Vita Chiesa
Unitalsi, cent’anni di moltitudine
L’attività dell’associazione però, nonostante si concretizzi principalmente in quanto promesso dal suo stesso nome (pellegrinaggi a Lourdes, Loreto, Fatima dove il personale volontario e gli ammalati vivono un’indimenticabile esperienza di fede), è cresciuta nella capacità di realizzare anche altre iniziative di grande respiro spirituale e sociale.
A livello locale infatti l’Unitalsi organizza attività che vanno dall’assistenza domiciliare alla preparazione di soggiorni estivi e invernali e alla costituzione di case famiglia dove parcellizza il suo amorevole sostegno tra tutti gli invisibili (anziani, poveri, disabili) troppo spesso abbandonati in balia dell’altrui compassione.
A livello nazionale poi è arrivata persino a coinvolgere personaggi dello spettacolo (Morandi, Ron, Celentano,Cocciante, Pooh ) in momenti di intrattenimento di grande emozione. Perché l’Unitalsi, oggi più che mai, è uno strumento attraverso cui la disperazione diventa speranza, la tristezza si scioglie in sorriso. Un’associazione di uomini per gli uomini impegnata a rendere ogni tipo di sofferenza sopportabile nella consapevolezza che la Beata Vergine, come rivelò a Santa Bernadette nella grotta di Massabielle, «non ci promette di farci felici in questa vita, ma nell’altra». Una frase che il giovane Giovanni Battista Tomassi (classe 1880) portò sempre scolpita nel cuore dopo aver ricevuto la grazia della fede proprio a Lourdes, dove si era recato con un ultimatum alla Madonna: «o mi guarisci, o mi ammazzo».
Eh sì, perché molti conoscono l’Unitalsi ma pochi sanno la storia che si nasconde dietro la sua nascita nel 1903, cent’anni or sono. Nacque dalla perseveranza di un ragazzo romano, Giovanni appunto, affetto dall’età di dodici anni da una grave artrite deformante. Un ammalato in cui la sofferenza, trasformata da una vivida intelligenza in sorda ribellione, scalzò la fede al punto da fargli intraprendere il viaggio della speranza con una rivoltella nascosta in tasca, pronto a farla finita se non fosse avvenuto il miracolo della guarigione. Ma il miracolo puntualmente avvenne, e fu anche più grande di quello sperato. Annotò lo stesso Giovanni nel suo diario: «un sorriso della Vergine è bastato a trasformarmi. Mi sento felice nella mia infelicità e voglio dedicare tutte le mie deboli forze a creare un’organizzazione che dia la possibilità ad altri ammalati di ottenere la mia stessa grande consolazione».
Spese così infatti il resto della sua breve esistenza, la malattia avanzò inarrestabile portandolo alla morte nel 1920, e dal suo impegno venne alla luce l’Unitalsi con la benedizione di Pio X. Giovanni morì dunque col sorriso sulle labbra di chi ha concluso la sua missione terrena, inebriato dalla fiducia in quell’amore eterno che racchiude il vero segreto della vita: credere profondamente che la morte non esiste. E l’Unitalsi, con centenario ma anche rinnovato zelo, con i suoi ammalati che spesso danno lezioni di vita impareggiabili ai sani a servizio, è la testimonianza vivente che Giovanni continua, da chissà quale brandello di cielo, a sorridere, infondendoci la granitica certezza che aveva ragione.
Se a tutto questo aggiungiamo gli interventi di unitalsiani che hanno trasformato la loro esperienza in una scelta di vita, come la missionaria suor Sandra Matulli e Lorenzo Calamai, un giovane che dall’Unitalsi è andato a Calcutta tra i malati di mente e di tubercolosi, si può decisamente definire la giornata «un crescendo di emozione». A chiudere in bellezza infine lo spettacolo delle corali «Voci di Casale» diretta da Barbara Meini, «La corale di Valle» diretta da don Gerardo Pucci e la straordinaria corale «Apparenti stonature» formata dai pazienti dell’Unità funzionale di salute mentale di Volterra e diretta da Alessandro Calò. Un bilancio della giornata? Beh, considerando il «coinvolgimento emotivo palpabile e visibile» di cui ha parlato lo stesso monsignor Vasco Bertelli (vescovo emerito di Volterra) durante la Messa della mattina, è quasi superfluo concludere dicendo che, se questo è il tenore degli appuntamenti che l’Unitalsi organizza, ogni partecipante in cuor suo lasciando il Palazzetto di Cecina le ha sicuramente augurato altri cento di questi anni.