Italia

UNITA’ D’ITALIA, MESSA CARD. BAGNASCO: UNITA’ DEL PAESE TESORO DA CUSTODIRE

“Elevare a Dio l’inno di ringraziamento per l’Italia”, nella “consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità”. Così il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha spiegato il senso della celebrazione che ha presieduto, questa mattina, nella basilica di S. Maria degli Angeli a Roma per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Presenti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il presidente del Partito democratico Rosy Bindi, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, il presidente del Comitato per l’Unità d’Italia Giuliano Amato, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. La Messa si è conclusa con il canto di ringraziamento del Te Deum.

Dono di appartenere ad un popolo. Ben prima dell’Italia in senso stretto, ha sottolineato il porporato, “è esistita una sotterranea tensione morale e spirituale in cui si sono forgiate la lingua e progressivamente la sensibilità e la cultura e che ha condotto, per vie non sempre rettilinee, a dar vita all’Italia. Di essa tutti ci sentiamo oggi orgogliosamente figli perché a lei tutti dobbiamo gran parte della nostra identità umana e religiosa”. È un dono di Dio, “la grazia di appartenere ad un popolo, di avere una storia e un destino comune, di avere un volto: di non essere civilmente orfani”. “La Patria, nello stesso linguaggio comune – ha evidenziato il cardinale -, esprime una paternità, così come la Madrepatria esprime una maternità: il popolo che nasce da ideali alti e comuni, che vive secondo valori nobili di giustizia e solidarietà, che sviluppa uno stile di relazioni virtuose, respira un’anima spirituale capace di toccare le menti e i cuori, è un popolo vivo, prende volto, assapora e si riconosce uno, diventa Nazione e Patria, offre sostanza allo Stato”.

Tesoro più grande. L’unificazione, come ha scritto il Papa al presidente della Repubblica, “è il naturale sbocco di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo” ed è questa, secondo il card. Bagnasco, “la vera forza della società e dello Stato, il tesoro più grande da custodire con amore e da trasmettere alle giovani generazioni. Si è parlato di volto: senza volto infatti non ci si incontra, non si riesce a conoscersi, a stimarsi, a correggersi, a camminare insieme, a lavorare per gli stessi obiettivi, ad essere ‘popolo’. Tale volto rivela l’identità plurale e variegata della nostra Patria, in cui convivono peculiarità e tradizioni che si sviluppano in modo armonico e solidale”.

Lievito accanto alla gente. “La religione, in genere, e in Italia, le comunità cristiane in particolare, sono state e sono lievito accanto alla gente – ha ricordato il presidente della Cei -: sono prossimità di condivisione e di speranza evangelica, sorgente generatrice del senso della vita, memoria permanente di valori morali. I 100.000 campanili della nostra Italia, ispirano un sentire comune diffuso che identifica senza escludere, che fa riconoscere, avvicina, sollecita il senso di cordiale appartenenza e di generosa partecipazione alla comunità cristiana, alla vita del borgo e del paese, delle città e delle regioni, dello Stato”. “Come non esprimere, poi – ha aggiunto il porporato -, affetto ed ammirazione per Roma, capitale d’Italia, memoria vivente della nostra storia plurimillenaria e provvidenziale sede del Successore di Pietro, centro della cattolicità!”.

No all’individualismo. “Il Vangelo di oggi – ha rammentato il cardinale – evidenzia una delle grandi regole di ogni comunità, la legge della relazione. La nostra vera identità infatti sta nel legame. La beatitudine della vita si pesa nel dare e nel ricevere amore”, a partire dalla regola evangelica che gli esegeti chiamano la regola d’oro: “Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, questo anche voi fate a loro”. “Prodigiosa semplificazione della legge etica”, ha osservato il card. Bagnasco. Solo “uscendo dalla trappola mortale di un individualismo che ha mostrato chiaramente le sue falle e i suoi inganni, sarà possibile ritrovare un bene più ampio e a misura umana, che tutti desideriamo”. L’uomo “non è una monade gettata per caso nel caos, un caos abitato da innumerevoli altre che vagano come scintille nella notte, ma è relazione, come Dio-Creatore è relazione di persone nell’intimità del suo essere”. Da questa origine “deriva nell’uomo un indirizzo di marcia che, prima che essere un imperativo morale, è un’esigenza ontologica, scritta cioè nelle fibre del suo essere uomo”. “Seguire questa direzione profonda – ha affermato il presidente della Cei – significa per la persona raggiungere se stessa, compiersi, creare una società ricca di relazioni positive”. Viceversa, “allontanarsi vuol dire negarsi a se stessa, e perdersi in una libertà innamorata di sé: l’individuo è destinato a trovarsi solo con se stesso, e la società che ne consegue sarà tendenzialmente frammentata e insicura, diventerà progressivamente paurosa e aggressiva, ripiegata e autoreferenziale. Il prendersi in carico gli uni gli altri, nella quotidianità dei giorni e degli anni, sarà visto come un insopportabile attentato alla libertà individuale e alla felicità, o come un peso insostenibile per la collettività”. “Da questo altare, da dove eleviamo un’intesa preghiera per il nostro Paese, la Chiesa rinnova il suo amore per l’Italia e la gioia di servire il popolo italiano secondo il Vangelo”, ha concluso il card. Bagnasco. (Fonte: Sir)