Riconoscere la peculiarità di questa stagione ecclesiale, curare la crescita e la maturazione di quanti nella comunità cristiana condividono responsabilità, prestare attenzione alla condivisione del cammino ecclesiale da parte dei laici insieme ai ministri ordinati. Sono le tre considerazioni che il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha proposto questa mattina ai partecipanti alla Settimana di aggiornamento pastorale del Cop (Centro di orientamento pastorale), in corso a Capiago (Como) e dedicata alle nuove forme di comunità cristiana. La parrocchia, ha premesso mons. Crociata, è espressione significativa e autorevole, nonché lungamente praticata e profondamente radicata, della creatività pastorale della Chiesa. La difficoltà di oggi ha aggiunto può insorgere in particolare dalla tentazione di gestire in termini meramente organizzativi, dettati da gravi carenze di risorse di ogni genere, il passaggio da un modello ad un altro, saltando quel necessario processo di maturazione che solo garantisce ad una struttura socio-religiosa di essere effettivamente frutto e spazio di vita ecclesiale.La prima considerazione enunciata dal segretario generale della Cei riguarda la peculiarità di questa stagione ecclesiale, ancora evolutivamente sospesa tra cattolicesimo popolare e processi di disaffezione e distanziamento dal cristianesimo e dalla Chiesa. Raccogliere la sfida del tempo presente ha sottolineato significa non smettere di lavorare con il cattolicesimo di popolo senza per questo sottovalutare il processo di erosione che esso subisce, ricordando che il carattere popolare non è dato dai grandi numeri, ma dalla capacità di vivere in un contesto determinato, preso nella sua interezza e concretezza, la sacramentalità come incarnazione ed espansione. In questo quadro ha precisato bisognerebbe porre la vera questione pastorale di oggi, ovvero come coltivare un’appartenenza ecclesiale di qualità senza smettere di accompagnare tutti quelli che chiedono a qualsiasi titolo e in qualsiasi forma un servizio religioso, adoperandosi in tutti i modi per favorire il passaggio verso forme sempre più consapevoli e qualificate di appartenenza ecclesiale.In secondo luogo, mons. Crociata ha evidenziato la necessità di curare con maggiore attenzione la crescita e la maturazione di quanti nella comunità cristiana condividono responsabilità, dai ministri ordinati a coloro che svolgono le più svariate forme di collaborazione pastorale, tenendo presente che la qualità dell’azione pastorale complessiva dipende dalla qualità di quanti vi assumono compiti e ruoli. Infine un ambito a cui dedicare attenzione è quello della condivisione del cammino ecclesiale da parte dei laici insieme ai ministri ordinati. Da qui l’esortazione a riscoprire l’apostolato dei laici: il laico può essere un collaboratore pastorale o anche solo un consumatore religioso, ma egli è soprattutto chiamato a svolgere un apostolato, partecipando all’apostolato gerarchico, da spendere non solo nelle parrocchie e nei movimenti, ma nell’impegno nei mondi della professione, della famiglia, della società e simili. Il luogo dell’apostolato ha concluso è il mondo intero, poiché esso consiste nell’animazione delle realtà temporali. (Sir)