo ordinario, con il mancato rispetto del parametro di Lisbona, secondo il quale all’università doveva andare il 3% del Prodotto interno lordo, e dall’aumento dei costi prodotto dagli aumenti stipendiali. Per questo ha detto dal 2001 ad oggi abbiamo diminuito di 80 unità il corpo docente e di 160 unità quello tecnico amministrativo. Un trend tuttora in corso, così da confermare il pareggio di bilancio anche nel 2008. I nostri bilanci ha sottolineato Lorenzi sono da sempre in pareggio. Qualcuno afferma il contrario dicendo che è facile far pareggiare i conti di un bilancio di cassa. L’Università di Pisa, però, non ha solo il bilancio di cassa, ha anche un bilancio di competenze pluriennale e se qualcuno volesse scorrerlo vedrebbe che anche il bilancio strutturato risulta in pareggio. Un andamento virtuoso che comunque non ha impedito consistenti investimenti per l’edilizia e la ricerca, per i quali solo negli ultimi anni si è fatto ricorso ad un mutuo contratto con la Cassa depositi e prestiti. Così stando le cose ha concluso anche l’Università di Pisa potrebbe andare in rosso già dal prossimo anno.Il commissario Starnini ha sottolineato che l’audizione e i prossimi incontri già in programma dovranno servire a costruire l’esatta valutazione dello stato di salute delle università toscane e a capire quanto hanno pesato e pesano i tagli al fondo ordinario. Il Consiglio affronterà poi la questione con un atto che sarà discusso dal Consiglio regionale. (lm)