Italia

Unità, diversità dialogo e… pace nel nome di La Pira

di Andrea FagioliAvrà forse un senso diverso il colloquio promosso dall’Azione cattolica regionale nel nome di Giorgio La Pira. Un senso diverso per i venti di guerra che si avvertiranno prepotenti e tempestosi nella magnificenza del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio e nell’austerità del Convento di San Marco, sedi deputate all’intensa giornata di studio, di riflessione e di preghiera in programma questa domenica.Il colloquio, «Unità diversità dialogo», si proponeva una rinnovata lettura teologica della storia a venticinque anni dalla morte del «sindaco santo». «La faremo ugualmente questa lettura – spiega Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, chiamato ad aprire il convegno con la relazione “Nel mistero della Trinità: unità, diversità, relazione” –. Anche se io – precisa Bianchi – non sono chiamato a fare una relazione teologica: partirò dalla Trinità, che è una comunità di amore e di dialogo, per dire che l’umanità tutta porta questo sigillo e che dev’essere sempre una comunità capace di dialogo e di comunione, altrimenti contraddice l’intenzione posta da Dio nel creare l’uomo». Vista la situazione mondiale, il priore di Bose dice che parlerà soprattutto della necessità del dialogo e del confronto «per mettere in atto vie di comunicazione e di comunione tra gli uomini, per resistere alla barbarie e soprattutto perché il mondo sia più abitabile».È in questa chiave che Bianchi rilegge «l’appello che fece La Pira in modo profetico, che fece Papa Giovanni in modo profetico e che è perseguito ancora oggi da Giovanni Paolo II: l’appello ad essere sentinelle di pace. Un fatto determinante per la testimonianza dei cristiani nel mondo».Ma che ruolo hanno o dovrebbero avere le religioni nella pacificazione del mondo? «Devono innanzitutto dimostrare – risponde Bianchi – che non vogliono lo scontro di culture e soprattutto noi cristiani, in questo momento, dobbiamo dimostrare all’Islam che non vogliamo assolutamente né disprezzarlo, né opporci, né renderlo nemico. Questo è molto importante. E credo che questa testimonianza sia stata data addirittura con il costo da parte del cristianesimo di distinguersi dall’Occidente».

Enzo Cacioli, delegato regionale dell’Ac e principale promotore dell’incontro fiorentino che si inserisce nel «Progetto cittadinanza» ricorda la lettura che La Pira faceva in chiave attuale del profeta Isaia: «Siamo sul crinale apocalittico della storia. Dal 6 agosto del 1945, giorno in cui esplose l’atomica su Hiroshima, l’umanità ha una sola alternativa fra le due: cadere nel baratro della distruzione o scegliere i mille anni di pace». Il sentire di Isaia era quello dei mille anni di pace e La Pira li indicava come unica alternativa percorribile per l’umanità. «La Pira – spiega Cacioli – afferma sempre il valore della pace come prospettiva, come obiettivo concreto, attuale, operativo e come metodo di lavoro nel presente. Ecco perché cerca sempre il dialogo, il negoziato, riconosce il valore dell’obiezione di coscienza, persegue il disarmo, la pace, l’unità del genere umano».

«A venticinque anni dalla morte di Giorgio La Pira vogliamo cogliere in tutta la sua capacità espressiva – dicono gli organizzatori del convegno – l’appello alla bellezza, alla pace e all’armonia che Firenze e la nostra terra di Toscana esprimono nei confronti dell’intera umanità, vocazione fortemente delineata e perseguita dall’opera lungimirante e profetica del professore, indimenticabile sindaco della città. La Pira, quale sindaco di Firenze, richiamava l’urgenza di collocare ogni nostra riflessione nell’orizzonte storico della ricerca dell’unità, della giustizia e della pace universale. In giorni nuovamente segnati dal sangue e da una diffusa sfiducia in ordine al cammino storico dell’umanità, vogliamo riproporre ed attualizzare l’inderogabile prospettiva del sentiero di Isaia».

Ma La Pira nella situazione attuale cosa farebbe? «Quello che ha fatto allora – risponde ancora Bianchi –, ovvero non ha mai chiamato nemico nessuno, ha promosso un processo di de-nemicizzazione ed ha cercato il dialogo ad ogni costo, chiedendo a tutti di essere ben consapevoli che una guerra è un’avventura senza ritorno. La Pira è stato un profeta della pace e lo sarebbe anche oggi».

Il programma del convegnoDomenica 23 marzoore 9 Prima sessione – Palazzo Vecchio – coordina Piero TaniMessaggi e saluti autorità«Nel mistero della Trinità: unità, diversità, relazione», Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose«Unità diritto e pace», Giovanni Conso, Presidente emerito Consultaore 12,30 Messa in San Marco – monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa, presidentedella Cet e vicepresidente Ceiore 13,30 pranzo pressoil Convento di San MarcoVisita guidata all’Annunciazione del Beato Angelicoore 15 Seconda sessione – San Marco – coordina Mario Primicerio«Unità giustizia e sviluppo», Riccardo Petrella, Università Cattolica di Lovanioore 18,30 conclusioni